Ender Lilies è ben più di semplice imitazione

La storia di una vestale e del suo cavaliere.

Marco "Brom" Bortoluzzi
Frequenza Critica
7 min readSep 1, 2021

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copertina Ender Lilies

Prima di parlare di Ender Lilies, voglio fare un (breve, ve lo prometto) passo indietro. Nel suo pezzo per IGN di qualche settimana fa, Damaso “Sos” parlava di quanto è importante l’innovazione in un videogioco, descrivendola non come il frutto di salti quantici, ma come un processo continuo in cui ogni titolo gioca la sua parte e che poi viene a concretizzarsi con un gioco specifico. A questa analisi profonda e accurata, che condivido in larga parte, mi viene da aggiungere un mio assioma (cioè, che magari l’hanno pensato anche altri, però qua a scrivere ci sono io e faccio quello che voglio): se anche un gioco non innova un bel niente, va bene lo stesso.

Mi capita, ogni tanto, vagando per i meandri dell’internet vedere qualcuno criticare un gioco perché “manca di innovazione” o “è un more of the same”. E quello che spesso mi viene da pensare è: sì, ma se il “same” in questione è bello chi se ne frega? Chiariamoci, qui nessuno vuole promuovere il plagio e la monotonia e la ripetitività dei contenuti sono tendenzialmente una brutta cosa (ma non toccatemi i musou, potrei mordervi), ma è davvero così sbagliato ripetere qualcosa che è già andato bene una volta, o trarre diretta ispirazione da qualcosa che funziona e che piace? Non tutti i giochi devono cercare di reinventare la formula, esiste anche fare le cose bene e basta.

screenshot di Ender Lilies
A destra, un lettore di Frequenza Critica che si sta domandando quando parlo di Ender Lilies. Ora inizio, promesso.

Il motivo dietro a tutta questa tiritera introduttiva è che Ender Lilies è un gioco che non innova granché. Anzi, prende ispirazione in maniera anche piuttosto evidente da uno dei giochi migliori nel suo genere degli ultimi anni, cioè Hollow Knight. Facciamo qualche esempio delle cose che accomunano i due giochi: sono entrambi metroidvania (e fin qui ok), l’ambientazione è simile e così anche lo sviluppo narrativo, il sistema dei Cimeli è sostanzialmente identico a quello degli Amuleti, perfino i punti di salvataggio sono rappresentati da panchine, sedie o letti dove la giovane vestale Lily si siede a riposare. Sarebbe ingiusto, però, definire Ender Lilies un semplice clone, perché la verità è che oltre a questa impalcatura di base c’è molto altro che distingue il gioco di Binary Haze e quello di Team Cherry.

Ma di che parla, di preciso, Ender Lilies? Di una giovane dalla veste e dai capelli bianchi, che si sveglia senza alcuna memoria in una inquietante cattedrale diroccata e con lo spirito di un cavaliere, tetro ma leale, a farle da guardia. Lily, questo il nome che prenderà la protagonista, è una bianca vestale: una delle poche persone capaci di guarire l’impurità che sta corrompendo il reame di Finis. I due si troveranno a esplorare le strade di questo regno in rovina, a scoprire la storia dei suoi ultimi giorni e della triste fine che hanno fatto i suoi eroi e campioni, recuperando intanto le memorie della ragazza e cercando di scoprire che fine ha fatto la vestale della sorgente, unica di questo ordine ancora in vita.

screenshot di Ender Lilies
La narrazione di Ender Lilies non passa solo per i dialoghi.

La storia, in realtà, è abbastanza semplice. Ci sono tre finali, dalle condizioni tutto sommato semplici, riassumibili in finale brutto (nel quale, con tutta probabilità, vi imbatterete senza nemmeno rendervene conto), finale così così e finale arcobaleni e uccellini che cinguettano felici. Il punto forte di Ender Lilies, così come di altri giochi che ci portano ad esplorare regni decaduti, è però il modo in cui riesce a creare atmosfera e a farci scoprire un po' alla volta le storie di chi lì è vissuto e ora dobbiamo affrontare, tramutato in nemico immortale dalle necropioggia che non cessa mai di battere.

Alcune di queste sfortunate anime — i boss e i miniboss sparsi per i livelli — una volta sconfitte si uniranno a noi. Piccola e gracile, Lily è incapace di difendersi dalle minacce fisiche e deve fare affidamento allo spiritico cavaliere che la accompagna e a quegli spiriti che decideranno di prestare il loro aiuto, ciascuno in modo diverso. C’è una buona varietà, dal cavaliere senza testa che ci protegge per un istante con il suo scudo al corvo che attacca autonomamente i nemici vicini all’agile guerriero che tira rapidi pugnali da lancio; starà a ciascuno trovare quelle che meglio si adattano al suo stile di gioco. Le anime dei boss principali, oltre a essere d’ausilio in combattimento, ci permetteranno di sbloccare abilità di navigazione, vero punto fondamentale dei metroidvania e utili per aprirci strade prima a noi inaccessibili.

nuoto Ender Lilies
Nuotare, per esempio, non è una cosa da dare per scontata.

