Le streghe e le favole di Knights Contract

Un dark fantasy di un passato recente ma già remoto.

Francesco Toniolo
Frequenza Critica
6 min readJul 2, 2021

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artwork di Knights Contract

In un mondo ideale, i remake videoludici verrebbero fatti per quei prodotti che avevano idee interessanti, unite però a una qualche carenza che impedì loro di affermarsi, costringendoli a rimanere nell’ombra.

In un mondo ideale, appunto, perché è un’operazione che nessuno si prenderebbe la briga di portare avanti, salvo casi più che eccezionali. Per cui si ha invece l’ipertrofica diffusione di remake, reboot e re-qualsiasi-altra-cosa di prodotti che al loro tempo risultarono già affermati e riusciti. Con esiti alterni, ovviamente, ma non è quello il punto. Il punto è che partire da un prodotto di interesse è una mossa commercialmente funzionale, ma è difficile eguagliare — per non dire migliorare — la base di partenza. In altri casi invece ci sarebbe un ampio margine di miglioramento, con cui mantenere le buone idee di fondo e andarle però a collocare in un’esperienza un po’ più strutturata e polished.

Diversi videogiochi prodotti dal defunto team giapponese Game Republic rientrerebbero in questa categoria, quella dei videogiochi che sarebbe bello veder riproposti con migliorie e scelte più accurate.

screenshot di Folklore

Un esempio è Folklore, il videogioco del 2007 per PlayStation 3. È un titolo su cui probabilmente concorderebbero più o meno tutti gli appassionati di videogiochi poco noti. È facile del resto sentirlo definire “hidden gem”, e in effetti presentava tante caratteristiche peculiari, dall’ambientazione all’impiego in combattimento delle varie creature del folklore irlandese. Ma era anche un videogioco piuttosto lento e ingessato. Uno di quei prodotti che, se riproposti con alcune migliorie, avrebbe ancora moltissimo da dire, con la sua riproposizione fantastica del villaggio di Doolin e dei suoi reami fatati.

Un altro esempio potrebbe essere Majin and the Forsaken Kingdom, sempre di Game Republic. Pubblicato nel 2010 per PlayStation 3 e Xbox 360, era per certi aspetti un The Last Guardian minore e ante litteram. E anche solo per questo meriterebbe un minimo di attenzione, con il suo gigante buono che viaggia insieme a un giovane ladro per purificare una terra avvolta nell’oscurità.

E infine c’è Knights Contract. Un gioco con diverse idee degne di nota, ma anche tanti problemi: alcuni livelli inutilmente lunghi, dei noiosi quick time event che se falliti costringevano a rifare la battaglia col boss di turno e un po’ di altri acciacchi di vario genere. Però aveva anche un’ottima atmosfera, e si sarebbe potuto benissimo inserire in quel lungo filone di prodotti dark fantasy di successo, se fosse stato un po’ più rifinito.

Uno dei trailer di lancio fissava già con chiarezza gli elementi di maggiore interesse: l’ambientazione e i nemici principali da affrontare. Nel filmato si vede infatti una città che viene assalita da un gruppo di mostruose streghe, tre delle sei che dovranno essere affrontate e sconfitte nel corso del gioco. La versione non censurata è anche più esplicita, con i bambini maciullati.

La storia di Knights Contract è semplice, essenziale, sebbene spesso resa inutilmente complessa da una serie di artifici narrativi più o meno pertinenti. In passato vivevano sette buone streghe, che utilizzavano i loro poteri per aiutare gli esseri umani. Un giorno, tuttavia, Faust (sì, proprio lui) aizzò la popolazione contro di loro, accusandole di essere le responsabili della peste che si era diffusa nelle città. Le streghe furono giustiziate dal boia Heinrich, che fu maledetto dall’ultima di loro, Gretchen. Impossibilitato a morire, Heinrich vaga per cento anni senza scopo, finché reincontra Gretchen, la quale si è reincarnata in un omuncolo che ha fatto costruire da Paracelso (di nuovo, proprio lui) e dal suo discepolo Minukelsus.

Gretchen è tornata in vita per proteggere gli esseri umani dalle altre streghe, a loro volta rinate come mostri assetati di vendetta, che vanno sostanzialmente a fare ciò di cui in passato furono ingiustamente accusate. Dietro a tutto questo c’è però la necessità di fermare Faust, raggiungendo la vetta del monte Brocken nella notte di Valpurga, per sigillare una pietra magica di cui tutte le streghe possedevano un frammento e che Faust intende utilizzare per i suoi scopi.

