CENSURA — PIATTAFORME — PIGRIZIA

Delegando le piattaforme — Noi abbiamo ceduto e continuiamo a cedere la nostra sovranità e il nostro potere d’arbitrio cedendo per pigrizia il nostro assenso.

kairobi
SMARTONNO
16 min readNov 27, 2017

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La rete è uno spazio pubblico (forse), youtube, fb & co, non lo sono.

Accettare di entrare in una piattaforma significa accettare senza potere di contrattazione condizioni regole altrui, di aziende private. — Si è in luogo privato, con regole private, si può essere disconnessi e la democrazia o la censura non c’entrano. Nè google, nè youtube hanno il ‘dovere’ di essere democratici o corretti, lo fanno (se lo fanno) per ragioni di marketing (se non peggio) valutando in termini di costi/benefici e nulla più. Non è dissimile da quello che accadeva in USA nelle cittadine americane dove gli abitanti finalmente si accorgevano di qualcosa di strano: volendo riunirsi in quella che credevano essere la piazza pubblica, venivano cacciati, poiché la piazza era la hall di uno shopping mall e quindi spazio privato.

Il singolo utente può anche credere di usare la piattaforma in modo responsabile, o utile o a proprio vantaggio, ma questo è ininfluente: significa in ogni caso cedere la propria sovranità e quella degli altri; infatti: 1) una volta creato lo standard — la piattaforma — ciò o chi si trovi fuori dalla piattaforma non esiste: la piattaforma privata è divenuta l’agorà, luogo di confronto democratico. 2) la fornitura di dati comprende anche la fornitura di dati altrui.

Già accade che siti web e pagine vengano oscurati all’occorrenza o bloccate nel loro finanziarsi: è spiacevole, ma prevedibile, no? Era questione di quando, non di se. Mi sorprendono le dichiarazioni di sorpresa.

Noi abbiamo ceduto e continuiamo a cedere la nostra sovranità, cedendo per pigrizia il nostro assenso

L’unica cosa a cui le piattaforme sono sensibili è la quantità di tempo/attenzione che ricevono dagli utenti. Dato il regime di monopolio è impossibile togliersi immediatamente dai grandi (corto)circuiti, ma proprio per questo è necessario farlo in anticipo (che anticipo non è più). Bisogna quindi usare le grandi piattaforme come rubrica, megafono, per spostare poi chi è interessato altrove. Sebbene meno visibile il core del canale informativo dev’essere altrove.

Per infastidire il monopolio, al momento l’unica cosa che si può fare è diversificare le piattaforme e non alimentarlo invintando nuovi tonni alla mattanza — da parte di chi crea contenuti — ma sopratutto accettare di cambiare piattaforma — da parte di chi partecipa e segue i contenuti.

Per infastidire la censura facile, anche: se è davvero facile censurare contenuti nell’unica piattaforma esistente, è più difficile farlo dove le piatttaforme siano molte e variegate a maggior ragione se le aziende e le politiche aziendali appartengono a stati e nazioni con leggi differenti e meno coese nella manipolazione dell’informazion euro-atlantica.

Siamo costretti ad usare Facebook poichè tutti usano Facebook, ma tutti chi? tutti voi, noi (diciamo). E chi si toglie è semplicemente fuori dal gioco, quale gioco? Il vostro (il nostro, diciamo). — È proprio necessario facilitargli il gioco? È non è già abbastanza facile trattare tutti da tonni nella rete?

Quando leggiamo che gli svedesi si fanno impiantare un chip per pagare il treno ne siamo spaventati per due ragioni: 1) chi controlla il controllore della tecnologia? 2) prima o poi saremo tutti obbligati ad usarli poichè tutti i tonni giulivi saranno entrati nella rete (così come è quasi necessario avere un smartphone, avere internet, avere un conto in banca) e dovremo farlo anche noi e quel punto? A quel punto potremo essere spenti.

Ma cosa cambia e cosa importa?

Mentre il mondo si dirige verso la tonnara, tra il video di un gatto e la foto di un bimbo innocente appena schedato dai sui stessi genitori, la privacy viene considerata un esotismo da tecnomaniaci e chi si sgola e sbraccia sull’argomento: un noioso radical chic.

La solita risposta è:

- beh ma non faccio nulla di male, non ho nulla da nascondere.
- Si, mio caro tonno, non lo fai adesso.

