Piccolo ripasso su Ori and the Blind Forest

In attesa di un moderno Metroid che tarda a farsi vedere.

Marco "Thresher3253" Accogli
Frequenza Critica
4 min readMar 14, 2020

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Ci siamo: Ori and the Will of the Wisps è finalmente uscito dopo anni di attesa e date assai dilazionate, che mi hanno fatto regolarmente bestemmiare durante i vari E3 degli anni passati. Molto bene, il gioco è uscito sul Game Pass, ho memorie davvero molto buone di Ori and the Blind Forest e mi appresto ad avviare la partita al sequel, quando a un certo punto dopo il filmato iniziale ho avuto un attimo di incertezza nel ricordare esattamente in cosa consistesse il primo capitolo. Si, ricordo che è un metroidvania fatto a pennello in quasi tutti i suoi aspetti, che mi ha tenuto appassionato per una decina di ore in un’ambientazione fiabesca con uno stile grafico realizzato interamente a mano. Non ricordo altrettanto chiaramente gli sprazzi della trama che vengono raccontati tra una fase di piattaforme e una serie di bivi da esplorare, ed essendo il seguito ambientato quasi subito dopo gli eventi del primo sono andato sulla cara vecchia Wikipedia a rinfrescare qualche dettaglio generale.

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Non me ne vogliano quelli di Wikipedia, ma il gioco ha pur sempre fatto un milione e mezzo di copie, eh

Uh, ok, non il risultato che speravo. Effettivamente Ori and the Blind Forest fu un titolo molto ben apprezzato da coloro che l’hanno giocato e dalla stampa specializzata, che ha elogiato l’opera per via dei livelli costruiti in modo tale da essere immediatamente intuitivi in modo tale da non fermare il ritmo, pur restando impegnativi nell’effettiva abilità manuale richiesta a superare i punti più ostici. Ori, il protagonista, può saltare e arrampicarsi sui muri come ogni personaggio di un metroidvania che si rispetti e durante il corso della storia troverà dei potenziamenti che sbloccano ulteriori possibilità di movimento ed esplorazione. Si parla di schianti a terra per spaccare i pavimenti danneggiati, doppi e quadrupli saldi per poter estendere il tempo in aria e più in avanti anche la possibilità di usare oggetti ambientali e nemici per rimbalzare da un punto all’altro, in modo da schivare distese di punte letali a impedirci di poggiare i piedi del terra.

Le fasi avanzate di Ori and the Blind Forest sono improntate a utilizzare continuamente i nemici per restare in aria, saltando da un punto all’altro in continuazione percorrendo intere schermate senza mai toccare terra. Con queste caratteristiche, impreziosite dalla risposta sempre pronta di Ori ai comandi che gli vengono impartiti, il gioco si dimostra sempre molto dinamico e veloce; così arriviamo a ignorare i combattimenti per non farci fermare da nemici, che a furia di upgrade diventano a tutti gli effetti delle vere e proprie piattaforme piuttosto che ostacoli.

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Una delle simpatiche schermate da fare toccando terra giusto in due punti.

Eppure, come testimonia la pagina di Wikipedia di cui sopra, il gioco — sebbene non sia stato assolutamente un flop — non ha lo stesso seguito che altri titoli di quel periodo hanno riscosso, come Undertale e Hollow Knight. Forse l’impostazione troppo fiabesca del titolo o i colori sgargianti degli sfondi, ogni volta unici e rigorosamente disegnati a mano, hanno spaventato chi cercava qualcosa di più “hardcore”; così come c’è chi non ha tanto apprezzato il sistema di combattimento fin troppo abbozzato, basato sul premere a ripetizione il pulsante X per sparare colpi autoguidati a breve distanza, schivando al contempo gli attacchi dei nemici. Purtroppo, non convincono appieno neanche tre sequenze particolari poste ai climax di ogni rispettiva macro-zona, in cui bisogna affrontare una fase di autoscrolling schivando trappole e nemici senza fermarsi mai. Tali livelli, in cui è richiesta un po’ più di precisione, prestano il fianco al trial & error, per fortuna limitando le loro apparizioni in determinati punti della campagna e limitati a poche decine di minuti di gameplay.

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Ah si, la ricordo questa parte, qui sono scesi Ottobre e Novembre.

Eppure, poche sbavature non possono far spaventare da quello che è un titolo davvero di alto livello. Ori and the Blind Forest fa alla grande quello che Bloodstained: Ritual of the Night doveva fare in primo luogo: offrire un mix di esplorazione, backtracking, potenziamenti costanti, fasi di piattaforme e combattimenti in maniera consistentemente progressiva, alzando di volta in volta l’impegno richiesto al giocatore. Insieme a Hollow Knight e Guacamelee!, il titolo pubblicato da Microsoft riporta in auge un genere dalle regole ben precise che forse è fin troppo legato alle vecchie glorie nostalgiche. E adesso che ho fatto un ripasso generale, posso iniziare il mio viaggio su Ori and the Will of the Wisps.

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