Eroina mea — parte 3

Aleksander Wolinski Cecchin
2 min readFeb 3, 2018

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Dymitro aveva collaborato con le milizie attive nel Donbass durante il 2015. Traffico d’armi, principalmente, senza una particolare predilezione per separatisti o truppe filo-Kiev. L’instabilità politica creatasi in seguito a Euromaidan aveva favorito l’innesco di una guerra che aveva lasciato a terra migliaia di morti e che, nonostante gli accordi di Minsk, non lasciava intravedere una fine.

La passione che il ragazzo aveva per le armi era superata solo da quella per le ragazzine. Le violenze erano all’ordine del giorno, e spesso quelle più terribili iniziavano una volta tornati dalle operazioni sul campo. Essere prigioniero in quella fetta d’Europa dimenticata dall’Occidente significava dover subire le violenze più atroci, fisiche e psicologiche. Alcune putèle però facevano “volontariamente” compagnia alle milizie. La richiesta di minorenni negli edifici occupati e promiscui eletti a “caserme” era molto grande, e Dymitro aveva intuito che sarebbe stato vantaggioso affiancare all’arte della guerra la tratta degli esseri umani.

A dire la verità negli ultimi due anni aveva fatto ritorno raramente nel Donbass; quell’orgia insensata di sangue lo eccitava, ma come un gioco a parti invertite aveva capito che quello che i civili desideravano era la pace, o più semplicemente andare più lontano possibile da quell’inferno.

«Hai finito la scuola in Ucraina?» le domando. «Sì, ho terminato la scuola superiore. Poi ho lavorato, al forno.»

«In un panificio… bene. Ti piacerebbe andare all’università?»

«Sì tanto, ma voglio guadagnare soldi anche per mia famiglia.»

«Ha perso il padre due anni fa, una mina», mi informa laconico Dymitro. «Le rimangono la nonna e un fratello, oltre che la mamma.»

«Capisco… posso farti trovare un lavoro che non ti ruberà troppo tempo, e che ti farà guadagnare bene.»

«Che tipo di lavoro?»

«Ragazza immagine. Se ti piace ballare non avrai problemi, sei giovane e hai il fisico adatto. Lavorando nei locali che conosco puoi prendere anche 100 euro a volta.»

Percepisco un bagliore di eccitazione negli occhi grigi di Rita e colgo la palla al balzo.

«Metti un po’ di musica», dico al mio compagno in affari, «voglio vedere come ti muovi mentre due uomini ti guardano.»

La giovane donna si alza un po’ imbarazzata, ma a poco a poco con le calde note di una canzone moldava, e un po’ di alcool ormai entrato in circolo, si lascia andare…

“M-ai mintit cu vorbele
Mi-ai aflat secretele
Si, ca un hot, ai intrat sub pielea mea”

Rita alza voluttuosamente le braccia e le abbassa poi dolcemente accarezzandosi il seno e i fianchi.

“Stii, de-o vreme, fetele
Fetele, coche tele
Nu mai pot, dar tu, da, sub pielea mea”

Faccio cenno alla ragazza di togliere la maglia, e la gonna…

“Si stii
Eu te rog sa nu faci prostii
Eu nu-s prost
Dar ma tem, cumva
De tine, de mine, de noi
Pentru ca tu esti
Sub pilea mea”

Rita si abbandona docile sul mio corpo: il casting può dirsi superato.

“Hop, #eroina
Hop, hop, #eroina
Hop, #eroina mea”

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Aleksander Wolinski Cecchin

Nasce a Padova nel 1981 da padre polacco e madre italiana. Giornalista pubblicista attento ai complessi rapporti tra Est e Ovest.