Quella strana cosa chiamata democrazia

Difetti di pensiero a partire da Twitter

Emanuele Secco
Sekken’s Digest
3 min readMar 6, 2018

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Quella appena conclusasi è stata una maratona elettorale appassionante, sì, quanto scontata. Non parlo certo del risultato, scolpito a caratteri capitali ormai da mesi, ma della vox populi che ha urlato la propria opinione sui social.

Partendo dai soliti idioti che hanno postato la foto del proprio voto nonostante la pratica in sé configuri reato (ne ho parlato qui), come di consueto si è assistito a un vero e proprio circo popolato da mostri, animali, clown più o meno pacati e ammaestratori con tanto di frusta e stivaloni di pelle alti fino al ginocchio vomitare la propria sapienza da account più o meno certificati.

Davvero degno di nota, però, è stato lunedì 5 marzo. Man mano che i risultati andavano consolidandosi, supportati in maniera magistrale da un’infinita #MaratonaMentana (sempre sia lodata), Twitter ha colto la palla al balzo e verso metà mattina si sono presentati in tendenza due hashtag:

  1. #poveraitalia: sostenuto dal catastrofismo tipico del «ora è arrivato il momento di fare le valigie e emigrare»;
  2. #ciaone: in risposta al punto 1 e sostenuto dai votanti di coloro i quali vanno spacciandosi per veri italiani (gli attuali vincitori), tramite il quale si invita i dissidenti a emigrare per davvero e lasciare l’Italia democratica a patrioti e vincitori.

Bene. Non voglio entrare nel merito dei contenuti pubblicati dai poco probabili emigranti, che spesso hanno fatto ricorso a un’ironia che lascia il tempo che trova (spesso triste).
Molto più interessante è il concetto di democrazia che permea l’hashtag #ciaone. Più che altro mi ha colpito il concetto di democrazia che viene espresso, e che riassumerò così: siamo in democrazia, abbiamo votato democraticamente, ma non puoi esprimere il tuo dissenso. Molto strano, in quanto un regime democratico ha, alla sua base, la possibilità di esprimere sia favore che dissenso. È la tanto esaltata libertà di parola e di pensiero (leggasi opinione), che ahimè troppo spesso viene confusa per libertà di dire stronzate.

In molti, sia da una parte che dall’altra, hanno preso i due hashtag come una buona occasione per fare del sano spirito. E ci sta. Il resto delle persone, però, era seria. Il che fa un po’ riflettere su come viene vista la democrazia da una buona fetta del popolo italiano.

Anch’io, nel mio piccolo, l’ho buttata un po’ sul ridere, cercando però uno spunto di discussione riguardo la reale vittoria dei due (Salvini e Di Maio) e l’eventuale furore popolare derivatone.

Come risposta, arriva il genio.

Ironica o no (ma non ho dubbio che lo sia), la risposta mi ha colpito a tal punto da scriverci su. Il fatto è che sono in molti a pensarla davvero in questo modo: o ti va bene così o puoi tranquillamente emigrare, in democrazia non puoi essere in contrasto con la volontà popolare.
Forse sono un po’ catastrofista, ma questa versione di democrazia va molto d’accordo con la reintroduzione del confino per i dissidenti.

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E.

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Emanuele Secco
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