Ah, si chiama “UX Writing”… Ma lo facevamo già.

Serena Zampolli
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Tutti sanno che Google è una delle organizzazioni più famose al mondo ed è nota per essere spesso un passo avanti agli altri: se Google fa una cosa, è abbastanza probabile che il mondo la seguirà. Ecco perchè è interessante osservare che fra le posizioni aperte dell’organizzazione compare un annuncio per la ricerca di un UX Writer con relativa descrizione:

UX Writers advocate for Google design and help shape product experiences by crafting copy that helps users complete the task at hand.

La figura dello UX Writer sta emergendo in questi anni e ha contorni non ancora del tutto definiti. Per questo la descrizione fornita da Google è degna di nota: perché fissa dei paletti e mette a fuoco vari punti caldi del tema.

Ciò che questa descrizione sottintende è che lo UX writing consiste nello scrivere parole (copy) pensandole come elementi che concorrono a modellare l’esperienza degli utenti (“help shape product experience”) e che li supportano nel raggiungere lo scopo per cui quell’esperienza è stata costruita (“helps users complete the task at hand”).

In un tempo in cui l’interazione con strumenti digitali pervade le nostre vite, questo job title sta diventando una figura centrale nelle aziende che si occupano di servizi e prodotti. Basta una ricerca veloce su LinkedIn per averne la prova.

La nostra esperienza

Siamo Alice, Andrea, Giulia, Serena, Stefano (rigorosamente in ordine alfabetico) e lavoriamo nella unit di H-FARM chiamata “Strategy e Innovation Culture” (SIC per gli amici).

Alice e Serena sono due content designer e Stefano è un UI designer. Tutti e tre fanno parte della squadra di lavoro che progetta e realizza l’esperienza utente di maize.PLUS, la nostra piattaforma di e-learning B2B dedicata al mondo dell’innovazione. Nessuno di loro si identifica come “UX writer” ma fra i loro compiti c’è anche quello di creare tutto il microcopy della piattaforma.

Giulia e Andrea sono rispettivamente una service — UX designer e un digital product designer. Cos’hanno in comune? Anche loro si cimentano regolarmente nella scrittura per la user experience dato che molti dei loro progetti la prevedono, ma anche loro non si definiscono UX writer.

All’interno di SIC, lo UX Writing esiste, ma è una competenza, non un ruolo. Nessuno di noi si identifica come “UX Writer”, ma molti di noi scrivono per la user experience.

La varietà di progetti in corso nella nostra divisione ci permette di spaziare tra workshop di co-design, formazione sul design thinking, progetti di future envisioning, e percorsi di messa a fuoco del brand e della strategia.

Come conseguenza, nessuno di noi cinque si occupa esclusivamente di interfacce digitali, ma tutti ci abbiamo a che fare. Questo ci ha portati a sviluppare competenze articolate, che toccano tutti gli aspetti della progettazione di un prodotto. Fra cui anche lo UX Writing, appunto.

Ma come funziona il lavoro se lo UX viene inteso come una competenza? Questo punto è fondamentale e merita un nuovo paragrafo.

Lo UX Writing inteso come competenza

Lo UX Writing trova la sua migliore applicazione nei progetti in cui la scrittura è funzionale all’esperienza dell’utente.

L’esempio perfetto sono i progetti di Digital Product Design perché orientati alla messa a terra e concretizzazione di un prodotto, e non è un caso che la figura dello UX writer si sia sviluppata soprattutto nelle aziende che dimostrano un forte orientamento allo sviluppo di prodotti digitali: app, siti web, ma anche interfacce vocali e chatbot.

Un approccio molto diffuso a questo tipo di progetti è quello di farli gestire interamente al designer e coinvolgere i content creator solo in fase di revisione del risultato finale. Secondo noi, la cosa giusta da fare, invece, è coinvolgere tutto il gruppo di lavoro fin dall’inizio, in modo da ragionare insieme sui contenuti e sull’esperienza generale dell’utente.

Lo dice anche Obama.

Considerare il “fare UX writing” come una competenza crea un terreno d’incontro fra chi si occupa del copywriting e chi si occupa del design: a entrambe le parti viene chiesto di impegnarsi e di farlo da pari, in sinergia.

Per capirlo meglio, proviamo a osservare alcune attività che prevedono UX Writing:

  • Architettura informativa (“La schermata principale si chiamerà Homepage, Home o Dashboard?”)
  • Tone-of voice (“Come parla il brand? È ironico o serio? Formale o informale? Immaginativo o tecnico?”)
  • Mappatura dell’esperienza utente, anche noto come “User Journey Mapping” (“Quando l’utente è particolarmente concentrato? Quanto preoccupato? Quando è aperto ad essere positivamente sorpreso?”)
  • Design e microcopy (“Forse dovremmo dire all’utente che registrarsi è gratuito…?”)

In un contesto come questo, abbracciare lo UX Writing come competenza del team (e quindi coinvolgere sia designer che copywriter nel processo) permette uno scambio proficuo per tutti. Davvero.

  • Permette ai copywriter di trasmettere i valori del brand e l’informazione nel modo più efficace possibile, senza togliere personalità alla piattaforma l’app o il sito.
  • Permette agli UX designer di rassicurare, incentivare, motivare l’utente mettendosi nei suoi panni e proiettandosi nel contesto d’uso della piattaforma, del sito o della app.
  • Permette agli UI designer di valutare se veicolare un’informazione attraverso un testo e immagine, una micro-interazione particolarmente intuitiva, un bottone di un colore diverso (posto che superi i test di accessibilità).

La nostra esperienza ci ha insegnato che è possibile integrare lo UX Writing nel proprio ventaglio di competenze e che non bisogna per forza identificarsi con l’etichetta “UX Writer” e occuparsi solo di microcopy per farlo. A beneficiarne sono tutti i membri del team ma anche (non dimentichiamolo) il prodotto, che viene sviluppato attraverso la lente di una visione multipla e sfaccettata.

Da dove iniziare

“Bello, bellissimo. Lo voglio fare anch’io!”

Se vuoi imparare a fare UX Writing ci sono dei corsi e libri ben fatti, li trovi elencati in fondo all’articolo. Però, il consiglio più grande che ti vogliamo dare è quello di fare sempre tutto il possibile per creare team di progetto con competenze eterogenee (Copy-UX-UI Designer) e cimentarti nei progetti di sviluppo di un prodotto digitale con consapevolezza e con la volontà di migliorare la vita delle persone (per la serie, “anche gli utenti hanno un cuore: non dimentichiamocelo”).

Per i copywriter “fare UX Writing” significa produrre frasi brevi o singole parole, capaci di anticipare le esigenze dell’utente ma anche di esprimere un concetto o la personalità dietro un prodotto. Per farlo serve capire bene la struttura sottostante. Un consiglio: lavorate insieme al designer.

Per i designer, invece, “fare UX Writing” significa dire addio al Lorem Ipsum: le parole sono parte dell’esperienza tanto quanto icone e layout della pagina e possono essere un’occasione per esprimere la personalità del marchio, quindi devono essere integrate il prima possibile e giocare un ruolo anche nella fase di design. Un consiglio: lavorate insieme al copywriter.

“Lo abbiamo sempre fatto,” dite?

Forse sì, ma si può sempre migliorare. In internet ci sono ancora troppi siti senza personalità e/o difficili da navigare per poterci dire fuori pericolo. 😉

Il percorso che consigliamo

Ecco qui un po’ di libri e corsi online:

Autori:

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