Dipendenza da Diablo II

Il gioco mediocre di cui non si può fare a meno.

Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica
6 min readMar 3, 2021

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Diablo II in una slot machine

Diablo II dev’essere il gioco su cui ho passato più ore in assoluto nella mia corposa vita videoludica. Per anni è stato un fidato compagno, pronto a divertirmi ancora e ancora. Magari all’uscita di un nuovo titolo lo mettevo un poco in disparte, ma senza mai disinstallarlo, restava sempre al suo posto per intrattenermi con una veloce partitina nei tempi morti (che poi esplodeva in due ore di farming da Mephisto rovinando ogni mio programma). Ciclicamente tac, bastava il rinvenimento di un oggetto raro o l’idea di un nuovo personaggio strambo per far tornare il re degli hack & slash la mia occupazione principale.

Eppure se oggi mi chiedeste se Diablo II è un bel gioco vi risponderei: meh. Sottoposto a un’analisi del suo gameplay base e dei suoi ritmi non ne esce benissimo. Parliamo di un prodotto estremamente semplice e ripetitivo in cui l’attività principale è massacrare quantità industriali di nemici pezzenti, senza grandi strategie, senza difficoltà se non quella artificiale creata dal bisogno di far salire di livello personaggio ed equipaggiamento. C’è grandissima varietà di avversari, ma ciò non conta chissà quanto se tutti si affrontano alla stessa maniera ancora, ancora e ancora. Un gioco da cervello spento in cui per la maggior parte del tempo basta dispensare la nostra abilità preferita a destra e a manca per avanzare in relax — magari addirittura tenendo un occhio altrove. Seppur conservi un certo carattere, non gode nemmeno dell’atmosfera superlativa del primo capitolo della saga, un vero maestro di fascino con molto da dire ancora oggi in questo campo.

Tanti mostri e poca sostanza per Diablo II
Allora, i piccoletti rossi sono veloci e puntano sul numero, i bestioni cornuti sparano bolle di fulmini, gli sciamani… bah che ve lo dico a fare, tanto basta colpire qualunque cosa si muova e in due secondi la stanza è ripulita.

Come ha fatto quindi a stregare una miriade di giocatori, anche tra i più smaliziati? Semplice: crea dipendenza. Il cult Blizzard è una macchina rodata alla perfezione per trascinarci nel suo vortice di gratificazione e serotonina sotto diversi aspetti, primo tra tutti la cara vecchia generazione casuale di oggetti. La ricerca di “loot” è l’elemento principale che scandisce gli obiettivi e la progressione della partita, sempre soggiogata alle domande “fin dove posso arrivare con questo equipaggiamento?” e “dove posso trovarne di migliore?”. I dispensatori di questa fondamentale risorsa, ovvero boss e miniboss, si trasformano quindi nelle nostre speciali slot machine da trucidare a colpi di ascia bipenne. Diablo II non è affatto generoso nel premiarci con oggetti potenti, anzi può benissimo risultare frustrante, in particolare se giocato senza scambiare ciò che ci interessa meno con altri utenti. Ma proprio questa sua cattiveria è ciò che tiene incollati al meccanismo, dato che non si diventa sazi troppo in fretta e ogni conquista è vissuta come un grande momento. Vedere a terra la fatidica scritta dorata al cinquantesimo tentativo di fila è un vero evento, anche se nove volte su dieci sarà comunque un oggetto di poco conto.

In questo contesto il gameplay così semplice, immediato, abituale si trasforma e non è più un limite, ma un aiuto alla voglia a continuare con la prossima ripetizione del dungeon. Non ci sono grandi momenti di sforzo o di impegno che portino a una soddisfacente spossatezza manuale e/o mentale. Anche quando siamo ormai saturi e svogliati il gioco non ci punisce spingendoci a staccare, ci permette invece di proseguire con la nostra opera di distruzione, guidati solo da stimoli esterni alla routine del combattimento. “Dai faccio l’ultimo giro da Baal poi stacco”. È questo il modo di fare buoni videogiochi? O è lo stesso principio che anni dopo ci sta rendendo invasi da meccaniche gacha e loot box?

Diablo II necro venom
Il negromante basato sul veleno è una delle possibilità più interessanti del gioco… ma dovrete sudare per procurarvi gli oggetti particolarmente rari che ne determinano l’efficacia.

