Al supermercato delle idee non ci sono mai offerte vantaggiose

Ogni storia ha bisogno di una trama: dall’idea alla domanda drammaturgica principale.

Roberto Gerilli
Ingegneria delle storie

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Sei un aspirante ingegnere dello storytelling, hai scoperto l’esistenza del grande pulsante rosso (QUI) e hai creato il tuo protagonista (QUI). Bravo, complimenti. Potresti correre subito dai tuoi amici, mostrare con orgoglio il risultato del tuo ingegno e riscuotere molte pacche sulle spalle, te le meriti, ma c’è un problema. Il tuo personaggio se ne sta lì, immobile, e non combina nulla. Sei tentato di urlargli un michelangiolesco “Perché non parli?”, ma non servirebbe. Il motivo della sua immobilità è la mancanza di un soggetto.

In fase di progettazione, il soggetto è un riassunto di una o due pagine che contiene tutte le azioni compiute dai personaggi durante l’arco narrativo. Non comprende la struttura della storia, né alcun tipo di indicazione sulla voce narrante o sul punto di vista. Solo azioni, in ordine cronologico, esposte in maniera sintetica, con particolare riguardo agli snodi narrativi essenziali.

Il soggetto è un parametro fondamentale all’interno del progetto. Bisogna settarlo con molta cura, e per riuscirci al meglio bisogna partire dall’idea.

Usando una simbologia tradizionale, l’idea è una lampadina: illumina il mondo che ti circonda, e ti permette di osservarlo sotto una luce diversa. A volte è tanto potente da garantirti rivelazioni esistenziali, altre volte è solo un lumicino capace di creare ombre indistinte. Qualsiasi sia il suo voltaggio, tuttavia, non puoi comprare questa lampadina al supermercato, e nemmeno in una ferramenta.

Puoi trovare idee affacciandoti dalla finestra, correndo in spiaggia, camminando nel bosco o giocando con la Playstation. Sono ovunque: si nascondono, e poi spuntano fuori all’improvviso. Afferrarle ti sembrerà complicato, ma è solo questione di pratica. Come dice Terry Brooks in A volte la magia funziona, basta lasciar correre la mente.

Dove prendo le idee? Soprattutto dalle domande che mi rivolgo e dalle risposte che mi do. Considerando le varie possibilità e chiedendomi dove possono portare. Lasciando correre la mente e poi esaminando con attenzione tutto ciò che incontro. Non è semplice riflessione, si tratta piuttosto di sognare a occhi aperti.

Trovata l’idea, devi inquadrare la Domanda Drammaturgica Principale. David Harris Ebenbach nel saggio Mettere a fuoco la trama (contenuto all’interno del volume Lezioni di scrittura creativa curato dal Gotham Writers’ Workshop) la definisce così:

Questa domanda — speso conosciuta come Domanda Drammaturgica Principale — è generalmente una domanda secca a cui si può rispondere sì o no, e che trova risposta solo alla fine della storia. Brian troverà un lavoro? Jamie e Anna andranno a vivere in appartamenti separati? […] La domanda è collegata all’intero universo narrativo, e scaturisce dalla relazione tra tre elementi: il protagonista, il suo obiettivo e l’ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo.

Nell’articolo precedente ho parlato delle esigenze drammatiche dei personaggi, cioè delle motivazioni che li spingono all’azione e di conseguenza al cambiamento. L’azione giustifica la trasformazione del protagonista, e non esiste azione senza conflitto. L’esigenza drammatica deve quindi scontrarsi con degli ostacoli, che possono essere esterni (un antagonista, una montagna da scalare, il fato avverso) o interiori (l’insicurezza, la paura, la depressione). I primi garantiscono adrenalina, i secondi profondità emozionale. Sono molto diversi ma non si escludono a vicenda, anzi capita spesso che siano presenti contemporaneamente: pensa a un soldato alle prese con dilemmi morali durante una guerra, o a una ragazza che deve vincere la timidezza per dimostrare il suo valore professionale al capo maschilista.