Fin qui non ci siamo allontanati molto dagli stilemi del genere. Regni decaduti o in rovina, visuale 2D, mondo che mano a mano si apre di fronte a noi: siamo di fronte agli elementi più classici. A distinguere Ender Lilies dal resto ci pensa però la sua eccellente presentazione. Potete vederlo voi stessi nelle immagini che fanno da corredo a questo articolo: il gioco di Binary Haze è incredibilmente bello da vedere e, anche se il design dei nemici non fa sempre impazzire, a questo sopperiscono ampiamente la bellezza (rovinata) del mondo di gioco e dei protagonisti. C’è anche spazio per qualche dettaglio ben inserito e non scontato: mano a mano che saliamo di livello, e mano a mano che la nostra vestale assorbe impurità, anche il suo aspetto cambia. Bianca come il più puro giglio all’inizio, con il passare delle ore vedremo i suoi capelli e i suoi vestiti tingersi di ombre nere, grigie e rosse, e a livelli più alti la corruzione prenderà piede anche in altre forme.

Non c’è solo l’aspetto grafico, però, a rendere Ender Lilies un titolo estremamente solido. A livello di meccaniche ci siamo, il gioco è ben progettato, tostarello e a volte anche un filo infame, ma mai troppo difficile: se morte e rinascita sono state mie compagne fedeli nel corso delle 17 ore che ho impiegato per arrivare al finale migliore, allo stesso tempo non ho mai incontrato veri e propri muri, è bastato un uso razionale e moderato della mia testa. Il mondo di gioco è davvero piacevole da esplorare e scoprire, anche se effettivamente qui sento di dover muovere una critica riguardante la struttura del reame di Finis. Mi spiego: nel giro di relativamente poco spazio abbiamo la cattedrale dove si risveglia Lily, il villaggio che si trova subito fuori, poi c’è immediatamente il castello a fianco del quale si trovano i confini del regno. E questo senza andare a vedere quello che c’è sotto, che rende ancora più evidente la cosa. Insomma, tirare sempre fuori Hollow Knight è un po’ come barare, ma se andiamo a vedere la mappa completa di Nidosacro quello che ci troviamo davanti è un reame strutturato in maniera plausibile, e non è così in Ender Lilies.

la mappa di Ender Lilies
Però la mappa in se è sicuramente meglio di quella di Luna Nights. Brr.

Giusto evidenziare almeno un’altra nota di merito di Ender Lilies, che può contare su un accompagnamento sonoro d’eccezione. Al di là delle musiche che fanno da sottofondo nella nostra esplorazione dei vari ambienti, caratterizzate da una riuscita gradazione sempre più cupa e inquietante mano a mano che ci avventuriamo in luoghi dove l’impurità non ha mutato solo le persone ma anche l’ambiente stesso, ho trovato particolarmente convincenti le musiche dei boss. Ciascuna di esse è divisa in due fasi: la prima è tendenzialmente più tranquilla, e sottolinea efficacemente la drammaticità del compito di Lily, costretta a combattere eroi che hanno dato tutto loro stessi per salvare le genti di Finis dall’impurità prima di soccomberle a loro volta; la seconda, invece, riprende la stessa base ma caricandola di ulteriore intensità, che cresce così come quella dello scontro: giunti all’ultimo terzo della loro barra della vita, i boss sono decisamente più agguerriti e pericolosi, con l’istinto di autoconservazione che prende il sopravvento sulle reticenze donate dalle memorie che ancora sopravvivono.

Vale la pena, già che ci siamo, spendere due parole proprio sui boss in sé: se non mancano parentesi di già citata infamità, questi ultimi sono decisamente ben riusciti, sia come caratterizzazione che per quanto riguarda gli scontri che ci troviamo ad affrontare. L’unica nota stonata, per quanto mi riguarda, è che gli scontri tendono a durare un po’ troppo, anche se consideriamo quanto letali possono essere certi loro attacchi.

In conclusione, Ender Lilies è decisamente un metroidvania ben riuscito. Come già spiegato ampiamente, non si allontana troppo dagli stilemi del genere, né rivoluziona particolarmente, preferendo piuttosto applicare meccaniche ben rodate e che già si sono dimostrate efficaci. Ma tutto ciò che ci mette di contorno, al netto di qualche perdonabile difetto, è di alta qualità, e il risultato complessivo è un gioco che vale assolutamente il prezzo del biglietto. Se anche voi adorate scoprire passo passo storie che raccontano gli ultimi giorni di reami un tempo gloriosi è praticamente un acquisto obbligato.

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