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Cinque libri che mi hanno salvata nel 2019

consigli letterari per ricordarsi di cercare il bello anche quando sembra che tutto faccia molto schifo.

Negli ultimi tempi ero arrivata a pensare che nessun libro (nessuno proprio, zero, niente) in questo lunghissimo ed estenuante Duemiladiciannove, fosse stato in grado salvarmi. Così avevo rimandato.

O almeno tenergli compagnia.

5. La lavoratrice, Elvira Navarro (LiberAria)

“La lavoratrice” di Elvira Navarro è quel libro che mi salvata quando ho creduto di trovarmi nella stessa identica situazione e mi ha detto: apri gli occhi in qualche modo ne esci, magari non adesso, poi si vede.

4. Future, Aa. Vv., a cura di Igiaba Scebo (effequ)

“Future”, la raccolta di racconti curata da Igiaba Scebo, mi ha portato lontano, mi ha fatto sorridere e pure arrabbiare. Mi ha salvata perché dentro, nonostante tutto, c’è tanta speranza. Ci trovate pure una buona dose di sorellanza che, fidatevi, serve sempre.

3. La straniera, Claudia Durastanti (La Nave di Teseo)

Nella cinquina finalista del Premio Strega 2019, “La straniera” è un libro pubblicato quest’anno che aspettavo e che so che porterò nel cuore. Mi ha salvata quando ho avuto paura di misurarmi con i miei limiti.

2. Meglio l’assenza, Edurne Portela (Edizioni Lindau)

“Meglio l’assenza” è un romanzo che mi ha salvata perché è scritto in un modo che non avrei mai creduto possibile e, in più, leggendolo, si impara sicuramente qualcosa. La scrittura di Edurne Portela è una calamita.

La tua vita e la mia, Majgull Axelsson (Iperborea)

Sono sincera: leggere Majgull Axelsson mi salva sempre. Fatevi un regalo, leggetela pure voi. Io continuerò a consigliare i suoi lavori e ad aspettare con ansia che venga pubblicato altro di suo in Italia.

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Federica Guglietta

Leggo, scrivo, faccio cose. Mi piacciono le storie che finiscono male. Su Instagram e altrove come @fdifrantumaglia