Automobili del futuro: la svolta ambientale degli Stati Europei e dell’industria automobilistica

Francia e Inghilterra stanno progressivamente abbandonando i combustibili fossili, mentre l’India sancisce il suo altolà alla guida autonoma: come cambierà il nostro modo di guidare?

Forse Elon Musk direbbe:

Ci siamo rotti le palle di un inquinamento che noi stessi produciamo, perdendo tempo a guidare… perché non rinnoviamo tutto il mondo automobilistico?”

La benzina e il diesel hanno ormai i giorni contati. Nelle ultime settimane, la Francia e il Regno Unito hanno deciso di prendere le distanze dal combustibile fossile, vietando la produzione di motori a combustione interna entro il 2040. Una deadline ben precisa, che il settore automobilistico dovrà rispettare.

Il gruppo PSA, formato dalle case automobilistiche francesi Peugeot e Citroën, ha già confermato questo impegno, andando ad inserire nella propria gamma delle city car ibride e del tutto elettriche. A buona ragione: è stata Volvo, in Svezia, a dichiarare per prima la volontà di abbandonare il motore a carburante fossile, innescando la reazione a catena.

Nel frattempo, in Germania, il governo non si è ancora espresso sulla volontà di cambiare direzione, ma città come Monaco hanno già deciso di vietare la circolazione ai motori diesel. L’industria tedesca, infatti, aveva scelto di fare sul serio già da quache anno, portando sul mercato motori ibridi (Audi A4 e-tron) o completamente elettrici (BMW gamma i); ma non si è fermata qui.

Immagina di avere a disposizione un’auto che, schiacciando un tasto, possa diventare del tutto autonoma, permettendoti di leggere il giornale, rispondere alle mail, ma anche navigare sui social mentre ti porta a destinazione.

Audi ha deciso di provarci: nel 2018 arriverà sul mercato il nuovo modello di Audi A8, che disporrà del tastino “AI”. Per il momento può essere utilizzato in coda e soltanto a velocità inferiori ai 60 km/h, ma è solo il punto di partenza: il governo tedesco ha in programma di stabilire per legge quali comportamenti è necessario assumere mentre l’auto guida autonomamente, stabilendo anche le responsabilità in caso di incidente. La legge è prevista per [rullo di tamburi] settembre 2017.

L’industria e i governi stanno mettendo in moto (elettrico) una macchina in grado di generare innovazioni con rapidità.

Per dirla con le parole di David Bailey, professore di Strategia Industriale alla Aston Business School di Birmingham (UK), “vietare le vendite di motori a combustibili fossili entro il 2040 è un passio giusto, ma del tutto superfluo. Le auto elettriche stanno già arrivando e prima ancora di quella data saranno già la maggioranza. È come dire: vietiamo l’utilizzo della macchina a vapore entro il 2040!”.

Tutto chiaro quindi: niente più pompe di benzina e niente più valigie ricevute in regalo grazie alle carte premio dei benzinai.

Almeno in Europa.

PSA, durante la stessa conferenza stampa in cui ha dichiarato di convertire l’80% della gamma in motori ibridi entro il 2023, ha affermato anche di voler continuare a produrre automobili a benzina e diesel per i mercati Extra-UE.
La scelta è stata argomentata dalle attività del gruppo sullo scenario globale.

Ed è proprio spostando l’attenzione sullo scenario globale, che bisogna stare attenti alle esigenze di diversi Paesi e culture. Nitin Gadkari, Ministro dei Trasporti indiano, non si è espresso sul divieto di benzina e diesel, che come firmatario dell’Accordo Climatico di Parigi presumibilmente condividerà; piuttosto si è scagliato contro la guida autonoma.

In un Paese che soffre la disoccupazione, non possiamo permetterci di introdurre una tecnologia che spazzi via il lavoro”. Con queste parole, Gadkari ha voluto difendere i nuovi piani dell’India per impiegare 22.000 nuovi autisti di pullman e aprire 100 nuove scuole guida. La guida autonoma potrebbe quindi eliminare i numerosi posti di lavoro che il settore dei trasporti tradizionali intende tutelare.

