XIII, ovvero: come non si fanno i remake

Il baco con il gioco intorno.

Stefano Lucchi
Frequenza Critica
7 min readNov 25, 2020

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A differenza dei ragazzi di IGN Italia con cui collaboriamo, Frequenza Critica non ha — almeno per ora — i mezzi e il personale per coprire le uscite videoludiche in maniera estesa come può fare un grande portale (in verità non sarebbe neanche propriamente la nostra priorità ma qua il discorso si fa più complesso quindi lasciamo perdere) e ne consegue che ognuno tende a coprire titoli o generi a lui più congeniali, avendo già un’idea del prodotto e sapendo se e quanto può andare incontro ai suoi gusti; questo ha il bizzarro effetto collaterale per cui sul nostro portale non si vedono tanto facilmente recensioni davvero negative… ma poi arriva il sottoscritto che si getta con irruenza verso ogni cosa attiri la sua attenzione portandolo così a giocarsi tanto dei signori titoli come delle emerite ciofeche e se sto aprendo questa recensione con un preambolo del genere e con un titolo e un sottotitolo come quelli che ho usato è perché, prevedibilmente, stiamo per assistere ad un nuovo disastro totale, quindi mettetevi comodi e tirate fuori i popcorn che lo spettacolo sta per cominciare.

Cominciamo con l’esperienza personale: appena aperta la confezione del gioco trovo i codici dei contenuti extra, vado sul sito di Microids, li inserisco per avere quelli da riscattare nello store Xbox (la piattaforma su cui ho giocato il titolo) e questi non funzionano. Contatto l’assistenza e mi dicono che sono a conoscenza del problema e che ci stanno lavorando. Questo mette in luce due cose: 1) ho dovuto aprire un ticket presso l’assistenza ancora prima di avviare il gioco; 2) al momento di andare online con questa recensione, a due settimane di distanza dal lancio del gioco, non mi sono ancora stati forniti alcuni codici sostituitivi e il mio ticket è ancora aperto.

Partiamo malissimo.

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Quello a sinistra è XIII preso dalla copertina diquesto remake, quello a destra è Sam Fisher così come appare su quella di Splinter Cell: Conviction. Chi ben comincia è già a metà dell’opera.

Girando per i menù di XIII la prima cosa che noto è che ci sono dei problemi già nella sola navigazione di questi ultimi, ma durante il periodo di gioco che ha portato a questa recensione posso rimarcare che questo problema è stato sistemato tramite aggiornamento; in compenso avviando il gioco vero e proprio vengo accolto da uno sfarfallamento inaudito dell’immagine e da continui effetti di tearing (per quelli meno pratici è quell’artefatto grafico per cui l’immagine risulta come “tagliata” a metà) che non mi abbandoneranno per tutta la durata dell’esperienza del gioco. Procedendo lungo la campagna in single player la situazione peggiora, materializzandosi bug assortiti come personaggi che rimangono fermi o bloccati, il protagonista che accovacciandosi “entra” nel pavimento e perfino eventi scriptati che non si attivano come personaggi che non compaiono, porte che non si aprono, cutscene che non partono o cose di questo genere, con la conseguenza che i livelli in quei casi diventano impossibili da completare e mi sono ritrovato obbligato a dover ripetere i livelli daccapo. Personalmente, durante la campagna del gioco ne ho dovuti ricominciare quattro o cinque, di cui uno addirittura l’ho dovuto ricominciare QUATTRO volte perché continuava a “rompersi”, stranamente sempre in punti diversi.

Per fortuna la campagna di questo remake di XIII è strutturata su livelli dalla breve durata (compensata da un quantitativo consistente), motivo per cui la distanza che ho dovuto ripercorrere non è mai stata troppa; questo, peraltro, è stato agevolato anche da una delle nuove caratteristiche di questo remake che sono l’aggiunta di checkpoint intermedi all’interno dei livelli che nell’originale non erano presenti, e quei livelli più lunghi e complessi, che ogni tanto saltavano fuori e potevano diventare un vero e proprio incubo, sono adesso un’esperienza decisamente più snella.

Dagli FPS moderni è stata inoltre ripresa la feature dello scatto che in verità non è particolarmente utile perché i livelli non sono poi tanto lineari, ma la sua presenza non è comunque un male. Un’altra aggiunta è l’inserimento di una ruota di selezione delle armi che però denota come queste ultime siano state suddivise in slot, costringendo il giocatore a tenere solo un arma per slot alla volta laddove nella vecchia versione del gioco ci si poteva portare dietro tutto quello che si trovava; questo porta occasionalmente a girare con delle armi scariche (solitamente quelle da cecchinaggio che hanno irrimediabilmente caricatori poco capienti) semplicemente perché non si ha un’alternativa e in giro per il livello non si trovano né armi sostitutive né munizioni per quella in possesso. Nell’arsenale a disposizione del nostro soldato smemorato sono presenti anche le granate ma sono da selezionare come tutte le armi quando sarebbe stato infinitamente più comodo averle su un tasto dedicato.