Connettendo lo sviluppo del protagonista con i conflitti da superare, la Domanda Drammaturgica Principale permette di delineare le azioni dei personaggi e di far emergere, quindi, il soggetto della storia (che oltre a guidarti durante la progettazione, è molto anche come materiale di presentazione).

A questo punto nasce il dilemma: sei costretto a decidere tutti i dettagli della trama prima di iniziare a scrivere? La risposta devi trovarla da solo. Ci sono autori che senza uno schema da seguire si sentono persi nella pagina bianca, e altri che percepiscono lo schema come una gabbia alla loro immaginazione. Prova, esercitati, sperimenta, e alla fine capirai quale sia il metodo a te più funzionale.

Come esempio pratico (e personale) ti cito ancora una volta Vietato leggere all’inferno. L’idea di base — un mondo in cui la letteratura è considerata droga — l’ho trovata guidando: ero appena stato in libreria ed ero in fissa con Breaking Bad, i due elementi si sono combinati e hanno acceso la lampadina. Molto semplice. Capire la Domanda Drammaturgica Principale, invece, è stato più complicato. Ho iniziato a scrivere senza averla inquadrata e sono riuscito a comprenderla solo a metà romanzo. Non ti dirò qual è (capirla leggendo il libro può essere un ottimo esercizio) ma come vedi non è fondamentale avere tutto chiaro fin da subito.

Ora che hai una visione più precisa delle variabili — idea e Domanda Drammaturgica Principale — che influenzano il settaggio del parametro soggetto, rimane da affrontare un ultimo quesito: di cosa devi parlare nelle tue storie? Il comandamento scolpito nella pietra dal dio dei corsi di scrittura creativa è: scrivi ciò che sai. Monito rispettabile, ma solo se preso nella sua accezione più ampia, e cioè scrivi ciò che ti appassiona. Se ti discosti dall’ambito del tuo lavoro o da quello del tuo percorso di studi, dovrai fare ricerche, leggere saggi, intervistare qualche esperto. Ci vorrà tempo, costanza, magari anche soldi, e sarà faticoso. Ma se sarai spinto dalla passione verso quell’argomento, tutto questo lavoro di preparazione sarà entusiasmante.

Per cui, come scrive Stephen King su On Writing:

Scrivete quello che vi piace, quindi infondetegli un’anima e rendetelo inimitabile aggiungendovi la vostra personale conoscenza di vita, amicizia, rapporti umani, sesso e lavoro. Specialmente lavoro. Alla gente piace leggere di lavoro. Dio solo sa perché, ma è così.

Ho cercato di riassumere tutto quello che ho imparato sulla costruzione del soggetto, e spero sia stato utile. Come di consueto ti invito a parlarmi della tua esperienza nei commenti qui sotto o sulla mia pagina Facebook: tu dove trovi queste benedette lampadine?

Nel prossimo articolo parleremo dell’ambientazione, ma nel frattempo…

HopEnjoY

Bibliografia

A volte la magia funziona, di Terry Brooks — Mondadori, 2003
Lezioni di scrittura creativa, del Gotham Writers’ Workshop — Dino Audino Editore, 2005
On Writing, di Stephen King — Sperling e Kupfer, 2001 — Frassinelli, 2015

Un sentito grazie a Cristiana Melis per la correzione e la consulenza.

Roberto Gerilli è un lettore anconetano di trentasei anni. Non esce mai da una libreria senza aver comprato almeno un libro, riconosce gli editori dall’odore della loro stampa e vive in una casa in cui ci sono più librerie che armadi. È talmente dipendente dalla lettura che ha cominciato a scrivere.
www.vietatoleggere.it

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Roberto Gerilli
Ingegneria delle storie

Sono un ingegnere dello storytelling: progetto e collaudo storie.