Brigitte & Marcel Heerwald

Una ragazza madre con il cuore troppo grande.

Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

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Dopo la gita in prima elementare all’avicoltura collettiva, nel vicino comune di Genschmar, la metà degli alunni voleva lavorare con gli animali.
Quindici anni più tardi, alla KIM di Spreenhagen — azienda collettiva per
l’allevamento industriale — Brigitte, figlia di un camionista e di una aiuto-cuoca, è già tra i responsabili.

Ha interrotto gli studi a 14 anni ed è diventata madre di Marcel a 17 e mezzo, il 15 aprile del 1972: il suo cuore ha retto lo sforzo.
É stata la prima ragazza a diventare madre nella sua classe; del padre sappiamo solo che era un apprendista di Spreenhagen.

Le condizioni di salute non le permettono di continuare a lavorare all’aperto, così in un secondo momento verrà destinata alle attività di laboratorio. Nella penombra del capannone, nella polvere e nel frastuono,
con un gancio in mano e lo sguardo attento a scovare polli malati, della meraviglia provata durante la gita d’infanzia e dell’amore per gli animali rimane ben poco.
Pensa continuamente a un cambiamento, il lavoro nelle aziende agricole è molto faticoso anche se in parte è stato meccanizzato, ma aver frequentato solo la scuola dell’obbligo le pone dei limiti: con quale altro lavoro potrebbe guadagnare 650 marchi al mese?

Preoccupazioni, fatica, privazioni e responsabilità sono all’ordine del giorno per una madre sola; non lascia il lavoro, per il bene di Marcel, ed ottiene un nuovo appartamento, due stanze, cucina e bagno per 37 marchi al mese.

Al primo giorno di scuola di Marcel vengono anche i nonni a dare sostegno a
Brigitte: lui 6 anni, lei 23. Non verrà ammesso alla seconda classe con il consenso di sua madre, è dislessico, soffre di legastenia congenita, ma nel frattempo avrà un nuovo padre, Norbert, muratore, e presto anche un fratellino, Kai.

Brigitte è stata in cura da quattro medici ed ognuno la curava per un difetto cardiaco diverso: “Posso scegliere tra quattro malattie! Ho semplicemente un cuore troppo grande!” dice sorridendo. “Basta crescere il ragazzo” — aggiunge. Poco dopo dovrà ritirarsi dal lavoro.
Per un po’ di tempo vivrà con Norbert, ma solo in attesa che lui trovi un’altra sistemazione: il matrimonio è andato a rotoli prima che la casa fosse finita. Nell’ultimo incontro con il regista era disposta a parlare solo di Marcel, durante gli allenamenti del figlio in palestra.

Nel 1984, a soli 29 anni, il suo debole cuore cede e viene sepolta a Golzow. Accanto a lei, suo padre: ammalato da tempo, sopravvisse alla figlia solo per due settimane.

Il fratello di Marcel, Kai, è rimasto con Norbert.
Marcel vive con la nonna, a Golzow. Lascia la scuola all’ottavo anno, come sua madre, per studiare al corso professionale delle ferrovie a Francoforte sull’Oder, ma non diventa macchinista come sognava da piccolo, fa il fabbro. A 18 anni è un cittadino federale, si compra una macchina, una Opel Kadett rossa di cui va molto fiero: prima della Svolta non avrebbe potuto permettersela. Ha imparato un mestiere ma sa che non potrà rimanere a lungo nella cooperativa. Lavora per una stagione all’essiccazione del
grano: tre mesi bastano per avere il sussidio di disoccupazione e ci si accontenta, il mondo del lavoro a Golzow si è ristretto notevolmente.

Per un anno si sposta a Goslar, in Bassa Sassonia, per il servizio militare
nell’esercito federale. Al ritorno, in cerca di lavoro, smaltisce il ferro vecchio per una ditta di Fürstenwalde: aiuta a fare ordine tra le macerie delle aziende che stanno chiudendo nella sua vecchia patria.
Non ha più l’auto, al suo posto ha un appartamento. Sta insieme a Ines da due anni, vorrebbero costruirsi un futuro. Nel 1995 diventa padre di Florian, che purtroppo nasce con una malformazione al cranio. Il sorriso di Marcel, nonostante le avversità che hanno condizionato la sua vita, ne fa l’eroe della serie.

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Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

Opinion leader, socia Aci, trascrittrice braille, testimone oculare, insegnante di cockney. Un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa.