Ripple e MoneyGram — Per me è Sì
Finalmente un accordo importante per Ripple. Dico finalmente perché queste sono le strette di mano che danno un senso al valore del token che possediamo. L’accordo Ripple e MoneyGram è una bella rivincita per Brad Garlinghouse, CEO di Ripple, che attualmente non sorride troppo pur essendo diventato uno degli uomini più ricchi del mondo, come dimostrano le sue recenti presenze televisive nelle reti americane in cui di mostra una felicità paragonabile a quella del cast di La La Land quando ha scoperto che si son sbagliati a proclamare il vincitore dell’oscar. Chi ha le orecchie puntate conosce Moneygram, forse — dati gli avvenimenti recenti in cui la recente alzata di testa (quando mai) di Donald Trump ha proibito l’acquisizione della società di money transfer da parte di Jack Ma, il Jeff Bezos cinese (a mio avviso più umano), a capo del colosso e-commerce Alibaba.
MoneyGram, per me è “Sì”
A mio avviso questo annuncio si merita un grande “Sì” in quanto potrebbe rappresentare delle fondamenta solide su cui poggia il valore di Ripple, difficilmente frantumabili dalla rincorsa alla speculazione. Già in precedenza mostravo come, a mio avviso, sia importante monitorare le partnership, o annunciate tali, che implicano l’adozione di XRP, dunque del protocollo XRapid, e quali invece — ad oggi — non autorizzano ancora tutto questo entusismo in quanto finalizzate all’adozione di XCurrent, quel protocollo che all’interno dell’ecosistema di Ripple può fare a meno della criptocurrency che teniamo nel nostro wallet. Potrebbe essere un discorso marginale, penserà qualcuno, ma là fuori una miriade di persone si sono lanciate e comprare XRP senza considerare seriamente, specie sul lungo termine, la sua finale utilità. Tuttavia ne ho parlato in maniera più approfondita in questo articolo, per cui non vi tedio oltre.
Moneygram e XRapid
MoneyGram è una società di money transfer, dunque si pone l’arduo compito di poter fornire ai propri clienti la possibilità di convertire e/o inviare valute che non si fila nessuno, o che quantomeno vantano una minore popolarità, il cosìdetto Cross Border. Solo nel 2016 ha mosso oltre 600 miliardi di dollari, ma non è una novità il fatto che da qui ai prossimi anni il numero di pagamenti cross-border aumenterà in maniera esponenziale. Pensate, per fare un esempio, al numero crescente di persone che vivono e lavorano lontane dal loro Paese di origine e che attualmente hanno a che fare con modalità di trasferimento fondi obsolete, con tempistiche granitiche e costi eccessivi. Ma qui arriva xRapid, il gioiello di casa Ripple che si propone di facilitare e economicizzare questa nuova frontiera del Forex, proprio grazie all’utilizzo di XRP assett come “ponte” tra le due valute che si vogliono convertire. Costi irrisori, tempistiche che farebbero rabbrividere Flash Gordon.
Queste sono le partnership che mi piacciono perché motivano un incremento di valore dell’assett facendolo poggiare su fondamenta solide e non puramente speculative. Si potrebbe riassumere con “in questo caso XRP serve a qualcosa”. Se, e dico se, Brad Garlinghouse chiuderà della parnership interessanti durante l’arco dell’anno è verosimile immaginarci un XRP che tocchi i $10 o che, viceversa, non lo faccia affatto. Ho intenzione, si spera entro la giornata di oggi, di far uscire un ulteriore articolo riguardo la causa legale (attualmente del valore di 12 miliardi di dollari) che riguarda proprio Ripple perché a mio avviso ci farà capire meglio anche la tipologia di partnership che potrebbero avvenire nel corso del 2018.
Questione di serietà
Ricordiamo che Brad Garlinghouse ha annunciato tre partnership, di cui per adesso ha tolto il velo solo su MoneyGram. Ben fatto, in quanto dall’intervista su Fox in cui prometteva degli accordi importanti, all’effettivo disvelamento di uno di questi non sono passati manco 10 giorni. Questa è serietà in un mondo, quello delle criptovalute, in cui la procrastinazione è spesso e volentieri una regola.
L’altro nome papabile è il colosso Western Union, non ci resta che aspettare.