Quanto costa un pagamento? Ecco perché pagoPA fa risparmiare lo Stato e i cittadini

La piattaforma per i pagamenti digitali verso la Pubblica Amministrazione garantisce trasparenza e concorrenza, con effetti positivi sulle commissioni

Giuseppe Virgone
Team per la Trasformazione Digitale
7 min readJul 12, 2019

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Questo post, frutto di un confronto dell’autore con Domenico Gammaldi, Condirettore Centrale della Banca d’Italia, ha l’obiettivo di spiegare perché ogni pagamento comporta delle commissioni destinate agli istituti di credito intermediari e in che modo la diffusione di pagoPA può avere ricadute positive sugli importi.

La piattaforma per i pagamenti digitali pagoPA permette ai cittadini di pagare online tutti i servizi della Pubblica Amministrazione in modo rapido, sicuro e trasparente. Man mano che le Pubbliche Amministrazioni adottano pagoPA (come previsto dalla legge) i cittadini possono pagare online, in pochi clic, le spese mediche, la TARI, una multa, la retta universitaria e così via.

pagoPA è una piattaforma progettata per essere semplice e rapida per tutti, anche per chi ha meno confidenza con le nuove tecnologie. Si tratta di un sistema che non gestisce direttamente i pagamenti ma che, come un e-commerce molto evoluto, si affida a tutti gli intermediari possibili per permettere alle persone di pagare come preferiscono: attraverso le Poste, con la carta di credito, con il proprio conto in banca o persino attraverso servizi come PayPal e Satispay.

Gestire in questo modo i pagamenti digitali verso la Pubblica Amministrazione è una scelta che:

  • garantisce il pluralismo, perché la Pubblica Amministrazione deve operare con tutti gli intermediari;
  • permette ai cittadini di affidarsi al sistema di pagamento che usano di solito e di scegliere in totale trasparenza i costi di commissione.

Quanto costa un pagamento: supermercato PA

Facciamo un passo indietro. Cosa succede quando si paga un bollettino alle Poste? Oltre all’importo del bollettino, in genere si è costretti a sostenere anche un costo di circa 1,50 euro: quella è la commissione per gestire quel preciso pagamento.

Ma perché “gestire un pagamento” ha un costo? Proviamo a spiegarlo con un esempio, il più comune dei pagamenti: la spesa al supermercato. In questo caso lo scontrino parla chiaro: si pagano solo le cose messe nel carrello, più qualcosa per le buste biodegradabili. Di sicuro neanche un centesimo per “gestire il pagamento”, nessuna commissione.

Foto: Jonathan Borba su Unsplash

Ma siamo sicuri che sia davvero così? In realtà, sia pagando in contanti, sia pagando con carta, il supermercato deve sostenere un costo. Nel caso dei contanti, è il costo del cassiere che conta i soldi, del sistema antifrode, del portavalori che porta via l’incasso ogni sera, dell’assicurazione a carico del negozio. Nel caso di un pagamento con carta o bancomat, è il costo della commissione che il supermercato paga su ogni transazione, all’intermediario finanziario che gestisce i pagamenti tramite il Pos.

Ma allora dove finisce questo costo, dato che nello scontrino non risulta? Proprio lì…“dentro” la scatola dei pelati e nel pacco di pasta che hai appena comprato. Il costo dei pagamenti infatti viene “spalmato” dal supermercato su tutti i prodotti in vendita, così come tutti gli altri costi di gestione. Per farla breve: la commissione c’è, ma non si vede.

Fino a ieri, ovvero prima di pagoPA, i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione erano praticamente tutti in contanti. Il caso tipico era andare all’Agenzia delle Entrate e pagare in contanti o alle Poste con un bollettino.

Oltre ad essere uno spreco di tempo per i cittadini, pagare in contanti costa al sistema Paese oltre 10 miliardi di euro l’anno, ovvero più di mezzo punto di PIL. Questo accade per la stessa regola del supermercato: i pagamenti in contanti implicano dei costi di gestione elevati come lo spostamento dei bancali delle banconote, la sicurezza del cassiere e degli operatori, le assicurazioni, i sistemi antifalsificazione. Costi che spesso sono occulti, perché “inclusi” nel prezzo del prodotto o del tributo che paghiamo.

Foto: Jonathan Brinkhorst su Unsplash

Le commissioni nell’epoca del digitale

Con pagoPA entriamo finalmente con decisione nell’epoca dei pagamenti digitali, prima di tutto per i servizi pubblici. Questo vuol dire che il costo dei pagamenti sarà azzerato? No, ma che diventa trasparente e che ogni cittadino può scegliere l’opzione più comoda e conveniente, in modo semplice, chiaro e immediato.

Il motivo per cui le commissioni non spariscono è che anche un pagamento digitale ha un costo di gestione, necessario per garantire la sicurezza e la certezza di qualsiasi operazione di spostamento di denaro. Quando ad esempio si paga con carta di credito ci si aspetta che:

  • la transazione vada a buon fine e raggiunga il giusto destinatario;
  • il pagamento sia certo, tracciato, verificabile, e corrisponda esattamente all’importo che hai indicato;
  • durante l’operazione di pagamento non ci sia nessun furto di dati.

