Gambe Pazze

Francesco Cisco Pota
inutile
Published in
7 min readJun 13, 2017
Dal Bronx al resto degli Stati Uniti, a tutto il mondo. Qui in Messico. Photo by Reskiebak https://www.flickr.com/photos/maloof/

L’insegna Ferrari’s Pizza illumina l’angolo della strada sul quale alcuni ragazzi stanno attorno a un ghetto blaster. Padre Jacob li guarda da lontano. Si è bloccato di colpo, lasciando andare avanti gli uomini che erano con lui di qualche passo, non appena li ha visti. Ha subito iniziato ad accarezzarsi il mento, gli altri due uomini sanno che quando fa così è perché sta pensando.

«La chiamano break dance» dice uno dei due uomini. «Sono sempre più i ragazzi che la ballano.»

I ragazzi si stanno dimenando con delle mosse un po’ di kung fu, un po’ di ballo e un po’ qualcosa che si inventano loro, saltano come ossessi a ritmo di musica, ruotano sulla testa , mulinano le gambe, si fermano di colpo - Jacob imparerà che quel gesto si chiama freeze. Si sfidano tra loro. Lo scopo è evidentemente quello di sconfiggere l’avversario, di mostrare il proprio stile e di mostrarlo migliore, però non c’è violenza fisica. I tre rimangono in silenzio, Padre Jacob è parroco della Chiesa cattolica di San Martino di Tours a Crotona Park East, South Bronx, e ha una missione: salvare i suoi ragazzi.

Crotona, negli anni ’70, è un po’ come tutto il Bronx, pieno di case bruciate, abbandonato da buona parte dei suoi residenti e simbolo nazionale di decadenza. Ma Crotona ha delle spille da appuntarsi al petto in questo senso: quando il presidente Jimmy Carter passò in visita a Charlotte Street, una delle vie principali del quartiere, la dichiarò il peggior quartiere degli Stati Uniti, e negli Stati Uniti ce ne sono tanti di quartieri; qualche anno dopo nel 1981, visto il suo amabile aspetto, venne scelto come location per il film horror Wolfen. Sono queste le condizioni di lavoro di Padre Jacob.

Prima che andiate avanti a leggere, voglio essere del tutto sincero: non lo so se quello che ho descritto sopra fu il vero incontro tra Padre Jacob e la break dance. Immagino che non debba essere stato poi tanto diverso ma, appunto, me lo sono immaginato. Nelle strade di New York si ballava una cosa simile alla break dance già dalla fine degli anni ’60, alcuni dicono nata a Brooklyn altri sempre nel Bronx. Si chiamava Uprock: era un ballo che comprendeva gesti delle mani e movimenti del corpo il cui scopo era sconfiggere l’avversario. Alcuni passi furono poi ripresi ed evoluti dai breaker ma i due balli sono diversi, molto più concentrato sulle mani e sulla sconfitta dell’avversario il primo, sul movimento di tutto il corpo e sull'espressione personale il secondo. In ogni caso in giro per i quartieri si ballava, ci si dimenava, fin dalla fine dei ‘60.

E se in giro per i quartieri, agli angoli delle strade si ballava per stabilire il migliore, non deve essere stato poi molto diverso da come me lo sono immaginato l’incontro tra Padre Jacob e la break dance. Quello che so per certo è che Padre Jacob verso la metà degli anni ’70 iniziò a organizzare delle serate dove si ballava la break nella propria parrocchia, serate che divennero importanti punti di ritrovo e incontro per i breaker di varie zone. Il prete vedeva in quel ballo un modo per tenere lontani dalla strada e dalla violenza i ragazzi. Non ebbe torto e non ebbe nemmeno del tutto ragione. Se da un lato effettivamente molti ragazzi si tennero lontani dalle gang organizzando crew di breaker, dall'altro la mancanza di alternative, la scarsa speranza di migliorare le proprie condizioni sociali, poteva spingere comunque i ragazzi nella criminalità. Dei componenti originali della più famosa crew, la Rock Steady Crew, è rimasto solo quello che per me è il breaker per eccellenza, Richard Colon aka Crazy Legs, gli altri o sono spariti, o vendono hot-dog alle partite delle minor-league di Hockey, oppure sono in prigione.

Nel viaggio nei quartieri popolari della New York anni ’70 fino ad ora vi ho parlato di Djing e Writing. Queste due espressioni insieme a Mcing, che poi sarebbe l’inizio del rap, e alla breaking formano l’hip hop. Per questo si dice che l’hip hop è composto da quattro arti. Per altro nel modo di dire vi è un richiamo al mondo delle arti marziali, come anche abbiamo visto parlando di GrandMaster Flash. Ma comunque di quelle quattro arti, la break dance è quella che più difficoltà mi ha dato nel coglierne i motivi storici della nascita. Poi un giorno mi sono imbattuto in questa dichiarazione di Crazy Legs

I nostri genitori venivano tutti dal movimento per i diritti civili. Uscivano da un’era nella quale non era permesso esprimere se stessi. Quando noi danzavamo, era una sfida, una lotta. Danzavamo per poterci esprimere.

La New York popolare, afroamericana, latina e migrante degli anni ’70 rappresenta molto bene quella che viene definita post-civil rights era. Il movimento per i diritti civili ha ottenuto vittorie fondamentali e per certi versi, viste con gli occhi di allora, eclatanti. Una volta ottenuti i diritti, dopo il Civil Rights Act del 1964, i nodi vennero al pettine: nonostante ormai la totale parità di diritti, gli afroamericani, come i latinos e altre minoranze, vivano una condizione di abbandono. Assenza di politiche di quello che noi chiameremmo stato sociale, lavoro spesso sottopagato e precario, senza contratti e senza diritti, una fetta di cittadinanza abbandonata e che, in parte, riempiva questo abbandono con la droga o il crimine. Sono gli anni in cui il Black Panther Party for Self Defense organizzava le colazioni per i bambini o il sostegno per gli anziani, distribuiva cibo o cercava di tenere lontani dalla droga i giovani. Le colazioni del BPP erano rivolte a famiglie che non potevano permettersi la colazione, il sostegno agli anziani andava anche nell'accompagnarli a fare la spesa per portargliela all'appartamento che poteva essere a piano molto alti, e ovviamente senza ascensore. Era uno stato sociale autorganizzato e dal basso, esattamente come una reazione dal basso è stato l’hip hop in quegli anni.

Chi viveva in questi quartieri ha dovuto trovare dentro se stesso una reazione, i Black Panther erano una risposta politica, la break dance artistica. I primi sono stati repressi con grande forza dallo stato, i secondi sono riusciti a vincere la loro battaglia. O, forse, sono stati assorbiti e normalizzati. Come dimostra la parabola dei fondatori della Rock Steady Crew, solo uno di loro è rimasto in attività, e ha vissuto facendo il breaker. Gli altri sono stati piegati dalle condizioni che avevano attorno. Ma ciononostante quella è stata una battaglia che hanno combattuto, che ha segnato le loro vite.

Se la Uprock era quindi una sfida, la break dance era una forma di espressione di se stessi. Un’affermazione della propria esistenza che, come il writing, veniva portata in tutta la città. I ragazzi ballavano nei parchi, attenti alla polizia che chiudeva i loro show; ballavano nei club, sia quelli legali che quelli illegali. Un fermento percorreva dal basso la città. Oggettivamente l’avvento della break dance, e dell’hip hop più in generale, avrebbe cambiato la New York significativamente sia nell'immaginario collettivo che nelle condizioni concrete e reali. Ballando portavano con se la condizione dei propri quartieri e impedivano la rimozione di quanto vivevano.

Crazy Legs è il nome di battaglia di Richard Colon. Nelle origini dei personaggi che sono centrali nella storia che stiamo raccontando, si rivede quel calderone sociale che era il Bronx, e in generale i quartieri poveri di New York, in quegli anni. Crazy Legs è di origini ispaniche, Dj Kool Herc è un giamaicano, Taki183 ha discendenze greche, GrandMaster Flash proviene dalle Barbados. Il Bronx era un luogo di arrivo per molti immigrati e per chi veniva in città in cerca di lavoro e di una vita migliore. I Colon venivano da Jersey City, Richard nacque lì nel 1966. A nove anni, assiste a una sfida del fratello maggiore e inizia così a brekkare, questo il termine in italiano che non ho mai visto scritto quindi lo scrivo con le cappa perché fa molto hip hop.

Si brekkava all’angolo della strada, nei parchi pubblici, nei club, alcuni divennero mitici come la parrocchia di Padre Jacob oppure lo spiazzo d’asfalto in Public School 129. Ci suonavano e ballavano in tanti. Non appena i Furious Five o i Cold Crush Brothers iniziavano a suonare, le teste dei ragazzi spuntavano fuori dalle finestre, quelli all'angolo della strada drizzavano la schiena, e tutti ci si fiondavano. «C’è una jam al 1–2–9 Park!» Significava sfida, canti e balli.

Ogni breaker pensava di avere lo stile migliore, ogni crew pensava di avere lo show migliore, perché i passi e i balli venivano studiati, i ballerini si alternavano tra loro in base a delle coreografie. Per dimostrarlo ci si sfidava con gli altri ballerini mettendo in palio giacche e maglie delle rispettive crew. La sfida con gli altri era una parte centrale di questa affermazione. Le sfide potevano avvenire ovunque, nei locali e nelle stazioni della metropolitana. Queste sfide superavano le lotte tra gang: non è che la violenza sparì come per magia ma queste “nuove arti” avevano introdotto un nuovo modo di sfidarsi. In particolare la break dance con la sua componente corporea era quella che meglio simulava lo scontro, come faceva l’Uprock.

Mi sembra che, come per tutto il movimento dell’hip hop, ciò che spingeva questi ragazzi, e anche in questo caso sono i giovanissimi, a dimenarsi e a provare sempre nuove mosse fosse avere un’alternativa ed essere parte di un contesto. Forse non diversamente dal Mod di Quadrophenia, l’essere un breaker, come un writer, un dj o un rapper era un modo per aderire a qualcosa che creasse un senso di comunità. Ed esattamente come Jimmy in Inghilterra, anche i ragazzi del Bronx cercarono un rifugio nell’hip hop, ci si immersero dentro, a volte ne restarono incastrati altre spiccarono il volo. Furono anni di grandi cambiamenti, gli anni ’80 nascono lì, anche con il riflusso e forse non è sbagliato vedere questa come ultima espressione di una protesta politica collettiva. Ballare sapendo di contravvenire alle leggi e alle regole morali, imporre il proprio gesto e il proprio contesto era un modo per cambiare la realtà e la città che li escludeva.

Questo è un viaggio nella New York popolare degli anni ’70 qui trovate il prologo, la prima e la seconda puntata.

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