Light Painting with a Drone 1 by Dirk Dallas

Il problema della fotografia con i droni

È bellissima ma forse non la stiamo ancora usando nel modo giusto.

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di Martino Pietropoli

A detta di molti — e mi trovo d’accordo — la fotografia fatta con i droni è una delle possibili nuove frontiere della fotografia perché unisce all’evoluzione tecnologica la possibilità di avere un punto di vista inedito sulla realtà.

È ormai abbastanza accessibile e produce fotografie di grandissimo impatto: che siano zenitali o semplici vedute a volo d’uccello o anche video ripresi dall’interno di fuochi d’artificio (ovviamente mentre esplodono), il risultato è sempre strabiliante.

Le prime volte.

Perché le foto fatte con i droni sono noiose dopo un po’? Possibile che un punto di vista che fino a qualche anno fa era familiare ai soli cartografi o ai militari sia così poco interessante?
Credo che i motivi siano almeno 2.

  1. Il FM (Fattore Meraviglia) è elevatissimo durante le prime esposizioni all’oggetto e crolla in quelle successive. È naturale, come qualsiasi cosa inedita e inusuale non appena diventa normale.
  2. Le foto — specie quelle zenitali — sono strabilianti perché producono un punto di vista quasi innaturale, pur essendo naturalissimo. Chi ha mai visto gli alberi come palle o le strade come nastri grigi? I cartografi, appunto. Dopo qualche tempo però lo scollamento fra l’esperienza che abbiamo di quegli stessi oggetti di paesaggio e la loro rappresentazione zenitale/cartografica è troppo stridente. Non li riconosciamo come oggetti reali e quelle foto finiscono per sembrare quadri astratti. Buon per quelli a cui piacciono i quadri astratti, s’intende.

Per cercare una foto per questo pezzo ho digitato in Flickr “drone photography” e la pagina di Dirk Dallas è stata una delle prime. Non ho scelto una delle usuali foto da droni ma cercavo una foto di un drone.

Anzi: la tesi che volevo dimostrare era che fosse più interessante la foto di un drone dal basso che fa una foto dall’alto che viceversa.

Comunque, questa foto di un drone in notturna che decolla e lascia scie di luce mi piaceva e diceva un po’ quello che intendevo: che la drone photography è noiosa. O almeno lo è se fatta così. Il tipo di foto che fa Dallas l’ho già visto molte altre volte. Parlo di cose così:

Non so se lui sia stato il primo e non mi interessa nemmeno.
Intendiamoci: sono foto molto belle. Mi incuriosisce soprattutto il processo logico che porta da una foto puramente geometrica come la prima (senza l’uomo in piscina) alla necessità di mettercelo. Perché evidentemente la geometria era già interessante ma non sufficiente. Ci voleva un elemento di riconoscibilità. Un essere umano: che nuota o che fa il morto.

Una strada è stata esplorata: dopo quella delle foto puramente zenitali con alberi che formano ombre più o meno interessanti e curiose, questa era un’altra possibile linea di sviluppo. Secondo me già esaurita.

Forse non lo facciamo giusto

Quando ci mettono in mano un drone lo usiamo come dei bambini: lo facciamo andare in alto in alto in alto. E da lassù facciamo le foto. Credo sia naturale perché in altro modo là non ci arrivi. Ma non credo sia il modo in cui la drone photography può davvero avere qualcosa da dire.
La d.p. è ancora troppo spesso intesa come foto aerea intendendo implicitamente “da grandi altezze” mentre forse si tratta di immaginarne utilizzi che non richiedano altitudini siderali. Anche ad altezza d’uomo per dire. Molti droni sono stabilizzati: quindi riescono a produrre immagini che cinematograficamente richiedono dolly o steadycam. Da un punto di vista amatoriale almeno si possono ottenere video di grande qualità con mezzi di costo contenuto. E soprattutto che fino a pochi anni fa avrebbero richiesto cifre e competenze inaccessibili.

Può sembrare strano usare un drone per riprendere una scena di strada, magari due che chiacchierano camminando, ma magari fra qualche anno lo si farà solo con quello.

Alla fine conta quello che riesci a dire con la tecnologia, non la tecnologia in sé. Come insegna il buon John Lasseter.

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Martino Pietropoli
The Punctum.

Architect, photographer, illustrator, writer. L’Indice Totale, The Fluxus and I Love Podcasts, co-founder @ RunLovers | -> http://www.martinopietropoli.com