Gretchen in Knights Contract

Un bizzarro pastiche in cui si alternano nomi noti e sconosciuti delle fiabe e del folklore. Non stupisce che una strega di nome Rapunzel utilizzi i suoi capelli, anche se non è male l’idea di trasformarla in un ragno gigante e sfruttare l’abbinamento tela/capelli. Ma quanti possono dire di riconoscere una certa figura dietro alla strega Trendula, per esempio? Nel videogioco è una gigantessa con una gabbia intorno alla testa, capace di trasformarsi in una nuvola e di controllare i fulmini. Nemmeno lei è però un personaggio ideato ex novo, poiché si rifà alla leggenda etimologica del castello di Trendelburg. Secondo tale leggenda, infatti, il castello prenderebbe il suo nome dalla gigantessa Trendula, che fu colpita da un fulmine in campo aperto. Ed ecco, in Knights Contract, la strega gigante che controlla i fulmini. Ma non finisce qui, perché nel videogioco Trendula e Rapunzel vengono affrontate all’interno dello stesso castello. E con una rapida ricerca è possibile scoprire che proprio a Trendelburg si trova la Rapunzelturm, ovvero quella che sarebbe la “torre di Raperonzolo”.

In altri casi c’è una maggiore rimescolanza, come nel caso delle streghe Trude e Holda. I loro nomi potrebbero essere un riferimento alla fiaba Frau Trude dei Grimm e alle storie su Frau Holle (una delle quali, di nuovo, è ripresa dai Grimm), ma con una sorta di inversione fra le due. Nella fiaba di Frau Trude, la bambina protagonista dice di vedere il diavolo con la testa infuocata al posto della donna, mentre Frau Holle è legata alla neve: quando il suo letto viene sprimacciato e volano le piume, ecco che sul mondo scende una nevicata. Nel videogioco, invece, la strega Truce è collocata nel livello del ghiaccio, mentre Holda è una strega dalla testa infuocata.

Heinrich Hofmann in Knights Contract

È degno di menzione anche tutto l’armamentario di elementi che caratterizzano le visioni più oscure del Medioevo. Per esempio la vergine di ferro, o vergine di Norimberga, uno dei più famosi falsi storici legati al Medioevo, ma ottima per trasmettere subito l’idea di un qualcosa di oscuro e terribile. Qui, per non farsi mancare nulla, c’è una autentica matrioska di vergini di ferro, in cui Gretchen ed Heinrich rinchiudono una delle loro rivali.

Anche il pendolo di fuoco e la ghigliottina gigante non sono però da sottovalutare, in termini di macabra ignoranza e spettacolarità caciarona, sebbene l’attenzione da dover rivolgere ai temutissimi quick time events del gioco vada a togliere il piacere di simili esecuzioni. C’è anche un che di Bayonetta, visto che anche questa assai più famosa strega aveva utilizzato fin dalla sua prima apparizione tutta una serie di mosse finali basate sui vari strumenti di tortura.

screenshot di Knights Contract

Detto questo, nessuno si prenderà la briga di farci un remake. E probabilmente nessuno si prenderà nemmeno la briga di tenerlo in considerazione, in qualche panoramica sul dark fantasy videoludico o sui medievalismi strampalati o sulle “fiabe” dei videogiochi (con tanto di vecchio libro illustrato che viene mostrato all’inizio di ogni capitolo, nella migliore tradizione Disney). Il fatto che durante le celebrazioni dantesche diversi articoli divulgativi su Dante nei videogiochi siano andati a malapena oltre Dante’s Inferno non fa ben sperare, in tal senso.

È un peccato, perché Knights Contract è uno di quei videogiochi certamente minori ma senza dubbio adatto a fornire qualche spunto di riflessione. Così non sarà, e insieme a tanti altri videogiochi finirà nel crescente calderone dei «misty tales and poems lost» (mi piace citare questa frase della canzone And Then There Was Silence) videoludici. A meno che in futuro non arrivi un differente approccio, o a meno che non emerga all’improvviso una qualche comunità di appassionati interessata a mantenerlo vivo, cosa forse ancor meno probabile di un potenziale remake.

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