Licht und Schatten

Luci ed ombre: la vita di Margot Honecker, Ministro dell’Educazione Popolare della RDT.

Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

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Questa è la storia di una donna, nata a Halle — grande città della Sassonia — nel 1927.

Figlia di un calzolaio e di un’operaia di fabbrica, conseguì la licenza elementare e divenne membro nel 1938 della Lega delle Fanciulle Tedesche (Bund Deutscher Mädel). A soli 13 anni perse la madre.
Lavorò come telefonista e nel 1952 diede alla luce una bambina, Sonja, così sposò il quarto figlio di una numerosa famiglia di contadini della Saarland, più grande di lei di 15 anni e già al suo terzo matrimonio.

All’apparenza è una biografia che non dista molto da quella dei “nostri” bambini di Golzow, ma lei è Margot Feist e lui era Erich Honecker, eletto in seguito Segretario generale della SED in sostituzione di Walter Ulbricht e Presidente del Consiglio di Stato.
Lo accompagnò durante tutta la sua vita politica, ricoprendo importanti incarichi istituzionali fin dal 1963, quando divenne Ministro dell’Educazione Popolare della Repubblica Democratica Tedesca, incarico che ha ricoperto fino al novembre 1989.

Durante la sua funzione, la “first lady” della dittatura tedesco-orientale
venne chiamata spesso Lila Hexe, la “Strega Viola”, per il colore dei
suoi capelli e l’intransigenza delle sue scelte.
Fino all’ultimo istante del Muro, quella che può essere considerata l’equivalente tedesco di Elena Ceausescu, Jiang Qing o Imelda Marcos, fu la donna più temuta ed odiata dai cittadini della DDR.

Le memorie postume del suo autista, Georg Melzer, che la accompagnava ovunque (dal couturier di fiducia, lusso impensabile per i comuni mortali della RDT, al quartiere degli artisti Eichwalde), ricordano i suoi occhi di fuoco e la pistola Browning cromata che portava sempre nella borsetta.

Al tramonto del regime i suoi scatti d’ira furono rivolti ai tedeschi dell’Est che fuggivano in Occidente: erano una massa di traditori, dei cretini da non rimpiangere, non avevano imparato niente… eppure a scuola l’avevano studiato il capitalismo!

Mentre il marito, controllato a vista, trascorreva le sue giornate nell’infermeria del carcere di Moabit, a Berlino, dove erano reclusi anche l’ex Primo Ministro della RDT Will Stoph, il capo della Stasi Erich Mielke e il generale che fu Ministro della Difesa Heinz Kessle — tutti e quattro per aver ordinato lo Schiessbefehl, il comando di sparare a chi cercava di espatriare illegalmente — Frau Honecker, nonostante non esistessero mandati di cattura nei suoi confronti, si rifugiò prima a Mosca, poi espatriò in Cile, dalla figlia Sonja.

Nel luglio del 1992 Erich fu estradato a Berlino per affrontare il processo, che fu sospeso nel gennaio successivo, per le sue condizioni di salute. Morì a Santiago del Cile, nel maggio 1994.

Margot, rigida custode delle teorie marxiste-leniniste, a seguito degli studi alla scuola del Komsomol di Mosca, ispirò le riforme scolastiche della RDT del 1967 e del 1980 e trasformò il sistema scolastico del Paese in uno Stato nello Stato, sostenendo che il suo compito principale fosse educare i figli del popolo a lottare con le armi per i principi del proletariato, plasmarne il carattere secondo i dettami della morale propria della classe lavoratrice.

Col senno di poi la fuga fu una saggia decisione, visto che si accumularono nei suoi confronti numerose accuse: la magistratura di Berlino la considerava responsabile, proprio nella veste ministeriale, dell’organizzazione di arresti per motivazioni politiche, delle storie di maltrattamenti e vessazioni nei confronti di giovani ospitati presso un convitto a Torgau, delle Zwangsadoption, adozioni forzate con le quali venivano affidati a nuovi genitori i figli di cittadini dissidenti incarcerati o anche solo sospettati di attività antigovernative, contatti con l’opposizione, scarsa affidabilità ideologica.

Gli “orfani di Stato” della Germania orientale rappresentano una storia dolorosa, riemersa a distanza di tempo come molte altre pagine atroci della dittatura, ferite mai rimarginate.
Il punto di raccolta-dati, creato dal Governo Federale tra il 1991 e il 1993 non riuscì nell’intento di fornire un’adeguata documentazione: niente fu mai scritto ufficialmente nero su bianco, ma dalle centinaia di testimonianze raccolte si sa che gli atti di nascita, paternità e maternità vennero distrutti dal regime, i nomi di battesimo furono cambiati, e che la principale destinazione era la Colonia socialista di Berlino-Königsheide, intitolata al
pedagogo sovietico Anton Semenovyč Makarenko, sette edifici in stile neoclassico forniti di mensa, strutture speciali per i neonati, un ospedale psichiatrico e persino di un piccolo zoo, dove crescere come perfetti socialisti, nell’obbligo del silenzio.
Agli orfani bianchi della DDR nessuno può restituire la loro vita rubata dal sistema, mentre Margot vive il suo esilio dorato a Santiago del Cile, nella villa che il Partito comunista locale regalò a lei ed al marito.

