The Raven King: una delusione a caldo

Questo è l’opposto di quello che volevo, Maggie Stiefvater.

Marta Corato
The Book Girls
Published in
3 min readMay 27, 2016

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Sono sicura che, se non avessi passato gli ultimi mesi ad aspettare The Raven King con la venerazione che si riserva a un santo, non ne sarei rimasta così delusa. Mentre Giulia ha adorato l’ultimo capitolo del ciclo The Raven Boys, io sono ancora qui a chiedermi cosa sia passato per la testa a Maggie Stiefvater.

L’impressione che mi ha fatto il libro è che l’autrice abbia aperto il suo cassetto delle idee e abbia deciso di infilarle tutte nel libro, a discapito di quello che aveva già messo in tavola. Tutto sembra sgangherato, affrettato, scrivo-questo-e-poi-passo-alla-prossima.

La maggior parte di The Raven King elabora personaggi e trame del tutto nuovi, o a malapena menzionati nei capitoli precedenti della saga. Mentre un libro che non introduce niente di nuovo sarebbe una noia, è irritante che i primi tre quarti di The Raven King siano quasi del tutto inutili al fine di risolvere i punti principali della trilogia (da trovare Glendower a salvare la vita a Gansey).

La mia amica Tiffany mi scrive una recensione completa in un solo messaggio.

Stiefvater si scapicolla per portare tutto a una conclusione nelle ultime centocinquanta pagine ma, nel fare questo, si dimentica della maggior parte dei personaggi a cui ci siamo affezionati nei primi tre capitoli della serie.

Ai “vecchi”, ad esempio Noah, vengono dedicate scene scollegate dalle narrative principali e gettate in punti semi-casuali del libro. Il padre di Blue, ritrovato con tanta fatica e rischiando la vita di metà dei protagonisti, appare forse tre volte, di cui due da uno sgabuzzino.

Stiefvater (che chiaramente ha chiuso il suo editor in cantina) prende il suo stile riconoscibilissimo e calca la mano all’inverosimile, con metafore che non finiscono mai e formule fisse che, alla trentesima apparizione, fanno venire voglia di piangere e/o di lanciare il libro dalla finestra.

La concezione di magia che era stata costruita tanto attentamente negli altri libri viene annientata da delle spiegazioni che vanno appena oltre il “perché sì”. Dopo aver seguito la parabola dei protagonisti per quattro libri, la loro storia viene risolta in dieci pagine. Al di là di come venga risolta, è irritante che sia stata schiacciata sotto la fuffa.

Leggere The Raven King è stata un’esperienza sfibrante. Sono sicura che quando lo riprenderò in mano tra dieci anni lo troverò meno insopportabile, ma per ora sono basita dal fatto che Maggie Stiefvater, che ho sempre ritenuto geniale, abbia potuto produrre questo finale del tutto inadeguato.

The Raven King, Maggie Stiefvater (Scholastic, 2016)

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