Tutto questo ha un costo, per:

  • infrastrutture e applicazioni, che si occupano della sicurezza, dei sistemi antifrode, della tracciabilità delle operazioni;
  • tutele normative e assicurative, che garantiscono gli utenti nel caso in cui qualcosa vada storto (come quando si viene rimborsati a causa di una carta di credito clonata);
  • il personale, che si occupa di gestire tutti questi aspetti operativi.

Questo costo è a carico degli istituti intermediari, che adottano delle tecnologie ad hoc per offrire dei servizi che permettono i pagamenti digitali. È per far fronte a questo costo che, ogni volta che si fa un qualsiasi pagamento con carta di credito, il commerciante paga una commissione, mentre a noi è richiesto un canone per l’utilizzo della carta.

Anche un pagamento digitale ha un costo di gestione per l’intermediario che lo gestisce, per la realizzazione e la gestione dell’infrastruttura e per garantire la sicurezza e la certezza di ogni transazione

Tuttavia, un sistema efficiente per i cittadini deve fare in modo che le commissioni siano più basse possibile. In che modo? Semplice: attraverso la trasparenza e la concorrenza.

È la concorrenza, bellezza!

Su pagoPA il cittadino può scegliere di pagare attraverso qualsiasi intermediario abilitato.

Questa è un’impostazione precisa su cui ha lavorato il Team Digitale nel progetto pagoPA: tutti gli intermediari che sono in grado di gestire un pagamento da un privato alla Pubblica Amministrazione possono essere ammessi tra le opzioni di pagoPA. In questo modo aumenta la scelta per il cittadino e si crea concorrenza, anche sulle commissioni. Adesso sei tu, non la Pubblica Amministrazione, a scegliere cosa ti conviene di più:

  • Vuoi pagare 1,50 euro con bollettino postale, perché è un sistema che trovi comodo? Puoi farlo.
  • Decidi di pagare con carta di credito? Puoi scegliere la banca che ti offre la migliore commissione e pagare con carta di credito.
  • Decidi di pagare con il conto corrente? Sceglierai la tua banca e pagherai con il tuo conto corrente.
  • Preferisci pagare con PayPal, Postepay, Satispay? Nessun problema, sono servizi disponibili.

Una scelta libera del sistema più comodo e anche delle commissioni più convenienti. Se paghi con carta di credito, ad esempio, sceglierai l’intermediario che ti offre la commissione più bassa (possono variare molto, da 3 euro a 50 centesimi a transazione).

Certo, c’è un requisito fondamentale perché questo sistema funzioni: la perfetta trasparenza. Ecco perché nell’interfaccia di pagoPA, quando devi scegliere con che canale vuoi pagare, sono indicati chiaramente e senza sorprese i costi di commissione che ogni intermediario ti propone.

Su pagoPA puoi scegliere in modo trasparente sia il sistema di pagamento che l’importo delle commissioni

Gli effetti vantaggiosi per i cittadini di questo sistema sono già dimostrati dai fatti, visto che molte commissioni stanno diminuendo rispetto al periodo precedente alla piattaforma pagoPA.

Perché le commissioni tendono a scendere?

La trasparenza e la concorrenza agiscono autonomamente per spingere le commissioni verso il basso. Questa “inerzia” è favorita anche da altri fattori:

  • la normativa europea sui pagamenti digitale, in vigore in Italia dal primo gennaio 2019, ha dato indicazioni precise sugli importi massimi dei costi interbancari (0,20 per cento a transazione per le carte di debito, 0,30 per cento per le carte di credito), una delle voci che incidono sulle commissioni;
  • lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie permette di semplificare alcune operazioni legate ai flussi dei pagamenti;
  • la continua diffusione dei pagamenti digitali permette di “spalmare” i costi su dei volumi maggiori, riducendo l’onere di ogni singolo pagamento.

Quest’ultimo punto è particolarmente importante per quanto riguarda pagoPA. La vertiginosa diffusione della piattaforma (che vi abbiamo raccontato nel post La crescita dei pagamenti digitali in Italia: tutti i numeri di pagoPA) ha favorito la riduzione delle commissioni per ogni singolo pagamento.

Alla fine ci guadagniamo tutti

I pagamenti digitali sono un sistema in cui vinciamo tutti.

Vincono i cittadini, che spendono meno in commissioni e possono contare su un sistema efficiente e trasparente.

Vince lo Stato, che può risparmiare per la gestione del contante e nel contempo avere una più chiara e immediata visione delle sue entrate.

Vincono gli enti locali, che possono avere una visione più completa di quanto e perché entra nelle loro casse, per programmare meglio le proprie spese.

Vincono gli istituti intermediari, grazie alla crescita esponenziale dei pagamenti digitali verso il mondo della PA, che si ribalta sull’intero ecosistema.

Vince tutto il sistema Paese, perché lo sviluppo di un sistema all’avanguardia di pagamenti digitali è un importante motore di spinta verso la digitalizzazione e lo sviluppo economico dell’Italia.

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Giuseppe Virgone
Team per la Trasformazione Digitale

Digital Payment — CEO di PagoPA SpA — Entrpreneurs, Strategic Payment, Husband and father