Questo post è stato scritto in origine su Hatch, la versione interna di Medium per i dipendenti di Medium. Da qualche settimana stiamo usando le menzioni su Hatch e ci piacciono molto. (Per saperne di più su Hatch, la piattaforma interna di Medium, leggi questo post in inglese: Hatching Inside Medium.)

Ehi Ev, che ne dici di aggiungere le menzioni?

Ho sempre voluto un modo di far sapere ad altri utenti quando li cito nei miei post su Medium.

Menzionare altri utenti può coinvolgerli nella conversazione, come ad esempio joanna coles che racconta le sue conversazioni con Peggy Northrop e Kirsten Gillibrand nel suo articolo sulle madri che lavorano. E hai visto il post di Chris Stout-Hazard con la sua esilarante classifica dei loghi dei candidati alla presidenza? E se Marco Rubio, Hillary Clinton, Jeb Bush, Carly Fiorina, Bernie Sanders e Martin O’Malley avessero modo di sapere che Chris ha qualcosa da dire a ognuno di loro? Sarebbe fantastico.

La possibilità di inserire menzioni reciproche può aiutare più persone a entrare in contatto. David fa notare che le menzioni possono anche potenziare l’espressione creativa. Certo, non saremmo i primi a fare una cosa del genere (lavoravi tu stesso per Twitter, giusto?), ma potrebbe essere una cosa fantastica per Medium.

E allora, tra le novità previste nel nostro grande evento di ottobre, introduciamo anche le menzioni su Medium. Quantomeno sarebbe un modo di far contento Mario Sundar, che le ha incluse tra i suoi “Cinque modi per farmi appassionare a scrivere su Medium”.

Ecco come vedo l’integrazione delle menzioni: inizi a scrivere, digiti @ e poi il nome della persona che vuoi citare. Quando menzioni una persona, le invieremo una notifica, così saprà perché le stanno fischiando le orecchie. Per default, riceverai notifiche push e per email dalle persone che segui, ma potrai cambiare nelle impostazioni quali notifiche vuoi ricevere.

Tutto qui. Che te ne pare?

La risposta di Ev

Ottima idea. In quanto tempo ce la facciamo a integrarle?

Una curiosità: la prima @menzione è stata digitata usando il T9 e inviata in un SMS. Robert S Andersen non stava cercando di inventare qualcosa, voleva solo rispondere al fratello che gli chiedeva del suo pollice rotto.