C’è anche una parte di Diablo II che offre un intrattenimento più concreto e onesto, in fondo è pur sempre un gioco d’altri tempi. Sto parlando della costruzione del personaggio. Il classico Blizzard mette in tavola meccaniche solide, un bilanciamento affinato nel corso di anni e tanta tanta varietà, sia attraverso le diverse classi selezionabili per il nostro avatar che le centinaia di oggetti unici disegnati a mano e non affidati alla casualità. Tarare a dovere il proprio guerriero è un’operazione incredibilmente profonda per chi vuole dedicarcisi con impegno e richiede di comprendere a fondo il gioco e le sue regole, anche quelle non scritte. Ok, il fine ultimo è pur sempre avere un personaggio efficiente per inserirlo in un gameplay noiosetto e un circolo vizioso di ricerca del loot… ma almeno studiarne punti di forza, debolezze, sinergie è un’attività stimolante e non banale.

È in questo campo che Diablo II mette a segno, nel suo processo di ammaliamento, un altro duro colpo ai nostri danni. Questa marea di possibilità e finezze sarebbe soverchiante per il singolo giocatore, anche perché testare ognuna di esse comporta una quantità notevole di tempo e una monumentale dose di fortuna e pazienza per reperire l’equipaggiamento necessario. Ma siamo nell’era di internet e non siamo mai soli. L’estesa comunità che ruota intorno al gioco è prontissima ad aiutarci, a fornire preziosi dettagli e consigli, a indicare linee guida per non fare tutto il lavoro da zero… e trascinarci con sé nella spirale senza fine della rincorsa alla conoscenza e al “meta” corrente. L’operazione di seduzione e schiavizzazione che il gioco ha iniziato viene così portata avanti da noi stessi, perché fornendoci a vicenda qualcosa di cui discutere, su cui confrontarci e basare sperimentazioni collettive ci inseriamo nel circolo espandendolo e alimentandolo costantemente di nuovi stimoli. Per ogni ora trascorsa dentro Diablo II ce n’è un’altra impiegata nelle discussioni sul gioco che ci fa venire voglia di giocare ancora, e così via.

l’indispensabile attack speed calculator per Diablo II
Non eravate veri giocatori di Diablo II se non avevate tra i preferiti un sito tedesco per calcolare con precisione i frame d’animazione di ogni attacco.

La cooperazione online si estende anche al giocato, con la possibilità di comporre gruppi fino a otto compagni per combattere assieme le schiere infernali. Ancora una volta un elemento esterno e fittizio nell’economia di gioco va a nascondere la sua povertà ludica. Il senso di cameratismo e le chiacchierate rendono il tutto più piacevole, anche la ripetizione senza mordente dei soliti boss. La collaborazione non dona praticamente nulla alle strategie da utilizzare, vedremo solo più personaggi a schermo che si comportano esattamente come quando si trovano isolati, l’unica differenza è che contribuiscono tutti a rosicchiare i punti vita di nemici più coriacei del solito. Ma già solo avere compagnia fa risultare il tutto più divertente, e ci mancherebbe, è normale e bellissimo… ma a questo punto, perché non fare qualcos’altro con gli amici, un’attività con qualcosa in più da offrire? “Sì, ammazzare cento volte di fila la Contessa per trovare le rune è una palla, ma assieme il tempo passa bene!” Mah, potrebbe passare meglio.

Dove voglio andare a parare? Non lo so, non ho le competenze né l’intenzione di entrare nel merito di tematiche come la ludopatia, materia complessa e che può causare problemi ben più gravi di un Action RPG che non vuole schiodarsi dal vostro desktop. Né voglio convincervi a stare lontani dal recentemente annunciato Diablo II: Resurrected, notizia che mi ha spinto a parlare nuovamente di questo gioco: io stesso sarò il primo a ricascarci quando sarà il momento e con ogni probabilità mi ritroverete col mio caro barbaro in qualche partita e su queste pagine con una bella guida a personaggi e meccaniche di gioco. Quel che è cambiato rispetto al passato, e non è cosa da poco, è che stavolta avrò maggior consapevolezza di come Diablo II, assieme a tanti altri giochi, è un maestro nel prenderci per il naso. Non va mai dimenticato il valore del proprio tempo, perché là fuori è pieno di trappole su misura per noi.

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Mattia “Harlequin” Mangano
Frequenza Critica

Appassionato di sistemi, trova ristoro in esplorazione, funghi e polenta.