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Brighton Beach, dove tutto comincia.

La girandola dei difetti non si ferma qui: l’audio ha problemi di bilanciamento per cui a volte i dialoghi tendono a sovrastare la musica e il comparto audio stesso è soggetto a glitch per cui sia le tracce di accompagnamento che gli effetti sonori tendono a bloccarsi o a ripetersi, tanto che in un caso un effetto sonoro delle mitragliatrice mi si è bloccato in esecuzione per la partenza di una cutscene e perfino abortendo la partita l’effetto audio rimaneva in loop in background nel menù principale, per cui mi sono ritrovato a dover uscire dal gioco e riavviarlo per poter porre fine al problema. Al mucchio delle seccature aggiungiamoci poi le suddette cutscene che non sono skippabili (siamo nel 2020, per la miseria) e il salvataggio manuale completamente inutile visto che salva la progressione solo dall’inizio del livello, esattamente come fa già di suo il salvataggio automatico — e mano a mano che si avanza nella campagna vari capitoli che la compongono si aggiungono automaticamente all’opzione della selezione capitoli, quindi non serve neanche nell’ottica di ripartire da un capitolo specifico.

Perfino sul multiplayer c’è da recriminare visto che, a differenza dell’originale, non è possibile sfidarsi in locale con i bot e le mappe a disposizione sono appena tre, proponendo di fatto un pacchetto decisamente più scarno rispetto al XIII del 2003. Il fatto che originariamente Microids avesse previsto un supporto post-lancio fatto di aggiunte progressive di contenuti… mi porta a pensar male, ecco.

Dopo tutto questo, comunque, avrei effettivamente ancora qualcosa da aggiungere: nonostante tutti i problemi, che sono per lo più risolvibili a suon di patch, una delle cose che mi ha fatto più male di questa riproposizione è di come lo stile artistico così distintivo di questo gioco sia stato stravolto, togliendo di fatto un sacco di personalità ad un titolo che invece ne aveva parecchia: la grafica low poly del XIII originale contribuiva in maniera marcata a dare un tono “fumettoso” al titolo –che era più che appropriato visto che il gioco si ispira a un fumetto — mentre qua i toni sono stati pesantemente smorzati, i bordi assottigliati e le onomatopee ridotte, rendendo così l’aspetto del gioco molto più “FPS standard”, nonostante il cel shading sia ancora presente. Il titolo originale aveva un’animazione per cui se si era vicini ad un’esplosione si potevano vedere i bordi che “ballavano” intorno alla telecamera, dando l’effetto della vignetta che traballava e sono dettagli come questi che danno personalità ad un gioco, una cosa che con questo remake sembra sia andata persa. Fa altrettanta tristezza vedere l’introduzione del gioco, in cui, in un setting anonimo fatto con il motore di gioco attuale, vediamo un tizio a caso che guarda il vecchio filmato introduttivo proiettato su uno schermo, riproposto così com’era con assoluta pigrizia e che finisce paradossalmente con il creare involontariamente un paragone tra la vecchia versione e quella nuova.

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A proposito di comparazioni: una delle lamentele più diffuse riguardo allo stile grafico è quello che con il nuovo design i personaggi invece che da XIII sembrano usciti da Fortnite. Fate un po’ voi.

Ci sarebbe ancora da aggiungere come la versione PC da me NON testata pare soffrire di ulteriori magagne come problemi di sensibilità del mouse, mancanza di supporto per widescreen e 16:10, mancanza di FOV slide e animazioni delle morti bruttissime e ripetute all’infinito sempre allo stesso modo, ma si può tagliar corto dicendo che Microids sa di aver fatto un disastro tanto che ad appena tre giorni dal lancio ha rilasciato questo comunicato qui in cui si scusa e promette di aggiustare i problemi tramite aggiornamenti futuri.

Questo ha avuto tra le conseguenze una situazione paradossale come quella che la versione classica del gioco in vendita su Steam finisse per fare le scarpe a questa versione remake in termini di vendite.

Come detto, molti problemi possono essere sistemati via patch (e presumibilmente lo saranno), ma un gioco che peraltro era già stato rinviato in passato perché troppo indietro con lo sviluppo semplicemente non può permettersi di arrivare sul mercato in queste condizioni e in fase di recensione chiaramente non si può recensire il gioco che dovrebbe essere e che si suppone diventerà, ma quello che arriva fisicamente nei negozi e quello per cui si sono spesi i soldi, motivo per cui questo titolo è fortemente sconsigliato, senza contare che alla fine, comunque, quello che si gioca fornisce un’esperienza di gioco dal sapore differente dall’originale.

Tanto, troppo differente.

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