Il giorno in cui ciò che si crede impossibile, sarà considerato un male o illegale, in che modo si potrà esprimere il proprio dissenso? In modernissimi e democraticissimi paesi come la Germania, qualora non foste d’accordo con l’educazione sessuale impartita ai bambini, siete già passibili di multa e/o arresto. Lecito? Se vi lamentaste di dover lavorare 16 ore al giorno? O dell’esproprio forzoso di tutti i vostri risparmi? Non importa? Ma sopratutto come non capire che un sistema di giudizio e valutazione così capillare e costante (in ogni singolo frangente della vostra vita) comporterà immediatamente l’autocensura e la paura di dire qualcosa di sbagliato e avrà quindi l’effetto di rendere impossibile persino il pensiero del dissenso e che a quel punto chiunque si trovi nella sala dei bottoni avrà il controllo totale della vostra vita e di quella dei vostri figli? Intanto in Cina si verrà valutati nella vita reale come in un social e il rating varrà come criterio per determinare l’accesso alla vita pubblica, alla società, ai servizi: per poter vivere dovrai essere d’accordo, con cosa? con tutto.

Solo in Cina? No: in Cina è possibile fare subito, quel che si vuole fare anche qui, in Cina non esiste nemmeno la democrazia formale. Qui è ancora possibile esprimere un dissenso, ma tale facoltà sembra non essere così importante per il tonno-cittadino, che preferisce entrare in reti sempre più strette inseguendo il miraggio dell’uscita o della libertà.

La scelta di servizi e piattaforme trascende il semplice vantaggio personale e ha di fatto importanti conseguenze
in termini politici, geopolitici, economici e sociali.

È davvero importante non lasciarsi convincere dal fatto che la propria azione (o la propria scelta) conti poco: vale poco in termini numerici, ma è determinante in termini assoluti.

In generale

  • Monopolio — Censura — Privacy — Si tratta di questioni differenti, anche se legate fra loro. Sulla privacy — sicurezza ci sono molti allarmismi (anche leciti) in termini di hacker e furti di dati; ma un conto è proteggersi dall’hacker, un conto è proteggersi dal proprio governo che pone un potenziale ricatto e/o censura, un’altro ancora è non essere tracciati in ogni nostra attività che finisce per inserirci in una bolla controllata (filter bubble) che sostanzialmente manipola le nostre scelte ma che soprattutto fornisce tutti i dati necessari (e gestibili) per condizionare gli umori delle persone gestendo stati e nazioni nel loro destino, del tipo governo mondiale. — molto più banalmente un effetto del non essere tracciati è il risparmio di denaro su acquisti online, poiché oggi gli algoritmi tendono a proporre non il prezzo più basso, ma il più alto che si è disposti a pagare.
  • Privacy — Le navigazioni in modalità anonima servono sostanzialmente a nascondere i dati all’utente. — Tutti i siti che hanno i plugin dei social per la condivisione o le preferenze contengono i tracker di quei social network. Un recente protocollo di tracking è il fingerprinting: sostanzialmente rende univoca (cioè legata a voi) l’attività del vostro browser — potete controllare lo stato del browser che state usando con panopticlick — Ci sono vari plugin che combattono il tracking (httpseverywhere, uBlocktheOrigin), vedi sotto.
  • Censura — Informazione — Guardare dall’altra parte della tele-cortina di ferro è oggi abbastanza possibile, se si tiene però conto che i gestori di internet manipolano il visibile; se uso google dal mio account non vedrò internet, ma vedrò quel che google ritiene adatto che io veda della sua versione di internet. Come in guerra fredda, tendenzialmente schieramenti diversi mostrano aspetti diversi del mondo e hanno interessi diversi nel censurare, bloccare o promuovere, in superficie.
  • Monopolio — Discorso da approfondire in altra sede, più alta la posizione nel regime di monopolio, maggiori le pressioni che ricevono i provider da parte di organizzazioni private e pubbliche. — Due a caso: Facebook controlla facebook, facebook messenger, whatsapp, instagram, Google controlla il mondo, anche offline.
    La posizione di monopolio crea una bolla all’interno di internet, un’internet dentro internet — Google è ovunque, ma non è internet — La posizione di controllo del monopolio permette di dettare condizioni a tutti i tipi di utenti (privati e non) e di poter decidere della loro esistenza in rete.

Il problema è che le masse si muovono solo con numeri ingenti (altrimenti non sarebbero masse), quindi una volta che un’azienda / servizio / piattaforma ha raggiunto una posizione stabile, tutti i tonni affluiscono pian piano nella stessa direzione e poi non cambiano.

