Vacanze in Europa con Resident Evil: Village

Un nuovo incubo per Ethan Winters.

Luca "Jonsy Duke" Polletta
Frequenza Critica
6 min readJun 10, 2021

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artwork di Resident Evil: Village

Venticinque anni per una serie videoludica non sono affatto pochi: mantenere uno standard qualitativo per ogni capitolo della serie nel corso di ben cinque generazioni videoludiche è praticamente impossibile, come ci racconta il collega Thresher nella sua retrospettiva dedicata alla saga di Resident Evil. Parecchi punti alti e altrettanti (se non più) punti bassi per il survival horror per antonomasia sono più che abbastanza per chiedersi cos’altro abbia da dire la serie in un 2021 ormai inoltrato. E la risposta da parte di Capcom è semplice: Resident Evil: Village.

L’ottavo capitolo di RE riprende la storia di Ethan Winters, protagonista di Resident Evil 7, tre anni dopo la sua conclusione. Sposato con sua moglie Mia e padre della piccola Rosemary, Ethan vedrà la sua vita sconvolta ancora una volta da Chris Redfield, uno dei protagonisti storici della serie: senza alcuna spiegazione, Chris uccide Mia e rapisce la bambina. Distrutto e confuso da tutto ciò, Ethan decide di lanciarsi all’inseguimento di Chris per riprendersi sua figlia, andando così ad affrontare orrori e situazioni ben peggiori di quelle che ha vissuto nella casa dei Baker.

Una scena di Resident Evil: Village
Dite che si accontentano di qualche dito o vogliono anche il braccio?

Nonostante il collegamento diretto con il precedente capitolo, RE: Village proprone una struttura che riprende parecchi elementi già proposti dal capitolo che più ha diviso i fan di lunga data, quel Resident Evil 4 che spostò l’enfasi della serie dalla sopravvivenza all’azione. Un’ispirazione praticamente impossibile da non notare, a partire dall’ambientazione in cui si svolgono le vicende: il villaggio sperduto dell’Europa Orientale e i suoi dintorni non possono non ricordare il villaggio spagnolo in cui si ritrova Leon S. Kennedy nel quarto episodio; c’è pure la stessa sequenza in cui dovremo respingere l’assalto dei mostruosi abitanti del villaggio armati soltanto della pistola e dello shotgun iniziali.

Terminata l’introduzione, il villaggio rappresenterà la zona centrale del gioco in cui ritornare ogni volta che si esplora una delle aree circostanti, andando a sbloccare aree inzialmente precluse grazie alle varie chiavi acquisite durante il gioco. Anche le aree già esplorate andranno visitate di nuovo per non perdersi incontri addizionali con qualche abominio o semplicmente per raccogliere risorse che prima non c’erano. Risorse quali proiettili, soluzioni mediche e ingredienti da sfruttare tramite il sistema di creazione, le quali spingono a spulciare meticolosamente ogni angolo, armadio o cassetto con cui si può interagire. Molto utili a tal proposito le varie mappe relative alle aree che esploreremo, le quali indicano quali serrature hanno bisogno di una chiave per essere aperte e se sono rimasti o meno oggetti da raccogliere.

La mappa di Resident Evil: Village
Trovare le mappe in giro per il gioco aiuterà non poco a determinare con più precisone la posizione dei tesori più preziosi.

L’influenza di RE 4 si sente ancora di più nel gameplay: a differenza del predecessore, RE: Village preferisce porre l’accento sull’azione anziché sulla sopravvivenza. Sia i movimenti di Ethan che il sistema di mira sono meno rigidi rispetto a prima, favorendo quindi un approccio molto più aggressivo contro le aberrazioni che ci si scaglieranno contro; mostri la cui agilità e aggressività ci toglieranno sempre qualsiasi possibilità di fuga. La varietà degli stessi è decisamente maggiore rispetto ai micotici di villa Baker, a partire dai nemici più presenti durante il gioco: i Lycans — umani dai tratti animaleschi ispirati alle leggende sui lupi mannari — sono in grado di schivare i colpi di arma da fuoco, nonché capaci di usare asce, clave e archi con tremenda efficacia. Se già un paio di essi rappresentano un problema, figuratevi quando dovrete affrontarne una mezza dozzina alla volta.