Il vero garante del potere totalitario della SED fu il clima di terrore progressivamente raffinato nel corso degli anni. Il Ministerium für Staatssicherheit (MfS), più comunemente denominato Stasi, venne fondato l’8 febbraio 1950.
La sua sede centrale era a Berlino, in Normannenstraße; a capo dell’intero apparato c’era Erich Mielke. Il compito iniziale era quello di affiancare la polizia di stato per garantire maggior sicurezza, ma presto diventò un organo di controllo e repressione, che con gli anni affinò le tecniche e si poté avvalere di una tentacolare rete di informatori, incaricati di sorvegliare, minacciare, opprimere psicologicamente o arrestare coloro i quali non accettavano di conformarsi al socialismo.
Scudo e spada del Partito” (Schild und Schwert der Partei), otteneva informazioni anche grazie alla collaborazione di migliaia di Inoffizielle Mitarbeiter (IM), cittadini disposti a spiare e denunciare i propri vicini o i colleghi di lavoro, ma anche gli amici e i parenti.

Le vite degli altri

Il film diretto dal debuttante Florian Henckel von Donnersmark, Le vite degli altri (Das Leben der Anderen), vincitore dell’Oscar nel 2007 per il miglior film straniero, è stato particolarmente efficace nel raccontare quell’atmosfera di sottile paura in cui vivevano i cittadini della ex-DDR, grazie anche all’interpretazione eccellente di Ulrich Mühe, attore tedesco scomparso prematuramente nell’estate dello stesso anno, che nel film recitava la parte del capitano Gerd Wiesler, abile, spietato e ineccepibile agente della Stasi nonché docente in una delle facoltà del Ministero.
Un film che lo ha reso famoso nel mondo, ma che soprattutto ha segnato un’esperienza personale sconvolgente: durante la preparazione l’attore decise di accedere agli archivi della Stasi e vi trovò il “suo” fascicolo personale nel quale erano ricostruiti molti momenti della sua vita dalla fine degli anni ‘70. Questo di per sé non era soprendente, poiché Mühe aveva militato in gruppi di intellettuali che si opponevano al regime: scioccante fu il fatto, invece, che a fare da informatrice fosse la sua seconda moglie, l’attrice Jenny Gröllman.

La vita dei giovani, degli uomini e delle donne della ex-DDR era scandita dalle notizie parziali e distorte della stampa, della radio e della tv, monopolizzate dal Partito, intrise di una retorica ripetitiva che glorificava le meraviglie del socialismo, in opposizione alla sanguinaria politica degli Stati Uniti, celebrava la fraterna alleanza con l’Unione Sovietica, si faceva vanto di un’improbabile generosa solidarietà con i Paesi del Terzo Mondo e dava un’immagine idilliaca del proprio esercito, pronto a difendere il Paese.

Ciò che colpisce di più in questa storia dei due sistemi mondiali, delle loro ideologie e delle loro armi, è che sino a poche ore prima dell’apertura dei cancelli sulla Bornholmer Straße — primo passaggio spalancatosi tra Berlino Est e Berlino Ovest — nessuno avrebbe potuto immaginarsi che Die Mauer si sarebbe sgretolato così, dopo 28 lunghi anni, portando via con sé la politica dei blocchi, quattro decenni di RDT e di nevrastenica Guerra Fredda, anche se a ben analizzare gli avvenimenti, le vere fonti dello scossone erano localizzabili in altri luoghi e in altri tempi, come ricorda
lo storico tedesco Michael Stürmer; elemento scatenante della mobilitazione della società civile tedesco-orientale fu proprio la prima visita ufficiale di Gorbaciov, le prime parole d’ordine della protesta furono Perestrojka e Glasnost ed altrettando destabilizzanti furono le trasformazioni in atto in Polonia ed Ungheria.

Ognuna delle parti portava con sé la propria verità ed inseguiva la propria chimera mentre con i picconi apriva gli squarci nel colosso di cemento.
Gli Ossis aprivano la porta verso l’Occidente, cancellavano le differenze che avevano a lungo stigmatizzato le loro vite, l’isolamento, cercavano di raggiungere la libertà, l’inclusione, la partecipazione al mondo reale; o almeno questo era ciò che pensavano di fare.
In verità non fu una riunificazione, ma un’annessione, ratificata un anno dopo, il 3 ottobre del 1990.

Anziché di fronte al miracolo economico i tedeschi dell’est si trovarono di fronte ai licenziamenti, alla perdita dei posti di lavoro, della propria posizione sociale e dell’influenza culturale ed economica precedente, sia a livello individuale che collettivo.

Fu il cancelliere della riunificazione Helmut Kohl nel 1990 a promettere loro incautamente “paesaggi in fiore”, ma questi miraggi bucolici tardavano ad arrivare, tanto che — nonostante i numerosi sforzi dei movimenti civici e degli uffici federali affinché il ricordo e la consapevolezza dei crimini commessi dalla dittatura della SED non fossero dimenticati — non mancavano, e sono presenti tutt’oggi tra gli ex cittadini della DDR, coloro che mitizzavano e rimpiangevano il vecchio regime.

Se questa delusione, nella maggior parte dei casi e sempre di più con il passare del tempo, sfociava in un’innocua passione nostalgica per i simboli, i prodotti materiali e culturali della DDR, definita Ostalgie, talvolta è diventata una giustificazione per auspicare la riedificazione del Muro.
Uno choc da riunificazione che si è tradotto in una crescente ostilità e protesta collettiva verso tutto ciò che veniva da ovest, personaggi politici inclusi.

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Giada Farrah Fowler
I BAMBINI DI GOLZOW

Opinion leader, socia Aci, trascrittrice braille, testimone oculare, insegnante di cockney. Un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa.