Una vista aerea del 1967 del Lunar Receiving Laboratory (LRL), edificio 37 del Johnson Space Center di Houston, in Texas. Fu il primo centro al mondo attrezzato per ricevere e tenere in quarantena astronauti e campioni di suolo lunare. Presso lo LRL furono trasportate le prime rocce extraterrestri mai giunte sulla Terra, quelle prelevate nel 1969 dagli astronauti dell’Apollo 11 sulla Luna. L’edificio fu costruito in meno di un anno, da agosto 1966 a giugno 1967, dalle ditte Warrior Construction Co. e Warrior-Natkin-National al prezzo di 8,1 milioni di dollari. Perché mai prendersi la briga di progettare, far costruire e soprattutto pagare un intero edificio attrezzato per la quarantena, se il Programma Apollo era tutta una messinscena?

Siamo mai stati sulla Luna?

4/7. Sette risposte ai più comuni pregiudizi complottisti su astronomia ed esplorazione spaziale

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“Perché continui a pubblicare post con immagini tratte dalle missioni del Programma Apollo, quando basta studiare un attimo quelle foto per capire che sono dei falsi e che, quindi, sulla Luna non ci siamo mai andati?”

RISPOSTA

Sulla Luna ci siamo andati, altroché se ci siamo andati! È stata un’impresa ai limiti del credibile, estremamente pericolosa, ma assolutamente vera. È comprensibile che i più giovani, quelli che non hanno vissuto l’epopea spaziale degli anni ’60 e dei primi anni ’70, abbiano dei dubbi: si chiedono per esempio perché, nonostante le tecnologie sofisticate di cui oggi disponiamo, non mandiamo più astronauti sulla Luna da 45 anni. E ne concludono che, se non riusciamo ad andare sulla Luna con i mezzi odierni, allora a maggior ragione non ci siamo stati in passato. In questo caso la risposta è semplice: politica e danaro. Dietro la corsa allo spazio, c’era l’enorme pressione politica della guerra fredda tra USA e URSS. Senza i miliardi di dollari che la politica decise di investire nel Programma Apollo per recuperare lo svantaggio iniziale degli americani nei confronti dei sovietici, l’uomo sulla Luna non ci sarebbe mai andato. È triste, ma è così.

C’è poi chi va ben oltre il dubbio. È la schiera dei lunacomplottisti: individui incrollabilmente convinti che tutto il Programma Apollo sia stata un’incredibile e sofisticatissima messinscena, architettata dalla NASA per far sembrare reale in ogni dettaglio un’impresa che si svolse invece — secondo loro — solo negli studi cinematografici di Hollywood. E, per dimostrare l’assurda tesi, si profondono in analisi complicatissime di bandiere che sventolano (o non sventolano) come dovrebbero, di ombre che non stanno al posto giusto, di riflessi che dovrebbero mostrare una cosa e non un’altra, di movimenti che non rispettano realmente la gravità lunare e mille altri dettagli di questo genere.

Non è questo il luogo adatto per demolire singolarmente ogni critica dei lunacomplottisti. A tale scopo occorrerebbe un libro, un libro che guarda caso esiste. Lo ha scritto qualche anno fa il giornalista Paolo Attivissimo: è un testo documentatissimo, chiaro e comprensibile e, soprattutto, gratuito nella versione e-book. Bisogna però avere la pazienza di leggerlo con attenzione, possibilmente senza pregiudizi.

In questa sede mi limiterò ad alcune considerazioni generali, ma non per questo meno decisive. I lunacomplottisti sono come quei teologi bizantini che continuavano a discutere animatamente del sesso degli angeli, mentre i Turchi erano ormai alle porte di Bisanzio (Costantinopoli) e stavano per mettere fine per sempre, non solo alle loro inutili dispute teologiche, ma all’esistenza stessa dell’Impero romano d’Oriente. Voglio dire che, per valutare se siamo andati realmente sulla Luna tra il 1969 e il 1972, ci sono prove molto più convincenti delle speculazioni sul materiale fotografico e filmato prodotto dagli astronauti (materiale che spesso i lunacomplottisti criticano non sulla base degli originali, che pure sono accessibili, ma di versioni di seconda o terza mano).

Ecco tre spunti di riflessione.

  1. Alle missioni lunari Apollo lavorarono nel complesso qualcosa come 400.000 tecnici civili. Vi sembra possibile che, dopo circa mezzo secolo, nessuna di quelle persone abbia mai tradito, neppure in forma anonima, il presunto segreto, cioè che tutto il loro lavoro non serviva a costruire razzi e strumenti in grado di permettere agli astronauti di andare sulla Luna, fare esperimenti scientifici e prelevare campioni di suolo lunare, ma era solo una messinscena ad uso e consumo dei media? E come mai, invece, documenti realmente segretissimi come quelli della CIA, conosciuti da un numero infinitamente minore di persone, prima o poi finiscono in rete perché qualcuno ha deciso nonostante tutto che il mondo deve sapere?
  2. Il Programma Apollo è stata un’impresa di enorme complessità e grandezza. Senza contare i reperti fisici, come i 382 kg di rocce lunari riportati sulla Terra dagli astronauti delle sei missioni sbarcate sulla Luna (rocce analizzate da laboratori di tutto il mondo), l’intero programma ha dato origine a un numero incalcolabile di documenti. Tutto questo materiale è direttamente accessibile a chiunque sia interessato: ci sono gli schemi tecnici dei razzi, del modulo lunare, del modulo di comando; ci sono le procedure, dettagliatissime, che gli astronauti dovevano eseguire; ci sono le registrazioni audio, le immagini e le trascrizioni di ogni singola operazione compiuta dagli astronauti durante le varie missioni Apollo; ci sono fotografie e filmati a colori realizzati, nello spazio e sulla Luna, utilizzando le migliori pellicole e le fotocamere e le cineprese più sofisticate che la tecnologia dell’epoca consentiva. Ci sono, ancora, migliaia di studi scientifici, pubblicati sulle più importanti riviste di settore, che descrivono e analizzano i risultati delle missioni Apollo. Vi sembra mai possibile che si possa falsificare integralmente, mantenendone la coerenza, una simile, immensa mole di informazioni, prodotta peraltro da migliaia di persone diverse e, spesso, senza rapporti tra loro, per di più nel corso di molti anni? La cosa veramente fantascientifica è pensare seriamente che tutto il materiale esistente sulle spedizioni lunari sia falso! Comunque, per chi vuole rendersi conto di persona della ricchezza di informazioni disponibili sulle missioni Apollo, consiglio di dedicare qualche ora a spulciare i seguenti siti: NASA Technical Reports Server; Virtual Microscope: Apollo collections; Apollo Lunar Surface Journal.
  3. L’Unione Sovietica tentò fino all’ultimo di insidiare agli americani il primato nell’esplorazione lunare. Provarono anche i sovietici a mandare un essere umano sulla Luna, ma fallirono (non solo nella missione, ma anche nel tentativo di tenere segreto quel fallimento). Tutto ciò che riuscirono a fare fu inviare, tra il 1970 e il 1976, delle sonde senza equipaggio, che prelevarono in totale 500 grammi di suolo lunare e li riportarono a Terra. La lotta tra USA e URSS per il primato nello spazio fu feroce, costosissima e senza esclusione di colpi. Eppure, la televisione sovietica, maestra nell’arte della censura, annunciò praticamente in tempo reale la notizia dello sbarco sulla Luna degli americani del luglio 1969, mandando in onda addirittura alcuni spezzoni della diretta effettuata dall’Apollo 11. Ai sovietici non mancavano certo le spie e la capacità di procurarsi informazioni segrete. Se vi fosse stata anche una sola, minima possibilità che lo sbarco degli odiati “imperialisti” americani sulla Luna fosse stata una finzione, una messinscena cinematografica, vi pare che i sovietici non avrebbero colto l’occasione al volo, smascherando l’imbroglio e umiliando il nemico di fronte al mondo intero?

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Michele Diodati
GruppoLocale

Science writer with a lifelong passion for astronomy and comparisons between different scales of magnitude.