A tanta azione non poteva che corrispondere l’espansione dell’armamentario a nostra disposizione, con vari tipi di pistole, shotgun e magnum, nonché graditi ritorni come il lanciagranate e il fucile di precisione. Non mancheranno neanche mine e granate artigianali, in grado di eliminare interi gruppi di nemici o fermare momentaneamente i nemici più coriacei per garantirci pochi secondi di respiro. Tale aspetto comporta il ritorno di un personaggio ben noto a chi ha giocato a RE 4: il mercante. Il Duca, un misterioso mercante che incontreremo all’inizio del gioco, sarà in grado di fornirci nuove armi, munizioni e soluzioni mediche, oltre a vendere gli schemi dei vari tipi di munizioni per fabbricarle tramite lo stesso sistema di crafting visto in RE 7. Il Duca sarà inoltre in grado di migliorare le nostre armi modificandone diversi parametri (potenza, rateo di fuoco e così via) o aggiungendo parti quali caricatori maggiorati, canne più lunghe e mirini ottici migliori. Tutto ciò non sarà gratuito: per usfruire dei suoi servizi, dovremo sborsare notevoli quantità di Lei, ovvero la moneta locale. Potremo trovare denaro nascosto all’interno di scatole e vasi, come bottino casuale dai nemici o vendendo le spoglie dei mostri più rari e dei boss o ancora andare alla ricerca dei tesori più preziosi nascosti nel villaggio e i suoi dintorni. È anche possibile combinare tesori tra di loro per ottenerne la forma completa, decisamente più remunerativa delle singole parti.

Il mercante di Resident Evil: Village
Ah, the memories…

Nonostante l’enfasi sia posta maggiormente sull’azione, non mancano momenti decisamente più horror e carichi di tensione. Durante la storia infatti non vengono proposte sequenze in cui non potremo usare le armi, costringendoci quindi ad usare il cervello per capire come uscirne. Tali sequenze si inseriscono bene nel ritmo scandito dai numerosi scontri e dall’esplorazione dei vari ambienti, creando un’atmosfera carica di tensione in cui anche il più telefonato degli jumpscare comporta un bel balzo dalla sedia. A contribuire all’atmosfera horror ci pensa l’ispirazione chiaramente gotica e alle credenze popolari dell’Europa orientale, rielaborate da Capcom nei personaggi con cui inevitabilmente ci scontreremo. Il merito va attribuito anche alla trama, decisamente più drammatica e priva di quelle scene che hanno definito alcuni dei più famosi momenti trash della serie. Certo, qualche battuta non manca, ma sono decisamente poche (e si riferiscono talvolta ai già citati scivoloni degli episodi passati).

Portare a termine l’avventura principale richiederà al massimo una decina di ore, un paio di più se la affronterete alla difficoltà massima disponibile all’inizio. Come al solito, una volta finita l’avventura per la prima volta, sarà possibile rigiocarla a una difficoltà ancora più elevata per migliorare al massimo le proprie armi oppure usarne di completamente nuove. Armi segrete, illustrazioni, modelli dei personaggi e altro ancora potranno essere sbloccati tramite degli speciali punti acquisibili competando una serie di sfide, quali terminare il gioco alle varie diffcoltà o compiendo determinate azioni. Sarà inoltre possibile sbloccare la modalità Mercenari, nella quale affrontare tre round di scontri contro un determinato numero di mostri in diversi luoghi della campagna, acquisendo varie abilità al fine di ottenere il punteggio più alto.

Una sequenza d’intermezzo di Resident Evil: Village
Alleato o nemico? In questo capitolo Chris non ha il suo solito atteggiamento altruista…

Per quanto riguarda i difetti, una delle poche cose di cui ci si può lamentare è l’evidente dislivello nell’attenzione dedicata ai personaggi principali della storia: Mentre Lady Dimitrescu e Karl Heisenberg risultano molto presenti e ben caratterizzati, personaggi come Donna Beneviento e Moreau sono decisamente trascurati. Soprattutto per quanto riguarda Donna: nonstante la sua sezione risulti in una delle sequenze horror migliori che abbia mai giocato, il personaggio è praticamente inesistente e relegato a pochi documenti sparsi in giro. Non manca poi la solita parte finale condivisa da tutti i capitoli della serie in cui si finisce per affrontare orde su orde di nemici da sterminare a suon di mitragliatori e (in questo caso) laser orbitali; per fortuna la sequenza è abbastanza breve.

Alla fine, Resident Evil: Village risulta un ottimo seguito che non devia di molto dalla formula creata qualche anno fa con RE 7, mescolandola con gli elementi più riusciti (salvo un paio) del 4 per creare un’esperienza dal ritmo più avvincente scandita da una storia sorprendentemente coerente per gli standard della saga, nonché molto più collegata alla lore principale.

In definitiva, un ottavo capitolo che definirei imprescindible per chi ama far esplodere teste marce sin dal 1996.

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