Lo Slam e le sue tribù: — Settima puntata: VoceVersa

Chiara Lugaro
SLAMwork
Published in
3 min readApr 3, 2019

Tremate, tremate, le interviste sono tornate!

Essì, purtroppo o per fortuna la nostra rubrica “Lo Slam e le sue tribù” gode di sana e robusta costituzione. Si prende un po’ di respiro fra un lavoro e l’altro, ma alla fine torna sempre in pista. Contenti?

Lo Slam è una passione, per alcuni quasi un’ossessione (a volte non dormiamo la notte pensando allo Slam) e se, come diceva un tizio a caso, “L’unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi”, noi vogliamo liberarci dalla tentazione di parlarne ancora una volta e dormire sonni tranquilli.

Dopo la fuga nella Liguria dei Mitilanti della scorsa puntata passiamo dall’altra parte dello stivale per conoscere il collettivo dei VoceVersa, il cui nome ha già suscitato qualche fraintendimento (cominciamo bene). Si tratta di un gruppo con base a Cesena composto da Luca Cancian, Ali Casadei, Enrico Gregori, Alessandra Mugnaini, Rachele Pavolucci e Daniele Gnigne Vaienti. Speriamo che non siano troppo permalosi.

Vi chiamate VoceVersa: il carattere della vostra tribù è intrinsecamente oppositivo? Se sì, a cosa di preciso? Al sistema? All’establishment?

VoceVersa: In realtà il nome deriva dal verbo versare, non da “versus”, in omaggio al vino. Siamo una tribù costruttiva, ci piace pensare che la trasmissione orale, lo scambio di vibrazioni con altri umani sia principio creativo. L’opposizione al nulla massificante sarà, se ci riescono queste piccole magie, un gioioso effetto collaterale.

Come e quando si è formata la vostra tribù? Siete tutti appassionati di Slam?

VV: La tribù nasce nel giugno del 2017. Ci siamo conosciuti agli slam organizzati tra Rimini e Bologna. Quando ci siamo resi conto di non essere i soli appassionati di poesia performativa abbiamo deciso di provare a vedere che succedeva portandoli a Cesena, ed è stata una scommessa vinta.

Vivete e lavorate a Cesena. Come influenza la vostra attività poetica un contesto di dimensioni abbastanza ridotte come appunto il vostro? Potreste dire che è un vantaggio? Uno svantaggio?

VV: Il contesto della nostra provincia ci dà diverse opportunità. È sì piccolo, ma variegato. Così ci è stato possibile sfruttare diverse location in questi anni, dall’agriturismo in collina, al locale del centro passando per i circoli Arci e le case dei privati. In questo la Romagna, storicamente aperta e accogliente, ci ha aiutato.

Tra di voi ci sono esperienze poetiche piuttosto diverse, come riuscite a mettere assieme gli squilibri relativi a differenze di questo tipo o anche ad altre, come ad esempio quella d’età?

VV: Le diverse competenze ed esperienze che ognuno di noi ha, sono la nostra forza. Certo, non è sempre semplice metterle insieme, ma nulla che un bicchiere di vino (alcuni) non possa sistemare.

Infine: c’è altro oltre lo Slam? Attività, interessi della tribù? E soprattutto (e noi ve lo auguriamo): durerà lo Slam a Cesena e in Italia?

VV: Sì, i segnali sono incoraggianti. Durerà, si evolverà. Sposeremo la poesia orale ad altre centoventi forme d’arte che non possiamo rivelare in anticipo. Ma restiamo umili: lo scopo ultimo resta la rivoluzione.

Nella prossima puntata parleremo con un altro collettivo poetico, se non volete perdervi neanche una puntata iscrivetevi alla nostra newsletter. Basta un minuto e potete farlo da questa pagina. Zero spam, tutto SLAM.

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