Immagino vi sia un momento della propria vita nel quale si realizza (si ha un epifania, per così dire) che di tutte le possibili persone e caratteri che potevamo essere, lentamente, ne abbiamo scelta una.
è che sento dentro di averti abbandonata.
Ti ho lasciata in una stazione della metro a fissare la linea gialla che recita di indietreggiare per il rischio di cadere, di precipitare tra i binari.
Un bisogno di comunicare, di sentire che dall’altra parte ci sia qualcuno, che questa voce non si perdi in un eco. È tragico come questo istinto sia un istinto di sopraffazione, di romantica violenza e sciocca morte.
Sai, temo di essere una persona patetica.
Mi accorgo di passare ore a fantasticare sul grande romanzo che scriverò: alle risposte che darò al Times, a come i drammi della mia vita diverranno imbellettamenti drammatici del quale sorridere con superficialità.