Sali in fretta, piccola bianca sposa,fin sulla vetta, all’orlo del dirupo,e ora guarda, laggiù, ciò che hai lasciato
della tua libera vita di bimbae di ragazza, rivedi i tuoi sogni,i tuoi giochi a riva, come una pazza
E quindi uscire, uscire!Buon Dio, uscire, nel mondo,scendere quei quattro gradini, svelta,ticchettando i tacchi sopra il marmo,fitti come un breve rovesciodi greve pioggia, e gettarsidentro il taxi,che attende lì paziente,per istigarlo alla corsa,immediatamente;uscire, finalmente, uscireverso la gente…
Perdermi: vorrei perdermi.E forse domani lo farò.Indosserò l’abito più belloche ho, e lascerò il ventogiocare con la sottana,ampia e tesa, come una vela.
Raggiunsi la cima del breve moload ascoltare il cantare del ventoche intonava tra le sartie tintinnantila sua nenia dolceamara alla marina.
(Sopra un’Aria di Bach)
Nel chiuso della stanza, nel chiusodella notte bianca, nel chiusodelle mie palpebre abbassate,in me stessa chiusa, ipotesi risolta:
Questa città che mi aspettain una mattina d’inverno fattoindecisa tra un sole zafferanoe un grigio cenere di nebbia.
I voli sono quelli gravi e foschidei corvi dal becco nero, grevee tozzo come un martello.Si affollano in piccoli stormie discendono sul sentieroa contendersi un palpito di vitalasciato da qualche passanteproprio al finire della notte.
Giovane e selvaggiafui — in un’altra vita:aggredivo la mia stradacon voracità stupita,come il gabbianoche s’avventa sull’ondefigurando di vedervi l’ombraelusiva d’una murena.
(Madrigale variato su una citazione di Dylan Thomas)
Dai forma all’Universo, con la parola,col tuo pensiero, col tuo acuto sguardo,col verbo, e col canto, con la voce sola