Come avrei mai potuto non amarti,quando mi sei apparsa all’improvvisocome una fiamma che avvampiincenerendo i cuori e i campi?
Il Diavolo sedette accanto a mesu una panchina sul lungolago,due passi dalla riva e dalla sciadel piroscafo che la lambiva.
Afferra la mia mano, stringila forte,voglio, perdio, voglio sentirequasi dolore nei legamentitra le mie e le tue dita chiuse a morsa.
Non è che un graffio nel tempoquesta mia vita di cenere e fiamma:un breve graffio, non sanguina neanche,s’imporpora appena, lungo il margineslabbrato dal rigore del ramospezzato che l’ha appena tracciato.
I gabbiani, qui, nidificano sui tettitra le antenne dei condominii,non lontani dal loro mare, giustodue colpi d’ala, e uno strido.
Mi prendi, m’accogli.Giovane ala della brezzache discende dal monteportando innocente frescuraalla opaca pianura.