Silicon Valley e social contro nazisti, suprematisti e violenti

Valigia Blu
Valigia Blu
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4 min readAug 18, 2017

Dopo le violenze di Charlottesville dei giorni scorsi in Virginia, negli Stati Uniti, e l’uccisione di Heather Heyer, mentre manifestava contro un raduno organizzato da gruppi di estrema destra americana, le grandi aziende della Silicon Valley, diverse società che offrono spazi web per i siti e i social network hanno reagito in maniera compatta contro l’incitamento all’odio e alla violenza in Rete da parte dei suprematisti bianchi.

In una lettera ai propri dipendenti, l’amministratore delegato di Apple, Tim Cook, è andato contro le dichiarazioni rilasciate da Trump che non aveva esplicitamente denunciato le azioni dei neonazisti e dei suprematisti bianchi subito dopo quanto accaduto a Charlottesville:

Sono in disaccordo con il presidente e tutti quelli che ritengono che ci sia un’equivalenza morale tra suprematisti bianchi e nazisti e chi vi si oppone sostenendo i diritti umani. Metterli sullo stesso piano contraddice i nostri ideali di cittadini americani.

Cook ha aggiunto di voler devolvere 1 milione di dollari a testa a due gruppi che si occupano di diritti umani, il Southern Poverty Law Center e l’Anti-Defamation League. Inoltre, Apple ha eliminato ogni supporto a siti che vendono su Apple Pay gadget e vestiti di supremazia bianca. PayPal sta facendo lo stesso.

Un’immagine di alcuni dei prodotti offerti su vinlandclothing.com, sito bannato da Apple Pay e PayPal per la vendita di abbigliamento nazista – Fonte: Buzzfeed.

Le parole di Cook non sono isolate. L’Ad di Microsoft, Satya Nadella, ha scritto ai suoi dipendenti che «non c’è posto nella nostra società per il pregiudizio, l’intolleranza e la violenza senza senso provocata dai nazionalisti bianchi alla quale abbiamo assistito in Virginia».

GoDaddy, la più grande società di web hosting al mondo, ha deciso di sospendere il dominio del sito neo-nazista Daily Stormer, che aveva pubblicato un articolo nel quale Heather Heyer era definita “una trentaduenne grassa senza figli” e aveva incitato ad azioni analoghe contro altre persone.

Anche Cloudflare, un’impresa statunitense di cloud security — un servizio che migliora le performance dei siti e li protegge da attacchi Ddos (distributed denial of service), capaci di mettere fuori uso servizi online convogliando su di essi milioni di accessi in contemporanea — ha bloccato l’account del Daily Stormer. La decisione è arrivata dopo che nei giorni scorsi proprio i neonazisti avevano lodato l’azienda per la scelta di mantenere attivo il servizio. Si tratta di una decisione sofferta, ha spiegato il CEO Matthew Prince, perché contraria alla scelta di neutralità che Cloudflare ha sempre avuto: «Dobbiamo avviare una discussione su tutto questo, con regole chiare e procedure altrettanto chiare. Penso che le persone che gestiscono il Daily Stormer siano ignobili. Ma di nuovo: non credo che le mie decisioni politiche debbano determinare chi deve e non deve essere presente su Internet».

Squarespace, un servizio internazionale che consente di creare siti web, ha dichiarato di aver eliminato molti siti razzisti.

Riporta inoltre il Guardian che anche i social media hanno intrapreso azioni contro i neo-nazisti, bloccando sulle proprie piattaforme gruppi e pagine a loro collegate. Un portavoce di Reddit ha affermato a Cnet.com: «Siamo molto chiari nei termini di servizio: gli utenti che condivideranno contenuti che incoraggiano la violenza saranno bannati da Reddit». Facebook ha comunicato di aver rimosso la pagina “Charlottesville Unite the Right” e tutti i collegamenti a un post del Daily Stormer in cui si attaccava Heather Heyer, la ragazza di 32 anni uccisa a Charlottesville.

Lo stesso Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Facebook, dopo quattro giorni dai fatti accaduti in Virginia, ha scritto in un post che “non c’è posto per l’odio nella nostra comunità. Ecco perché abbiamo sempre tolto i contenuti che promuovevano e celebravano crimini d’odio o atti di terrorismo (…). Di fronte alla prospettiva di nuove manifestazioni, controlleremo attentamente la situazione e rimuoveremo le minacce di violenza fisica. Non saremo sempre perfetti, ma avete il mio impegno che continueremo a lavorare per rendere Facebook un luogo dove tutti si sentano al sicuro”.

Sempre il Guardian scrive che l’azione del social network contro gli account dei suprematisti bianchi e dei neo-nazisti è arrivata mesi dopo che il Southern Poverty Law Center (un’organizzazione americana no-profit attiva nella tutela dei diritti delle persone e nell’individuazione dei gruppi che propagandano odio razziale o religioso) ha fornito a Facebook un elenco di più di 200 profili, pagine e gruppi affiliati a gruppi di odio. A luglio scorso, 175 di questi collegamenti erano ancora attivi, scesi poi a 166 dopo la richiesta di chiarimento da parte del quotidiano britannico.

Twitter ha rimosso diversi profili legati al Daily Stormer, spiegando in una dichiarazione che le sue politiche vietano minacce, molestie e comportamenti odiosi e che “agirà sugli account che violano tali politiche”. Microsoft LinkedIn ha sospeso una pagina dedicata al Daily Stormer e un’altra appartenente a un uomo legato al sito, Andrew Auernheimer.

Spotify, un servizio che fornisce musica in streaming, ha iniziato a rimuovere dalla propria piattaforma la “white power music”, cioè la musica che promuove il suprematismo bianco: “Non tolleriamo il contenuto illegale o il materiale che favorisce l’odio o incoraggia la violenza contro razza, religione, sessualità o simili”.

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