La tecnologia in classe è nulla, senza progettazione didattica
Due recenti articoli comparsi in siti che si occupano di tecnologie e didattica (Edsurge e EdTech), mettono in rilievo un concetto in sé molto semplice e magari ovvio, ma che evidentemente è necessario ribadire ancora, come del resto faccio spesso in questo spazio su Medium (basti leggere uno dei tanti post sull’argomento, intitolato Dietro i dispositivi, l’educazione), il quale a sua volta approfondisce e riprende il saggio Il digitale e la scuola italiana, dove il tema è già piuttosto in evidenza.
Il titolo del pezzo su Edsurge si intitola Why Instructional Design Must Focus on Learning Outcomes, Not Learning Activities ed è una riflessione di un’insegnante che dopo aver portato in classe Kahoot! ed Edmodo si è accorta che, “volendo essere onesta con me stessa, ho visto poco o nessun impatto sostanziale sulla crescita degli studenti nel modo in cui stavo usando lo strumento. Ho dovuto spostare la mia attenzione da quello che stavo usando al come lo stavo usando.”
Quindi, sì al blogging e alla discussione online sui testi da studiare, ma all’interno di un design che favorisca la “costruzione di capacità di pensiero e di crescita cognitiva negli studenti” . Perché, conclude l’autrice, “La crescita dello studente è un risultato della pratica, non il prodotto.”
Sullo stesso tenore l’articolo su Edtechmagazine Why Pedagogy First, Tech Second Stance is Key to the Future: anche qui si parla spesso di instructional design e si ribadisce quanto già visto sopra con parole semplici e chiare: “Tutto ciò che facciamo in materia di istruzione dovrebbe essere costruito intorno all’apprendimento. Così, se l’obiettivo finale è quello di migliorare i risultati degli studenti, allora il ruolo di qualsiasi progetto che prevede l’utilizzo dei dispositivi mobili dovrebbe essere quello di sostenere o migliorare l’apprendimento.”
“Quando si tratta di tecnologie didattiche” continua, “c’è spesso la sensazione che l’apprendimento sia secondario. Utilizzare la tecnologia solo per il gusto di “usarla” equivale a un enorme spreco di tempo didattico che potrebbe essere dedicato a un profondo e più significativo apprendimento. Inoltre è spesso anche un enorme spreco di denaro.”
Un altro passo che ritengo importante è quando si menziona la differenza tra confidenza tecnologica e consapevolezza tecnologica: “La maggior parte degli studenti sanno come usare la tecnologia. Tuttavia, non possiamo essere sicuri che sanno come usare la tecnologia per sostenere il loro apprendimento. È qui che interviene la necessità di una valida progettazione didattica. Con una cornice pedagogica e una solida valutazione, gli studenti sono messi nelle condizioni di cominciare il loro percorso di apprendimento in modi mai immaginati. (…) Questo non solo aggiunge rilevanza e significato all’apprendimento, ma toglie anche agli educatori l’ansia di dover imparare a utilizzare un numero infinito di strumenti.”
Infine, la conclusione: “Ci si deve più focalizzare sui risultati di apprendimento, sulla costruzione di nuove conoscenze che porteranno ad applicazioni autentiche, e lo sviluppo/potenziamento delle competenze essenziali (la creatività, il pensiero critico, problem solving, cittadinanza digitale, l’imprenditorialità, l’educazione ai media, la competenza tecnologica, comunicazione, collaborazione). (…) Con così tanto in gioco, l’obiettivo dovrebbe essere porre nelle mani degli studenti un potente strumento di apprendimento — non un ciuccio digitale.”