  • beh.. uso whatsapp perchè lo usano tutti… si cambierei, ma lo usa mia mamma… eh dai… Ma devo scaricare un’altra app?
  • No caro tonno, vai tranquillo, sorridi! una foto, sorridi! poi la usiamo per personalizzare per la tua futura scatoletta: identity è tutto.
    Anzi se ti porti avanti avanti e ci mandi le foto dei tuoi figli, ci fai una cortesia. Si, puoi impostare il destinatario come tua mamma o tua zia, va bene lo stesso: basta che sia sulla nostra piattaforma.

L’informazione e il lavoro dell’informazione

Il tema delle piattaforme private riguarda tutti poichè si lega a doppio filo a quello dell’informazione. Se i canali tradizionali di informazione privati (e quindi tarati e condizionati dagli interessi dei finanziatori) sono ormai evidentemente e spudoratamente in grado di mentire (o forse è sempre stato così?) e di creare linee di pensiero nel pubblico, la comunicazione e, di conseguenza, il proliferare dell’informazione in rete decentralizzata e non controllata da grandi gruppi potere ha dato il via ad un nuovo scenario: quello dove il singolo decide volontariamente dove e da chi informarsi, con tutti i pro e i contro. Il secondo e grave fenomeno è quello però del controllo di internet e quindi di ciò che in internet viaggia, da parte di giganteschi agglomerati, ormai capaci di di esercitare vero e proprio monopolio.

Questo gigantesco monopolio è stato raggiunto dando e donando servizi gratuiti di altissima qualità, ci dev’essere una ragione se è stato fatto. Oggi si è poco disposti a pagare per qualcosa online e a maggior ragione per le informazioni, poiché ne siamo sommersi; ci dev’essere una ragione se si prodigano a raccontare le verità.

Ci sono 3 questioni distinte:

  1. L’informazione e il veicolare informazioni (vanità comprese)
  2. La monetizzazzazione del lavoro fatto (soddisfazioni comprese)
  3. Il ricevere l’informazione (l’accesso)

Dal lato di chi propone e crea contenuti essere su piattaforme minori rende difficile raggiungere utenza (orribile definizione di persone) quindi il messaggio informativo è poco veicolato e il ritorno economico sul lavoro poco proficuo. Però essere su piattaforme minori non impedisce di replicare i contenuti su quelle maggiori, con l’aggiunta dell’indicazione di spostarsi in altro luogo digitale (ex. Vieni a trovarci su Telegram). — Ciò che va abolito è seguimi su YouTube, vieni a trovarmi su FaceBook, ossia l’identificazione di un canale con l’identità del canale stesso all’interno di una delle piattaforme. Se questo non avviene, l’informazione libera, la contro informazione, il pensiero libero, divengono strumento di maggior accentramento, di maggior monopolio. Non si può mendicare deontologia e libertà. Chi cerca contenuti è costretto a cercali li dove essi sono.
Utenza & visibilità sono esche per pesci, per tonni.

Dal lato di chi fruisce dei contenuti risiede poi l’altra vera responsabilità: chi crea i contenuti è costretto a crearli dove c’è il fruitore. Bisogna aiutare chi sta facendo informazione ad avere un bacino d’utenza su altre piattaforme, spostare i propri contatti altrove, dove è necessario, non è di certo difficile, né terribilmente faticoso.

I cosiddetti pensatori liberi possono fare qualcosa almeno a questo riguardo?

È inutile aspettare la rivoluzione: già è triste l’essersi auto-ridotti a rivoluzionari da tastiera, ma quanto meno sulla tastiera un po’ di agilità e disponibilità a fare una minima fatica. Aver timore per la privacy e scrivere con whatsapp? Andare su FB a lamentarsi della sorveglianza di massa del governo e della censura? Chiedere a Google di alternative al monopolio di Google? Usare i social media per discutere di uscite dal sistema?

facebook, Instagram, whatsapp, fb-messenger hanno un unico proprietario

Nel mito del buon capitalismo si è sempre detto che il consumatore influenza il mercato con le proprie scelte: ???? Chi sa cosa ne pensa la tecnoriomare, che vi pesca con la rete, facendovi desiderare una scatoletta di latta...

Come questo nonGoverno in questo nonStato di questa nonEuropa si regge sulla pigrizia e sull’indifferenza dei nonCittadini, il monopolio tecno-comunicativo si regge sulla pigra indifferenza dei suoi utenti, divenuti ormai soltanto numeri all’interno di una statistica gestita da un algoritmo che raccoglie e interpreta dati, per poi poter descrivere il proprio servizio come il migliore possibile: perfettamente personalizzato.

Facebook e Whatsapp:
sempre più persone le usano come strumento di informazione.

Un singolo individuo / sito / blog / canale può poco in termini di offerta: se la massa non si sposta, se la domanda non esiste, sarà costretto dalla massa stessa ad andare lì dove la massa si ammassa. Allo stesso tempo chi si occupa di informazione deve oggi avere la consapevolezza per proporre un’alternativa: dove potrà mai andare chi vuole informarsi se le informazioni sono tutte sulla stessa piattaforma? Utenza & visibilità sono esche per pesci.

È responsabilità personale del singolo individuo smettere di costringere tuttti gli altri a subire un regime di monopolio che non esisterebbe se non fosse largamente e pubblicamente accettato dalla massa di singoli individui indifferenti e indifferenziati.

partecipi al nostro gruppo su facebook?

AI: stupidità imposta
gli essere umani saranno gestiti come un post su facebook.
Il fatto che si parli di grande intelligenza (o ne si esaltino i pericoli) serve solo a far accettare questo nuovo strumento di governo e controllo.

I SEGRETI DELLA SILICON VALLEY, Ciò che Big Tech non vuole che tu sappia. Un tempo una regione agricola dormiente, la Silicon Valley è ora il fulcro di un’industria globale che sta trasformando l’economia, dando forma al nostro discorso politico e cambiando la natura stessa della nostra società. Allora, cos’è successo? Come è avvenuto questo straordinario cambiamento?

Tra le migliaia di news:

Qual’è la differenza con la censura? Limes: Come e perché l’Italia dovrà difendere le prossime elezioni sulla Rete — Per prevenire condizionamenti stranieri alle prossime consultazioni, sarebbe utile istituire presso il ministero dell’Interno un gruppo permanente e multidisciplinare di esperti che monitori costantemente il Web per impedire o limitare ingerenze e fake news.

Secondo programma: Google orienta la campagna elettorale francese — Dal 28 febbraio scorso Google News Lab ed European Journalism Center (EJC) coordinano alcune società francesi e straniere per l’intero corso della campagna elettorale presidenziale francese. Le due organizzazioni si appoggiano all’esperienza di ProPublica, che ha pilotato i media contro Donald Trump durante la campagna elettorale statunitense. Aggregano non solo media, ma anche scuole che forniscono “esperti”.

Nell’indifferenza, diventiamo polli da allevamento: A Segrate la prima smart city italiana costruita da zero: Il consiglio comunale ha approvato Milano4you, un progetto che vuole permettere ai residenti di non pagare le utenze di casa e monetizzare i big data.

La schedatura sociale diviene sistema di merito civile: Perché la Cina darà migliori servizi ai cittadini che si faranno spiare: Social Credit System — Il nuovo rating cinese che 2020 darà un voto alle persone in base alla loro reputazione online (e quindi avranno prestiti, tasse più basse, eccetera) — La Cina darà un punteggio social ai suoi cittadini dal 2020

Non abbiamo modo di sapere quando e dove siano nascosti accessi — Il chip segreto di Intel nasconde un OS open source : Intel usa MINIX sul suo microcontroller “segreto” ME 11: la rivelazione è stata ufficialmente confermata dal creatore del sistema operativo, mentre Google è impegnata a sostituire il firmware “bacato” della corporation con Linux nei suoi data center

Non abbiamo nessun controllo: le impostazioni sono una presa in giro — Dear Android Users: Google Is Tracking You Even If You Disable Location ServicesEven if you take all of those precautions, phones running Android software gather data about your location and send it back to Google when they’re connected to the internet, a Quartz investigation has revealed.Since the beginning of 2017, Android phones have been collecting the addresses of nearby cellular towers — even when location services are disabled — and sending that data back to Google.

e così via..

Note e considerazioni (qualche limitato update)

  • Lista di piattaforme e servizi ‘alternativi’>
  • https://www.lealternative.net
  • Aziende come Facebook hanno bisogno disperato di creatori di contenuti: se non ci sono contenuti validi, non possono vendere i contenuti a pagamento. I siti e le pagine di contro-informazione rendono un servizio inestimabile a facebook e youtube: creano gli unici contenuti che molta gente guarda o guarderebbe.
    Facebook ha bisogno che voi vogliate cambiare il mondo su facebook.
  • L’utilizzo strategico nei giochi di forza geopolitici ha fatto sì che Cina e Russia sviluppassero i propri ambienti social, o quanto meno forzassero i big player usa a mantenere in loco i server: scegliere una piattaforma significa partecipare a contrasti geopolitici attivamente.

Usare una piattaforma meno diffusa (o comunque non riconducibile ai network principali) è un fattore importante; in questo senso non che i russi siano necessariamente migliori, semplicemente sono dall’altra parte del muro e quindi meno capaci o intenzionati di controllare noi.

  • Esistono piattaforme come vk.com che sebbene abbiano gli stessi difetti di quelle utilizzate nell’area atlantica, subiscono pressioni secondo logiche e interessi relativamente differenti a livello di lotta geopolitica, questo può essere utilizzato come area di provvisoria libertà. Si otterrà quindi una schedatura, che oggi si chiama profilazione, differente, ossia da dissidente.
  • Esistono però tentativi diversi, che valgono innanzi tutto perchè sono tentativi diversi: telegram, al posto wathsapp, minds, steemit, al posto di facebook o diaspora, d-tube o bitchute al posto di youtube, ne nascono in continuazione, si tratta di usarle..
  • si tenga conto che facebook, whatsapp e instagram funzionano come un unico agglomerato) e nel frattempo il monopolio si estende..
su smartonno… dai… si parla di te…

Risorse e collegamenti:

  • Il Sesto potere fagocita i nostri dati e li può utilizzare per controllarci
    Per secoli l’umanità ha cercato di prendere le proprie decisioni sulla base delle informazioni disponibili, tuttavia, mai prima d’ora esse ci sono giunte con tale ritmo, varietà e volume. Tutto questo enorme flusso di dati si sostanzia in un insieme di numeri, testi, immagini, suoni, e altro, il quale ha il potenziale di modificare radicalmente il modo nel quale prendiamo le nostre decisioni come singoli individui, come imprese, come amministrazioni pubbliche e come società in tutti i campi dell’agire umano. Ci riferiamo a tale fenomeno con il termine BigData. — https://telegra.ph/Il-Sesto-potere-fagocita-i-nostri-dati-e-li-pu%C3%B2-utilizzare-per-controllarci-05-28
  • “Sesto Potere. La sorveglianza nella modernità liquida”
    viviamo in un mondo post-panottico in cui le nuove forme di controllo e sorveglianza assumono le caratteristiche tipiche del consumo e dell’intrattenimento.
    https://telegra.ph/Sorvegliati-e-felici-%C3%A8-il-capolavoro-del-Sesto-Potere-12-17
  • Mattei: siamo merce da macello, controllata via smartphone
    https://telegra.ph/Mattei-siamo-merce-da-macello-controllata-via-smartphone-01-08
  • Big Data: il Sesto Potere è tra noi…
    Secondo alcuni analisti bastano pochissimi «like», i «mi piace», o qualche «tweet» per fare previsioni sul futuro comportamento di una persona.
    Like e tweet rientrano nella categoria dei «rivelatori di preferenza».
    https://telegra.ph/Big-Data-il-Sesto-Potere-%C3%A8-tra-noi-10-26
  • FACEBOOK: Condivisione senza attrito-Ti seguo, ti controllo e ti valuto. Come sottolinea Morozov in un articolo pubblicato nello scorso novembre dal Corriere della Sera (“Pedinati da Facebook. Così ogni utente sarà schedato su tutta la Rete“), l’aspetto più interessante è quello ideologico: gli sforzi propagandistici di Facebook sono diretti a presentare tali forme esasperate di condivisione come un qualcosa di normale e perfino desiderabile.
    https://telegra.ph/Ti-seguo-ti-controllo-e-ti-valuto-05-28
  • Pedinati da Facebook — Così ogni utente sarà schedato su tutta la Rete. Il progetto di «condivisione senza attrito»: gli amici sapranno cosa leggiamo e ascoltiamo anche senza il nostro giudizio.
    https://telegra.ph/Pedinati-da-Facebook-frictionless-sharing-03-10

Sasha Levine — Surveillance Valley

Von Shoshana Zuboff — Il capitalismo della sorveglianza

Update:

L’Agenda Digitale: ossia il panapticon dell’agenda neoliberale

Il delirio dell’Agenda Digitale — Blockchain, smart contract e neoliberismo: «più impersonale ed automatizzato risulta il meccanismo di oppressione, minori gli spazi a disposizione degli oppressi ed i soggiogati per forme di opposizione politica e sociale».

Nota:

Cedere il proprio assenso è cosa pessima, non solo dal punto di vista politico o economico.

Licenza:

Di questo testo puoi farci quello che ti pare, vedi Tu. Io spero Tu ci faccia qualcosa di buono, un abbraccio.

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