9. Deucalion
Deucalion è un pianeta abitato da pochi esseri che, animati da una fede incrollabile, stanno cercando di costruire la civiltà, popolando di figli, e case, e città ogni angolo di quel corpo celeste.
La certezza nella fecondità del futuro che gli abitanti di Deucalion hanno in loro è solida come la roccia — dei templi antichi, dei totem, degli ziggurat — nella quale sono scolpiti simboli di nascita e di prosperità. Segni del benessere assoluto, celati ad un passo dalla linea d’orizzonte dei desideri di ognuno
A saper leggere meglio quei simboli, tuttavia, qualcuno troverebbe da dire che non sono esattamente interpretabili come segni di una nascita, ma di una rinascita, invece.
Nascono alberi e fioriscono piante, nei disegni del tempio, ma la terra è concimata d’ossa e carni marcite. Scorrono i ruscelli, gorgoglianti, nella valle, ma nelle loro acque si stempera il sangue d’una tragedia passata.
A saper decifrare i segni, si potrebbe cogliere quell’impercettibile quanto amara sfumatura di senso, che sembra quasi voler ammonire il lettore, facendogli notare che, per esservi una rinascita, deve prima verificarsi una morte.
Ma forse è proprio perché non sanno leggere il loro passato che, indefessi, i superstiti di Deucalion si battono per ricostruire l’umanità, in nome di una fede che non sanno interpretare. Una fede ch’è colma di Giudizi Universali, Armageddon, Diluvi e distruzioni. Una fede che vorrebbe raccontare dell’immenso odio che gli dèi nascondono nel loro infinito amore.