In più, secondo il parere di Gadkari, l’India non è assolutamente il posto dove testare questa tecnologia, poichè il traffico diverrebbe troppo caotico e non esiste un’infrastruttura adatta a gestire dal punto di vista della circolazione stradale le automobili autonome.
Non è escluso che la questione relativa alla guida autonoma venga un giorno riproposta in India e venga accolta in maniera favorevole: si tratta semplicemente di dover aspettare il momento giusto.
L’India sta ancora crescendo, l’infrastruttura è tutta da costruire e c’è ancora tanta fame di lavoro.

Probabilmente, quando ci saranno condizioni più favorevoli dal punto di vista socio-economico, l’India potrà scegliere di sperimentare rapidamente la guida autonoma, dato che il mondo che la circonda sta cambiando.

Se ascoltiamo le parole di Wanis Kabbaj, direttore responsabile della logistica di UPS, gli autobus e i corrieri avranno un approcco più modulare: i veicoli dovrebbero senz’altro essere dotati di un’intelligenza autonoma ma dovrebbero al tempo stesso far parte di un nuovo tipo di “ecosistema tecnologico” nel quale poter agganciarsi tra di loro in un’unica struttura, per poi separarsi mano a mano che ciascun utente dovrà raggiungere la propria destinazione. A Gadkari potrebbe venire un infarto, pensando ai posti di lavoro che distruggerebbe un simile ecosistema.

Nel frattempo, possiamo mettere le gambe sul cruscotto, reclinare il sedile e goderci la nuova stagione del Trono di Spade. C3PO sceglierà il percorso più adatto per arrivare a destinazione solo a fine puntata. Oppure potremmo immaginarci la discussione del parlamento tedesco, quando si andrà a toccare l’argomento delle responsabilità : non è del tutto semplice stabilire chi avrà la colpa in un incidente, quando ad essere coinvolta sarà un’intelligenza artificiale. C’è chi ha proposto di dotare le auto di una scatola nera, che tenga traccia delle decisioni prese, stabilendo se il guidatore ha ricevuto un sufficiente preavviso e quanto tempo ha avuto a disposizione per prendere la sua decisione.

Pensando al futuro, viene da chiedersi quali saranno le decisioni che dovrà invece prendere l’AI se guiderà l’auto mentre i passeggeri staranno ricamando a maglia sui sedili.

Negli Stati Uniti hanno iniziato a rivolgere questa domanda proprio ai guidatori: l’MIT ha pubblicato un sondaggio online, chiamato moral machine, il cui scopo è appunto capire i comportamenti del guidatore medio davanti a situazioni inaspettate. Ad esempio, i freni della macchina sono in avaria, e il guidatore ha perso il controllo del veicolo, che rischia di piombare sulle strisce pedonali. Proprio in quel momento sulle strisce trovi una mamma con il passeggino sul tuo lato e una simpatica nonnina dall’altro, che si apprestano ad attraversare: pensi che in quel frangente il veicolo dovrà scegliere di continuare la corsa piombando sulla madre con il passeggino, oppure travolgere l’anziana signora che ha appena ritirato la pensione?

Capire queste logiche ci permetterà di avere un’intelligenza artificiale più sicura ed affidabile — più di quello che è adesso: a parità di chilometri percorsi, le automobili autonome hanno causato un numero irrisorio di incidenti, dimostrandosi piloti migliori della propria controparte umana. Ogni anno ci sono 1 milione e 200.000 incidenti stradali causati da guidatori umani. Per questo motivo l’esperimento della moral machine è così importante.

I dati vengono raccolti ed elaborati, e probabilmente serviranno ad allenare l’AI che ci porterà dal punto A al punto B in macchina, quindi non essere crudele: quando saremo pronti per la guida autonoma potresti essere tu l’anziano sulle strisce.

E tu ti sei stancato dell’inquinamento e del tempo perso a guidare la macchina? Oppure pensi che ci sia ancora tanto da fare prima di rivoluzionare il mondo dei trasporti?
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