La guerra combattuta sui mari

Vittorie e sconfitte del più cruento conflitto della storia hanno avuto un unico comune denominatore: il mare.

L'Italia delle Navi
italiadellenavi
5 min readJan 15, 2020

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Il viaggio de L’Italia delle Navi prosegue tra le pagine della seconda guerra mondiale. Le coste e i mari sono stati protagonisti dei momenti decisivi del conflitto, come le grandi battaglie navali del Pacifico e l’attacco di Pearl Harbor. Ed anche in Italia sono stati teatro di alcuni episodi significativi. Tra questi, lo sbarco degli Alleati in Sicilia il 10 luglio 1943 è senza dubbio il più famoso.

L’Operazione Husky, nome in codice dello sbarco che segna l’inizio della Campagna d’Italia, coinvolse sette divisioni, quattro britanniche e tre statunitensi, per un totale di 2.500 navi e 160.000 uomini. Le divisioni sbarcarono nella Sicilia sudorientale in ventisei punti, coprendo circa 150 chilometri di costa.

Una curiosità: i soldati sbarcati non conoscevano la nostra terra e per questo il comando inglese distribuì alle truppe una guida, la Soldier’s Guide to Sicily, con una panoramica generale su comportamenti e usanze degli abitanti dell’isola, comprese alcune parole tradotte in dialetto locale come “Boggiornu”.

Agli Alleati bastarono poche ore per prendere possesso delle spiagge italiane, forti dei loro mezzi anfibi, veicoli in grado di viaggiare via acqua e via terra.

Ma la vera protagonista del secondo conflitto mondiale è un’unica e inconfondibile nave: la portaerei. Di questa categoria, tra i natanti moderni della Marina Militare, è fondamentale menzionare l’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi. Si tratta infatti della prima portaerei della storia italiana ad entrare in servizio attivo, nel 1984. Fino a quel momento, le limitazioni imposte dal trattato di pace del 1947 vietavano all’Italia il possesso di portaerei, sommergibili, motosiluranti e mezzi d’assalto.

Dal 1984 al 2011 il Garibaldi è stata la nave ammiraglia della Marina Militare Italiana. Fiore all’occhiello della nostra flotta, sia dal punto di vista militare che simbolico, può raggiungere la velocità di 30 nodi, equivalenti a 60 chilometri orari.

Progenitrice delle navi ammiraglie moderne è la nave Corazzata Roma: dotata del radar Gufo, strumento elettronico progettato negli anni Trenta, era in grado di individuare navi amiche e nemiche da lunghe distanze.

La Corazzata Roma, progettata dal Generale Pugliese, rappresentava una delle prime Unità da 35.000 tonnellate costruita al mondo ed era considerata, insieme alle sue gemelle, la migliore unità in servizio in cui potenza, protezione e velocità raggiungevano un buon livello di armonico equilibrio.
L’armamento principale era costituito da nove cannoni da 381/50 Mod. 1934 in tre torrette trinate ad azionamento elettrico

Tuttavia, la Roma è segnata da una storia maledetta. Salpata nel 1943 con a capo l’Ammiraglio Bergamini, viene intercettata nella rotta verso la Sardegna, precisamente nel Golfo dell’Asinara, da due aerei della Luftwaffe. Due bombe vanno a segno nei suoi punti deboli e la nave affonda al largo dell’isola.

Dopo decenni di ricerche in mare, il 28 giugno 2012 il relitto della corazzata è stato rinvenuto a 1000 metri di profondità nel golfo dell’Asinara.

Il relitto della Corazzata Roma è stato per anni oggetto di interesse di ricercatori ed esploratori subacquei. Tuttavia, le coordinate dell’affondamento non precise e la profondità del mare hanno permesso di ritrovarlo solo nel giugno 2012, ad oltre mille metri sotto l’acqua, nel canyon subacqueo di Castelsardo.

A poca distanza da dove è stata rinvenuta la nave, si staglia un territorio dalla natura indomita, ricco di risorse naturali. Chiamata dagli antichi “la terra dalle vene d’argento” la Sardegna è infatti una terra di miniere, prime tra tutte quelle di ferro, salgemma, magnetite e pirite.

Tra l’800 e il ’900 la Sardegna diventa produttrice di carbone: il combustibile fossile per eccellenza, utile per muovere treni, traghetti e piroscafi. A bordo di un treno storico raggiungiamo Porto Flavia, la miniera a picco sul mare. L’opera ingegneristica del veneziano Cesare Vecelli, battezzata con il nome di sua figlia, è stata l’unica struttura del settore al mondo da cui si potevano caricare i minerali direttamente sulle navi. Questo ha permesso all’industria mineraria ed estrattiva sarda di abbattere notevolmente i costi di trasporto.

La produttività del porto minerario terminò nel 1964, ma negli anni ‘90 Porto Flavia è stato sottoposto ad un intervento di restauro, con successiva riapertura al pubblico per visitatori e turisti.

Esiste oggi una “nuova miniera” della Sardegna: il turismo. Nel 1962 sulle coste di Monti di Mola approda il principe ismaelita Karim Aga Khan IV che decide di investire nel territorio della Costa Smeralda.

L’angolo più sperduto della Sardegna diventa uno dei luoghi di villeggiatura marittima più conosciuti al mondo. Vip, star dello spettacolo, amici del principe iniziarono a sbarcare sui moli e a vivere nei locali e nei porti le loro interminabili vacanze.

A cambiare le sorti del turismo sull’isola è ancora una volta una nave. Meno sofisticata ed elegante delle navi da crociera, ma funzionale al trasporto anche di utilitarie: il traghetto. Quello che un tempo trasportava lavoratori, ingegneri, uomini in cerca di fortuna, oggi ospita famiglie numerose e vogliose di vivere quella conosciuta nel mondo come l’estate all’italiana.

Nel contesto delle compagnie attive nell’ambito del trasporto marittimo, MOBY è oggi la leader in Italia. Con una flotta composta da 20 navi, la società è arrivata alla sua quinta generazione di armatori. Grazie alle sinergie con Tirrenia e Toremar, MOBY è la prima compagnia di navigazione italiana per le rotte nel Mediterraneo.

L’Italia delle Navi è una produzione originale History che va in onda dal 27 gennaio, ogni lunedì alle 21.50 sul canale 407 di Sky ed è disponibile su Sky On Demand e NOW TV.

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Cinque incredibili viaggi che uniranno 140 anni d’Italia, a partire dal 27 gennaio: L’Italia delle Navi, ogni lunedì alle 21.50 su History, canale 407 di Sky.