Le “battaglie” degli animalisti
ovvero “chi più crede meno sa”
Nature ha recentemente pubblicato un profilo di Karl Deisseroth un ricercatore cui sono legate due delle tecniche più importanti che hanno permesso lo sviluppo di conoscenze fondamentali sui circuiti cerebrali umani. Entrambe le tecniche: “optogenetics” e “CLARITY” si sono potute sviluppare grazie alla sperimentazione animale.
I circuiti cerebrali e le modalità con cui si attivano, le aree che regolano molti comportamenti e patologie umane, le leggi che governano queste manifestazioni cliniche sono ancora largamente oscure, ma lo sarebbero ancora di più senza l’ausilio di tecniche come queste.
Tra le battaglie “per il progresso” che animano la sinistra italiana, quella degli animalisti è una di quelle che ha più seguaci. La stessa Nature se ne è occupata più volte e ha salutato con sollievo la prima manifestazione italiana “pro-Test”, sebbene condotta da uno sparuto numero di ricercatori e ragazzi che hanno “sfidato” la piazza ostile per far sentire le loro ragioni.
Per raccontare l’evento su Nature la fotografia di Caterine Pascot mette in primo piano piuttosto che i manifestanti “pro-Test” gli oppositori che si sono radunati “per fronteggiarli”.
Questa foto, a mio avviso, esprime molto di più di quel che la fredda didascalia sottolinea. I volti di quei ragazzi sono i volti di chi “crede” nella battaglia che vuole portare avanti: “i diritti degli animali contro la crudeltà di chi si dedica alla ricerca scientifica”.
A ben guardare sono gli stessi volti e le stesse espressioni che potremmo vedere in tante altre manifestazioni italiane.
Ma la battaglia degli animalisti che cosa ha davvero in comune con molte campagne per il progresso che hanno caratterizzato la società italiana degli ultimi anni? Poco e tanto.
Cominciamo dal “tanto” e per farlo scavo un po’ nei miei ricordi di gioventù. Durante gli anni ormai lontani in cui frequentavo la scuola di medicina, ho conosciuto un gruppo di agguerriti animalisti. Le loro ferme convinzione di opposizione alla sperimentazione animale traevano spunto da alcuni assurde sperimentazioni che si svolgevano quotidianamente nel locale istituto di fisiologia umana. Queste sperimentazioni altro non erano che crudeli dimostrazioni dei riflessi di Pavlov su dei poveri gatti randagi. Ed effettivamente la crudeltà di quelle sperimentazioni senza regole e regolamentazioni era “agghiacciante”. Un aggettivo che nell’italiano corrente ha perso molte delle sue connotazioni e ne ha acquisito altre.
“Agghiacciante” per questo non è forse l’aggettivo più giusto per esprimere la capacità di vedere quel che succede agli animali e non accorgersi di quel che succede agli uomini.
A quell’epoca in realtà il mondo scientifico tollerava altre e ben più crudeli sperimentazioni, ma di quelle si parlava poco. Su tutte le sperimentazioni sui bambini cavia condotte da un famoso cattedratico ligure e denunciate nel silenzio dei media e con forza dall’indimenticabile Giulio Maccacaro, lo stesso medico che all’epoca scriveva la perizia di parte civile sulla morte dell’anarchico Pinelli.
Da allora molti anni sono passati, e l’humus animalista è un sentimento sempre più diffuso nella società italiana, mentre le battaglie sui bambini cavia non sono più degne di essere annoverate nel sentimento diffuso della nostra sinistra.
Le avanguardie anzi “difendono” le sperimentazioni selvagge sui bambini come un esempio di civiltà e di “libertà di scelta”. La vicenda Stamina è l’esempio che viviamo in questi giorni.
L’Italia è un paese di cultura, i ministri continuano ad essere scelti per il loro background, i “migliori” avvocati amano citare Terenzio quando difendono i propri assistiti,non c’è da stupirsi se “optogenetics” e “Clarity” possono essere tranquillamente ignorate dalle elite che governa il nostro paese come i curriculum scolastici.
I nostri registi sanno raccontare la decadenza dei nostri salotti, ma non sono capaci di vedere l’illegalità che governa le nostre scuole, al di là dei riti che testimoniano la solidarietà contro le mafie.
Le nostre elite intellettuali “leggono” nelle pandemie le “bufale del potere” e permettendo a chi ha il dovere di programmare piani pandemici di ignorarare di dar corso ad attività indispensabili per un paese moderno.
In questo paese la ricerca scientifica è considerata un lusso cui non possiamo dedicarci se non per l’elemosina cui ogni tanto la televisione ci ha abituati.
Ben vengano dunque queste e altre battaglie di “progresso”…
Ecco tutto questo è anche il “poco” che accomuna tristemente la “battaglia animalista” della sinistra italiana non solo alle larghe intese ma anche all’intransigenza del movimento di Grillo, il movimento che più merita il consenso dell’Italia di oggi.
Una sinistra italiana (molti lo dimenticano) che molto prima dell’avvento dei socialnetwork ha pensato di poter fare a meno di una vecchia massima: chi più sa meno crede.
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