Suzanne Lusk

Giada Farrah Fowler
UP SERIES
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4 min readNov 2, 2014

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A sette anni Suzie frequenta un’elegante boarding school femminile. Se un giorno si sposerà vorrà due figli, ma assumerà una tata. Dopo le elementari sa già di andare alla Southover Manor.

A 14 anni vive in Scozia, nella tenuta di due ettari e mezzo del padre, nuota, gioca a tennis, a ping pong e a croquet. Ha vissuto il divorzio dei genitori come un fallimento. Vorrebbe fare la stenografa e, quando avrà l’età giusta, voterà per i conservatori, anche se la politica la annoia.
La sicurezza che ostenta è tradita dal suo sguardo, mai rivolto verso la telecamera: i genitori le hanno fatto molte pressioni affinché partecipasse al programma, ma l’adolescenza è un’età vulnerabile e, nonostante cerchi di nasconderlo, sta attraversando una fase complicata della sua vita nella quale le intrusioni del regista non sono le benvenute.

A 16 anni lascia la scuola e va a Parigi, frequenta un corso per segretaria e trova lavoro. Viaggia molto, è stata a Honolulu con il padre per un paio di mesi ma non vedeva l’ora di tornare a casa, è stata in Francia e presto andrà due mesi in Australia, dalla cugina che si è trasferita là dopo essersi sposata.
Ha visto finire l’amore tra i suoi genitori ed è molto cinica a riguardo, non riesce a credere al matrimonio, ma non esclude di poter cambiare idea e infatti, lo farà.

Sembra un miracolo: a 21 anni l’abbiamo vista estremamente nervosa, fumava moltissimo, non sembrava avere una direzione, uno scopo preciso, come d’altronde la maggior parte delle persone, vista la giovane età. Soltanto 18 mesi dopo però si sposa con Rupert conquistando la serenità e la stabilità che finora le era mancata. Va a vivere in un piccolo paese vicino a Bath, dove lui è socio di uno studio legale.
A 25 anni perde suo padre, nel terribile inverno del 1981; lui era in Scozia, lei era in Inghilterra, tre settimane dopo sarebbe nato Thomas, perciò non poteva volare ed i treni erano bloccati per la neve. Si sente ancora in colpa per non essere stata al suo fianco, ma era troppo rischioso mettersi in viaggio.

Cambia idea anche sulla cura dei figli: per Thomas, Oliver e Laura rinuncia alla carriera. Li manderà in una scuola privata, ma non prima dei 13 anni: sia lei che Rupert sono stati iperprotetti dalle rispettive famiglie, ma hanno sofferto molto il distacco precoce imposto dal collegio, si sono sentiti rifiutati e non intendono ripetere l’errore con i propri figli.
Il luogo in cui vivono i bambini è perfetto, la loro infanzia è spensierata, la famiglia è unita, ma prima o poi dovranno confrontarsi con il mondo; Suzie riconosce di aver avuto una vita privilegiata e di non aver dovuto combattere per farsi strada: non si sa se il futuro potrà dare delle certezze anche ai suoi figli.
Rupert ha dato le dimissioni ed ha aperto un’attività in proprio, si occupa della riconversione di vecchi edifici in uffici. Per un periodo hanno temuto di aver perso tutto, ma poi gli affari hanno cominciato a decollare.

I bambini sono cresciuti, Tommy ha 16 anni ed una sua personalità, si è aperto molto negli ultimi anni; Oliver è un individualista, per lui è stata più dura, ha problemi di apprendimento; Laura è molto accomodante, prende tutto con calma.

Suzie ha frequentato per diversi anni un corso di sostegno per elaborare il lutto per la morte di suo padre e, al termine, se n’è andata anche sua madre per un cancro ai polmoni. La addolora molto averla persa nel momento in cui il loro rapporto stava migliorando, non c’era mai stata molta intimità tra lei e i suoi genitori, non li conosceva bene, ma negli ultimi anni si stavano riavvicinando significativamente.

Se potesse tornare indietro cambierebbe la sua vita dai 14 ai 21 anni, si sentiva persa e sconcertata, avrebbe dovuto impegnarsi di più nello studio, era troppo presuntuosa. I suoi figli stanno attraversando quel periodo ma possono contare su una vita familiare più stabile.

Tom, dopo essersi diplomato, è andato a vivere e a lavorare a Londra, Oliver lavora e vive ancora con i genitori, Laura sta sostenendo gli esami per diplomarsi.

Partecipare al programma per lei è stato difficile e doloroso, ogni sette anni si è trovata a dover risollevare problemi che aveva imparato a rimuovere durante l’intervallo. Non è una persona sicura di sé, non ama aprirsi, le piace la riservatezza, detesta che milioni di persone si impiccino della sua vita, esprimendo giudizi in base a elementi sommari.
Nel 2005 dà l’ultimatum, promettendo che quella sarà l’ultima sua apparizione, ma nel 2012 si smentisce di nuovo, collezionando otto presenze su otto documentari.

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Giada Farrah Fowler
UP SERIES

Opinion leader, socia Aci, trascrittrice braille, testimone oculare, insegnante di cockney. Un'infanzia tormentata e un'adolescenza anche più dolorosa.