Contro il Coronavirus

Gli Aeroporti di Milano non hanno mai fronteggiato una crisi come questa prima d’ora. Nonostante ciò, cerchiamo di dare il nostro contributo a chi sta lavorando per combattere questa emergenza. Una sfida da vincere insieme.

SEA Milan Airports
SEA — Where Travel Begins
6 min readMar 26, 2020

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LaLa situazione innescata dal propagarsi del Coronavirus in Italia e nel mondo ha cambiato le vite di ognuno di noi nel giro di poche settimane. Ciò che prima ci sembrava non solo improbabile, ma letteralmente impossibile (piazza del Duomo deserta, le code fuori dai supermercati, l’impossibilità di uscire liberamente dalle nostre case), è divenuto reale senza nemmeno darci il tempo di realizzare quello che stava accadendo. La stessa cosa è successa ai nostri aeroporti (e ai tanti altri sparsi in Italia e all’estero), così come all’Aviation Industry, che coinvolge anche compagnie, costruttori, handler e tante altre realtà.

Proprio il nostro settore, quello dell’aviazione, sembra essere al momento tra quelli più colpiti dalla crisi. Difficile fare scenari sul medio-lungo termine e molto complesso farne nel breve, data la situazione inedita. Quel che invece sembra certo è che, una volta terminato questo periodo, di fronte a cambiamenti non ancora prevedibili sarà necessario farsi trovare pronti davanti alle prossime sfide che ci riserverà il futuro.

Adesso, però, dobbiamo pensare al presente. E noi, che siamo un’infrastruttura strategica per tutto il Paese, siamo determinati a rispondere alla chiamata.

Il silenzio sui cieli di Milano

Se si chiede ad Arnaud, il responsabile della sala AOCC di Malpensa, quale aspetto lo colpisca di più di queste settimane nei nostri aeroporti, la primissima risposta è “il silenzio”. Gli aeroporti sono operosi centri nevralgici del trasporto di merci e persone, in cui ogni manciata di minuti c’è un aereo che arriva o uno che parte, dove ogni secondo ci sono decine di operazioni che vengono svolte simultaneamente perché tutto funzioni al millimetro. Di tutto questo, oggi rimane ben poco. E si sente.

Non è necessario essere in piazzale per accorgersene, quello di cui stiamo parlando è un silenzio che si può leggere tra le righe di dati che produciamo ogni giorno per i nostri scali. Un dato su tutti aiuta a capire la portata del fenomeno: dei circa 100mila passeggeri giornalieri che transitavano in questo periodo sui nostri aeroporti, oggi ne rimangono poco più di un migliaio.

Al momento tutti i passeggeri sono veicolati sul Terminal 2 di Malpensa al fine di contenere al minimo il numero di persone e mezzi nelle attività operative a tutela della salute di tutti. In questo modo si limiteranno al massimo il numero di “contatti” e quindi il rischio di contagio ad essi associato. Così, dopo lo stop della scorsa estate, Linate si ferma di nuovo, e con lei anche il Terminal 1 di Malpensa.

Questo, nella storia di SEA, non era mai accaduto.

Poche persone, ben distanziate tra loro

Non solo l’operatività in piazzale, ma anche la vita in aerostazione è radicalmente cambiata in questo periodo, tanto per i passeggeri quanto per i colleghi. Ciò che prima sarebbe stato difficile da immaginare visti gli enormi flussi di persone a cui eravamo abituati, oggi è diventato la prassi. Tutto, dai controlli di sicurezza agli imbarchi dei bagagli e dei passeggeri, è cambiato per essere conforme alle nuove misure anti-contagio, così abbiamo sviluppato nuove procedure per poter gestire i passeggeri in completa sicurezza per tutti. I pochi rimasti, adesso, arrivano in aeroporto con 4 ore di anticipo sul volo, per essere sicuri di poter completare tutti i passaggi richiesti. A questi si sommano anche le verifiche delle autocertificazioni fornite dal Governo, che vengono svolte dalla Polizia di Stato coadiuvata dai nostri operatori della Security.

Questi passeggeri sono nella stragrande maggioranza stranieri di ritorno nel loro Paese d’origine (quasi unicamente extra-Schengen) a cui si sommano i pochissimi italiani che hanno necessità di muoversi. Dei pochi voli rimasti, sono comunque diversi i cosiddetti “ferry”, come si dice in gergo aeroportuale, vale a dire aerei completamente vuoti che partono, per esempio, per andare a prendere alcuni nostri connazionali che si trovano ancora all’estero e che vogliono tornare in Italia.

Al servizio della comunità, per superare la crisi (insieme)

Un momento di crisi come questo, però, non può e non deve impedirci di assolvere agli impegni che abbiamo nei confronti del territorio che ospita i nostri aeroporti e del Paese intero. Sappiamo bene di gestire due delle più grandi infrastrutture d’Italia, un sistema aeroportuale che da sempre fa da volano all’economia della Lombardia e del Paese, e in un momento come questo siamo determinati a fornire tutto il nostro contributo per continuare a sostenere l’import/export di merci e per rendere possibile l’approvvigionamento di materiale sanitario, di certo fondamentale in questo momento.

Malpensa è diventata quindi lo snodo logistico fondamentale per l’arrivo degli aiuti necessari a combattere l’emergenza coronavirus. Così, se da una parte resta attivo a regime ridotto il servizio destinato ai passeggeri che necessitano di muoversi, dall’altra adesso è il Cargo a essere l’epicentro delle nostre attività, come testimoniano i numeri nonostante una prevedibile flessione dovuta alla chiusura momentanea delle attività non essenziali.

Finora sono stati diversi gli aiuti provenienti dall’estero: 500mila mascherine arrivate con volo Nippon Cargo, 37 medici e 15 infermieri cubani arrivati dall’Avana…

…o l’ultimo volo Boeing 777–300Er della China Eastern che da Fuzhou ha portato il terzo gruppo di esperti medici cinesi giunti in Italia per aiutarci a far fronte all’emergenza Coronavirus, insieme a nuovi presidi medici come ventilatori, mascherine e tute di protezione.

A fare da apripista era stato un altro volo China Eastern che aveva portato, oltre a medici e a diversi presidi sanitari, ben 500mila mascherine.

A questi voli si aggiunge il grande lavoro che Neos, su mandato della Farnesina, sta compiendo per riportare a casa migliaia di nostri connazionali (i cosiddetti voli rescue, che hanno ricongiunto oltre 17mila persone finora). Anche la compagnia del gruppo Alpitour, così come l’Aeronautica Militare, sta svolgendo diversi servizi cargo per rifornire la Croce Rossa Italiana e gli ospedali di nuovi presidi e materiali medici.

A tutti coloro che insieme a noi operano per rendere tutto questo possibile — dai colleghi in piazzale alle società partner, fino agli Enti di Stato — va il nostro più grande ringraziamento.

Stiamo tutti vivendo un momento difficile, di incertezza e timore, ma saranno la forza della solidarietà e la nostra capacità di cooperare a permetterci di uscirne più saldi e consapevoli di prima. Ognuno deve fare la sua parte, nel rispetto delle norme anti-contagio e della salute altrui, guardando con ottimismo al futuro e adoperandosi per come può nel presente. Noi non possiamo fermarci, tenendo sempre a mente quale sia il nostro ruolo in questa grande sfida che stiamo affrontando tutti insieme.

E non ci fermeremo, per il bene di tutti. #celafaremo

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