5. Amaro

Una serie di situazioni più o meno inventate per raccontare l’effetto dei filtri di Instagram. [ep.5/amaro]

Giorgio M Bologna
3 min readMay 1, 2017

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Le tende di lino della 324 stanno giocando con il fumo della sigaretta di Carla. I capelli bagnati sembrano neri corvini, ma il cuscino sa bene che invece sono soltanto di un castano denso. Il frigobar sa invece che Carla non beve vodka, ma ama i wafer e usa la mignon di Perrier per gli sciacqui dopo essersi lavata i denti.
I riccioli neri incollati al barattolo di olio di Girasole sono decorazioni liberty. La carta intestata dell’hotel è piena di tabacco da sniffo, qualche moneta e un paio di occhiali da sole da bancarella.

Con le dita lunghe e tremanti di caffeina, si sfiora il labbro superiore cercando un’altra boccata di fumo. La pelle del collo rivela fasci di tendini, il pulsare della giugulare.

La meraviglia è il rossore leggero della pelle sul collo, come quello di un’escoriazione fresca: vivido e leggero, un velo livido di sangue caldo che a ogni respiro si gonfia e distende, cambia forma e s’illumina.

Così è la ballata inglese. Di uova strapazzate e rose rosse. Di ossa rotte e tacchi abbandonati, di taxi costosi e l’ultimo ballo lasciato alla pista e al ghiaccio che annacqua i resti del gin tonic.
Di cessi di locali e docce in marmo rosa, grandi abbastanza da scoparci in 3. Oppure se sei Carla, grandi abbastanza da portarci l’accappatoio e due asciugamani enormi.

Il cuore sciolto in mezzo a una stanza piena di vapore. Il respiro molla la presa, il cuore riprende un passo regolare: è l’acqua a sciogliere i nodi e a portarli via. Gli occhi cadono negli spicchi neri dello scarico che gorgoglia forte, Carla raccoglie a due mani l’acqua fermandola appena sotto lo sterno. La pelle è verde sotto il neon del bagno, ma l’acqua scintilla sopra le grinze dei palmi.

Scendendo dallo scarico.
Le cucine sono nude d’acciaio e alcool, i fuochi si accendono in serie con un tonfo preciso, puntuale.

Risalendo le tubature.
Il mento di Carla è attaccato alla base del collo, piove rovente sulla nuca, le mani alle spalle e il seno compresso dagli avambracci stretti al torace.

A qualche metro la moquette dei corridoi è già spettinata. Ma la 324 vive di un altro tempo, di secondi lenti e pesanti, ovattati da un risveglio concesso dal giorno con una lentezza preziosa.

Da vicino la polpa di pomodoro è sensuale, cristallizzata e bruciata, arricciata e tesa allo stesso tempo. Trasuda gocce trasparenti e perfette da ogni poro: il sale sterilizza. Nel suo lavaggio sacro, l’acqua rovente scuote ogni centimetro, strina le cellule e secca l’epidermide. La saponetta fa attrito, il corpo diventa vetro: la schiena scottata è un campo da gioco per le dita, per la bocca e per i denti.

Sulle punte Carla scivola lontana dal vapore, attraversa la spugna soffice e calda, avvolge il viso nell’asciugamano e tira su con il naso guardandosi negli occhi.
Ma la bellezza, quella cruda, la si vede attraverso la patina della condensa sullo specchio. Sono le occhiaie che si intonano alla perfezione con le sue areole.

Leggi i filtri precedenti
ep.1/reyes
ep.2/stinson
ep.3/moon
ep.4/rise

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Giorgio M Bologna

Milano based creative director, blackworks scribbler and documentary enthusiast