Frequenza Critica racconta: i Crash Bandicoot

Vita, morte e rinascite del peramele più famoso del mondo.

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
7 min readJun 8, 2020

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Crash si appresta a calvacare un cinghiale in Crash Bandicoot

Siamo arrivati un po’ in ritardo con la settimana a tema, ma siamo comunque arrivati. Questo mese i riflettori sono puntati su Naughty Dog, uno dei più importanti sviluppatori first-party di casa Sony. A tal proposito, Frequenza Critica vi racconta della loro opera prima: Crash Bandicoot!

Bel sedere, Crash!

Correva l’anno 1994: Jason Rubin e Andy Gavin, i due co-fondatori di Naughty Dog, presentano a Mark Cerny di Universal Interactive Studios il picchiaduro Way of the Warrior. Sviluppato per la console 3DO Interactive Multiplayer, il titolo fece una buona impressione a Cerny, il quale offrì a Rubin e Gavin un contratto per tre ulteriori videogiochi. Così Rubin e Gavin decisero di sviluppare un platform 3D con la visuale fissa dietro il personaggio (per questo il progetto fu scherzosamente soprannominato Sonic’s ass game). Rimaneva una sola cosa da decidere a questo punto: la console sulla quale sviluppare il gioco. Data la mancanza di una mascotte ufficiale e una maggiore facilità nello sviluppo di videogiochi, la scelta di Naughty Dog ricadde sulla PlayStation di Sony.

Crash nel primo livello di Crash Bandicoot

Fu così che nel 1996 Naughty Dog diede vita a Crash Bandicoot: un buffo marsupiale antropomorfo dallo stile grafico decisamente cartoonesco (merito della direzione artistica di Charles Zembillas) che salta e piroetta attraverso livelli completamente in 3D dal design sempre più complesso mano a mano che si va avanti. Ad ostacolare il nostro eroe ci sono varie trappole e nemici sparsi per i livelli, oltre ai boss tra una serie di livelli ed un’altra, anch’essi ispirati ad animali poco conosciuti e che richiedono più di un colpo per essere sconfitti. Il tutto accompagnato da un paio di livelli in cui si cavalca un cinghiale selvaggio e una colonna sonora in linea con gli ambienti che si attraversano. Si comincia quindi dalle sonorità più allegre e tribali della giungla iniziale fino ad arrivare ai toni più cupi e industriali delle fabbriche di Neo Cortex (nemesi di Crash), rimanendo sempre in linea con la dinamicità del gameplay.

Il successo di Crash fu immediato: mentre la critica videoludica ne celebrava il lato tecnico, lo stile del marsupiale e dei suoi comprimari conquistò subito il cuore di migliaia di videogiocatori diventando così la mascotte non ufficiale che mancava alla PlayStation. Un successo che verrà ripetuto con i due seguiti Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e Crash Bandicoot 3: Warped.

La differenza tra il capitolo originale e i due seguiti è notevole: nel 1997 Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back presenta delle animazioni molto più fluide e naturali, un level design adattato alle nuove capacità di Crash (quali una scivolata che gli permette di saltare più in avanti rispetto al salto normale) e sezioni a bordo di mezzi alternativi quali una tavola da surf a motore o un jetpack. I venticinque livelli del gioco suddivisi tra cinque stanze del teletrasporto permettono al giocatore di venire catapultato in una maggiore varietà di ambientazioni, ognuna caratterizzata dalla propria traccia musicale, così come per ogni boss (vecchio e nuovo) presente tra una stanza del teletrasporto e l’altra. Anche il gameplay vede un lavoro di rifinitura notevole: i livelli presentano checkpoint in grado di salvare ogni cassa spaccata fino a quel momento e livelli bonus racchiusi nei livelli stessi, senza bisogno di caricamenti. Non mancano inoltre sezioni più impegnative per i più abili, raggiungibili soltanto senza essere mai morti.

Dingodile, uno dei boss di Crash Bandicoot 3

Crash Bandicoot 3: Warped, uscito nel 1998, chiude la trilogia originale del peramele presentando sia un lato tecnico al passo con i tempi, sia una varietà di livelli ancora maggiore dei precedenti. Si va da interi livelli sott’acqua ad altri in cui bisogna correre su una moto in una gara contro i leccapiedi di Neo Cortex, fino a livelli in cui si pilota un aereo in pieno stile Barone Rosso con lo scopo di distruggere i dirigibili nemici. Ma stavolta Crash non è da solo: ad aiutarlo nella sua impresa c’è la sorella Coco, con livelli e un boss dedicati a lei. Il gameplay vede l’aggiunta di potenziamenti e abilità nuove di zecca per Crash, come ad esempio una piroetta dalla durata estesa o un bazooka caricato a frutti Wumpa, con cui far fronte ai nuovi tipi di nemici e boss che si pareranno di fronte al nostro eroe. Inoltre, alle gemme e ai cristalli collezionabili in ogni livello si aggiungono le reliquie, di varia rarità in base al tempo che si impiega a finire ogni livello. Una sfida aggiuntiva decisamente gradita dagli appassionati.

