4. Biennale d’Arte 2019 Venezia

Dal nostro inviato Claudio Barna

Mnamon
3 min readJan 25, 2020
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4. Il padiglione dell’Egitto

Proseguendo la nostra visita, ci avviciniamo al padiglione dell’Egitto. All’ingresso troviamo due bandiere unite, quella egiziana e quella italiana. A prima vista si direbbe una semplice esibizione di amicizia; ma c’è da chiedersi se l’ostentazione d nazionalismo, legato alle bandiere, non sia, in realtà, manifestazione di debolezza, in una expo d’arte, che, come tale, vorrebbe piuttosto essere internazionale.

Entriamo. La penombra domina, alle pareti sono appese delle riproduzioni di uomini in spazi costretti, che danno un’impressione di claustrofobia.

Ma il nostro sguardo si posa sulle sculture di Islam Abdullah, “L’origine dell’idea”, del 2006. Sono delle sfingi, con schermi e parabole al posto del viso. Le sfingi sono, sì, adattate ai tempi moderni, ma forse è questo il problema. Può una televisione essere foriera di saggezza, così come lo è la sfinge?

La mostra, secondo la nota critica del catalogo, è dedicata a Khnum, di cui “solo i saggi odono la voce”. Di qui la difficoltà di rapportarsi a spettacoli televisivi, rivolti ad un pubblico che si suppone non certo saggio: l’illusione di educare, proprio della TV alle origini, è relegata a pochi programmi, su canali poco frequentati. Di qui l’esigenza di sottrarsi a spettacoli “di consumo”, e di darsi a letture o altro, comunque più soddisfacenti. Così veramente si ode la voce di Khnum e, com’è giusto, “solo i saggi odono la sua voce”.

Ma prepariamoci ad uscire. Qui resto attonito. C’è da attraversare un cunicolo lungo e stretto. Insomma, c’è da chinarsi, da piegare la schiena. Non c’è altra via, per uscire. Percorro il cunicolo a fatica, mi sembrano, e lo sono, delle Forche Caudine.

In conclusione, le opere portate alla Biennale risentono, a mio parere, del clima oppressivo instauratosi in Egitto, dove Mubarak regna. La grande civiltà dell’antico Egitto, sopravvisse nella compagine dell’impero universale, cioè l’impero romano. Auspicando che le primavere arabe si ripetano, e raggiungano il loro scopo, ci si augura che anche l’Egitto moderno partecipi dell’aspirazione dei popoli ad un mondo sempre più senza barriere.

Claudio Barna

barna: uomo bianco con occhiali e capelli brizzolati

Nato nel 1958 a Domodossola (VB), si è laureato in lettere classiche.
Ha insegnato all’Università di Kaunas (Lituania).
Collabora con l’Università degli Studi di Milano.
Parla Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Lituano.
È single e non ha figli.
Ha una forte passione per la musica.
Ha pubblicato 11 volumi di poesie e un romanzo.

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