DLT permissioned — enterprise Blockchain

Una blockchain per la gestione di asset tra entità imprenditoriali di pari livello

Tommaso Bovo
Catobi
4 min readSep 26, 2021

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Chi ha potere decisionale in un’azienda o deve pianificare modelli di business si affida sempre più all’efficienza ed alla sicurezza della tecnologia blockchain aumentando, di fatto, l’efficacia della propria strategia imprenditoriale e diminuendo costi e rischi aziendali.

Ovviamente è necessario riconoscere dove un registro distribuito può realmente facilitare la vita ed essere utile al contesto imprenditoriale in cui si opera. La blockchain ha la capacità di creare sinergie tra più organizzazioni autorizzate sviluppando, in questo modo, modelli di business innovativi e di valore, che potranno contribuire a creare una rete di riferimenti di base per progetti futuri.

L’esempio calzante è sicuramente quello di IBM, la più celebre multinazionale nel settore dell’informatica che offre servizi e infrastrutture di hosting, cloud computing, intelligenza artificiale e consulenze strategiche. IBM è stata tra i primi corporate providers di DLT permissioned: blockchain private gestite da una o più organizzazioni e basate su un insieme di regole condivise da tutti coloro che fanno parte della rete e che sono autorizzati ad utilizzarla.

Negli articoli seguenti verranno approfonditi i servizi che IBM offre con la propria blockchain Hyperledger. Prima, però, cerchiamo di capire meglio cosa significa che un registro distribuito che fa della decentralizzazione il proprio paradigma può essere centralizzato e gestito tramite autorizzazioni. Le Distributed Ledger Technologies improntate all’ambito imprenditoriale svolgono a tutti gli effetti i compiti di una normale blockchain pubblica, ma con alcune caratteristiche fondamentali differenti.

A tal proposito, questo articolo (https://medium.com/catobistrategy/blockchain-introduzione-e-casi-duso-f88e075c6c50) aiuta a chiarire i concetti principali che ruotano intorno a questo insieme di tecnologie. In linea generale, saper utilizzare la blockchain significa essere in grado di capire il cambio di paradigma che essa offre e per cui si discosta dai normali server e database centralizzati. Sicurezza, scalabilità e decentralizzazione sono sicuramente le tre proprietà “disruptive” che, se capite e utilizzate al meglio, riescono a velocizzare e ottimizzare di molto qualsiasi processo aziendale o amministrativo in modo da attuarlo e notarizzarlo su larga scala.

In una DLT permissioned che agisce a livello imprenditoriale a cambiare è proprio l’ultima delle tre proprietà sopra menzionate. Nonostante essa segua i medesimi principi di una normale tecnologia a registri distribuiti, il consenso non avviene in modo “democratico” e del tutto distribuito, ma è condiviso solamente dai nodi che hanno il permesso di partecipare alla rete. Dunque, una DLT si basa sempre su un principio gerarchico per cui un nodo principale avrà il diritto di nominare nodi sottostanti e modificare i dati inseriti. Il senso dell’esistenza di una DLT sta nella sua capacità di velocizzare ed efficientare i processi aziendali, coinvolgendo le aziende o i semplici stakeholders: tutte le parti in causa avranno accesso contemporaneamente ai dati utili al proprio business, senza alcuna necessità di condividere ogni dato con tutti i partecipanti al registro distribuito, indipendentemente dalla funzione che svolgono all’interno della rete. In altre parole, si può dire che la decentralizzazione e la condivisione delle informazioni è solo disponibile tra i membri registrati cioè tra nodi legati da un business model, attraverso un meccanismo automatico che abilità ogni entità ad effettuare transazioni in contesti trustless e senza necessità di intermediari.

Finora abbiamo capito a livello teorico la principale caratteristica di questa tecnologia, ma:

  • Come può funzionare nel concreto una DLT permissioned? La rete stessa o l’ente centrale che ha la possibilità di autorizzare ed accettare i nodi all’interno del registro distribuito necessitano di uno smart contract, il quale ha facoltà di inserire (o meno) i partecipanti automaticamente all’interno della blockchain permissioned.
  • Come lo fa? Gli smart contract sono tra le innovazioni principali che offre la blockchain (per approfondire il tema ecco il link di un articolo esaustivo sul nostro sito: https://medium.com/catobistrategy/blockchain-soltanto-una-tecnologia-18a0658eadc9). In estrema sintesi, questi contratti intelligenti sono inseriti in linguaggio di programmazione affinchè la blockchain sia in grado di decifrarli. Oltre alle numerose funzioni che possono ricoprire in una rete pubblica, essi sono in grado di selezionare chi tra i partecipanti alla rete permissioned ha i requisiti per potervi accedere e in quale misura.
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Solitamente, nei sistemi permissioned il meccanismo di consenso è semplice: quando un nodo propone l’aggiunta di una transazione, ne viene verificata la validità e si vota a maggioranza sull’opportunità di aggiungerla al registro. I più “puristi” potrebbero considerare tale processo come antagonista alla valid proposition di una blockchain, ovvero decentralizzare ed eliminare la necessità di riporre fiducia in una terza parte. Si tratta di un ragionamento assolutamente non confutabile, tuttavia, ragionandoci si capirebbe le finalità a livello enterprise sono molto specifiche e disparate; perciò sarebbe poco sensato creare dei cluster di aziende che non abbiano interessi congrui e contrapposti in un’unica blockchain: in questo modo si rischierebbe solo di creare problemi alla rete, tra cui la diminuzione di prestazioni ed efficienza (scalabilità), a cui al giorno d’oggi si può porre rimedio solamente aumentando i costi di commissione per “velocizzare” la blockchain.

Dunque, in un certo senso le DLT permissioned perdono sicuramente in decentralizzazione, ma lo fanno a vantaggio di una migliore scalabilità, all’interno della quale sono racchiuse flessibilità, velocità e vantaggi necessari a soddisfare le aspettative dei clienti … grazie alla blockchain!

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