Addio e grazie per tutti i wumpa

Il capitolo di corse su kart Crash Team Racing

Dopo la trilogia originale, Naughty Dog si mise al lavoro su uno spin-off di Crash Bandicoot a base di corse su kart sulla falsariga di Mario Kart: nel 1999 venne rilasciato così Crash Team Racing. Le differenze con il racing di casa Nintendo si vedono soprattutto nel gameplay: oltre ai power-up con cui ostacolare gli avversari, CTR presenta una guida più tecnica grazie al sistema di derapate con cui poter ottenere una velocità maggiore senza il bisogno di usare le rampe turbo sparse per le piste. A tal proposito, i tracciati presentano un design decisamente più tecnico e pieno di scorciatoie, permettendo al giocatore di decidere se basare il proprio stile di guida sui power up, su una guida più raffinata o un misto di entrambi gli aspetti. Inoltre il gioco presenta la classica modalità avventura con tutti i collezionabili tipici della serie, distribuiti come ricompense per le diverse modalità in cui è possibile affrontare i tracciati.

Un altro successo, sia per Naughty Dog sia per quanto riguarda il franchise di Crash Bandicoot. Ma da qui in poi le cose cambieranno, per Crash: nel 2001 Naughty Dog viene acquisita da Sony, lasciando però i diritti del franchise di Crash Bandicoot nelle mani di Universal Interactive Studios. Da qui in poi per Crash sarà un susseguirsi di titoli che cercheranno disperatamente di replicare il successo di Naughty Dog, ma senza riuscirci: dopo un anonimo Crash Bash, party game a base di minigiochi sviluppato da Eurocom come ultimo titolo del franchise per Playstation 1, Universal Interactive affida ai Traveller’s Tales lo sviluppo di un nuovo capitolo di Crash per Playstation 2. Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex risulta un titolo mediocre sotto ogni aspetto, dalla grafica a dir poco imbarazzante fino al gameplay privo di qualsivoglia innovazione rispetto al passato.

Neo Cortex in una scena di Crash Twinsanity

Tra un Crash Nitro Kart e vari capitoli in coppia con Spyro, altra icona dei platform di console Sony, soltanto il tentativo di Traveller’s Tales Oxford Studios (sussidiaria di TT Games) con il franchise riaccende la speranza dei fan: una speranza che porta il nome di Crash Twinsanity. In questo capitolo, Crash Bandicoot sarà costretto a fare squadra con la sua nemesi Neo Cortex allo scopo di sconfiggere un nemico ben più pericoloso. Sarà proprio questo inaspettato gioco di squadra a farla da padrone e ad innovare il gameplay tipico della serie: le baruffe tra i due storici nemici non sono soltanto fonte di sane risate, ma anche un modo per attraversare i livelli e far fuori i nemici che si pareranno davanti al duo. Non c’è soddisfazione maggiore che lanciare Cortex contro un nemico o cavalcare Crash mentre lo si sprona a suon di schiaffi sul sedere. E diversamente da Wrath of Cortex, anche il lato tecnico ha ricevuto la sua dovuta cura, con uno stile grafico che restituisce intatta la visione originale di Naughty Dog.

Tiny Tiger in Crash of the Titans

Dopo il discreto successo di Twinsanity, si sperava che Crash e soci potessero tornare alla ribalta che tanto a lungo avevano mancato. Ma Vivendi Universal rifiutò un seguito agli sviluppatori di Twinsanity per affidare a Radical Entertainment un reboot della serie. Nel 2007, con un focus maggiore sui combattimenti e tenendo al minimo le fasi platform, Crash of the Titans conferma l’incapacità del team di creare un gioco all’altezza dei vecchi fasti di Crash. Soprattutto se si guarda al restyling dei personaggi al fine di renderli più appetibili al pubblico odierno, anche se ho i miei dubbi che una roba come quella che vedete qui di fianco possa considerata appetibile da qualcuno (specie quando la sentirete parlare).

Solo un anno più tardi, Vivendi viene assorbita da Activison, la quale sfrutta i diritti sul franchise per dare seguito al recente reboot, ma Crash: Mind over Mutant non si discosta molto dal precedente capitolo se non per qualche miglioramento sul versante tecnico. E dopo questo, dal 2008 di Crash non si hanno più notizie…

Visioni a dir poco folli

Crash Bandicoot secondo Vicarious Visions

… fino a quando, all’E3 del 2016, ecco che arriva a sorpresa l’annuncio di una versione rimasterizzata dei primi tre capitoli della serie. Sviluppato da Vicarious Visions e pubblicato da Activision, Crash Bandicoot N. Sane Trilogy accontenta i fan con una versione in alta definizione di quelli che sono stati i capitoli migliori del franchise che tutti abbiamo amato, lasciando (quasi) inalterato tutto il resto. Il successo in termini di vendite è stato tale da spingere Activision ad affidare a Beenox il remake dell’altro gioco di Crash più amato dai fan: Crash Team Racing.

E così nel Giugno del 2019 ecco arrivare sulla Playstation 4 Crash Team Racing: Nitro-Fueled. La qualità innegabile di questo remake unita al supporto costante di Beenox fanno ben sperare per il futuro di uno dei personaggi più iconici dei videogiochi.

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