OnStage e l’arte della muratura a Villa Maraini.

Wind Tre ha portato i suoi Stagiaire alla Fondazione Villa Maraini Onlus di Roma per vivere un‘esperienza molto particolare.

Wind Tre
WIND TRE
5 min readDec 5, 2017

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Sarà Eleonora, una degli OnStage Protagonists, a raccontarvi di cosa si tratta e cosa questa esperienza ha lasciato ai nostri ragazzi.

Il Charity Day è stata senza dubbio la tappa con la più alta carica emotiva di tutta la nostra storia di formazione: personalità tanto composite e complesse ci hanno accolto nel loro quotidiano governato da prassi lontane dalla routine aziendale e basato su tipi di relazione e confronto diversi.

Per capire bisogna ascoltare, per conoscere è necessario comunicare informazioni, sensazioni ed emozioni. La condivisione, elemento imprescindibile dell’iter terapeutico, è stata, infatti, il motore dell’intera giornata e, forse, la lezione più grande che Luca, Alessandro, Roberto e tutti gli altri ci hanno insegnato.

“Le storie dei ragazzi — ci racconta Giorgia — ci hanno trasmesso quanto sia importante essere in grado di condividere con gli altri le proprie emozioni e i propri problemi. Abbattendo quei muri che costruiamo intorno a noi stessi per paura, è possibile creare quel senso di solidarietà ed empatia indispensabile in qualsiasi team o rapporto.”

L’obiettivo, infatti, era suscitare in noi una riflessione profonda riguardo al modo in cui ci relazioniamo con l’ambiente e le persone che ci circondano, al percorso che stiamo compiendo e alle dimensioni che, seppur non facciano parte del nostro quotidiano, esistono e compongono la realtà in cui ci districhiamo ogni giorno. In una sola giornata con i ragazzi della comunità terapeutica di Villa Maraini, gli spunti sono stati molti: mettersi in gioco, dimostrare flessibilità e spirito di adattamento, avere il coraggio di condividere e lavorare in team aprendosi con i compagni.

Il familiare ambiente della quotidianità aziendale è venuto meno e con esso gli archetipi relazionali e i modelli di esecuzione dei task soliti. Il risultato?

Tutti insieme, ospiti e non, ci siamo messi davvero in gioco e abbiamo lavorato schiena a schiena per raggiungere obiettivi comuni. Pur trovandoci catapultati in una realtà differente, abbiamo imparato a vivere appieno in quella situazione, making the best out of it.

Il team work è stato la chiave di volta: attraverso una collaborazione profondamente sentita e voluta, rendendosi testimoni della comunicazione più franca e trasparente si possono raggiungere anche gli obiettivi più impensabili — come tre neolaureati che con sabbia, roccia tritata, calce, acqua, blocchi di tufo, cazzuole e i preziosi insegnamenti degli ospiti Danilo e Nicola hanno costruito un solidissimo muretto. Proprio così, con i ragazzi della comunità abbiamo costruito staccionate, muretti in tufo e abbiamo tinteggiato muri!

“Attraverso le attività svolte — ci spiega Mattia — abbiamo toccato con mano quanto sia importante in un team sfruttare le abilità e le idee di ciascun individuo: soltanto unendo le “diversità” è possibile massimizzare i risultati.

“Le parole chiave sono semplicità e umiltà: tanto più ci si relaziona con persone che possiedono e mostrano queste qualità, tanto più si riesce a tirarle fuori da noi stessi e a dare il massimo”, ci spiega Giulia.

Così Wind Tre ha voluto salutare i suoi ragazzi con un’ultima lezione volta a far aumentare la consapevolezza della presenza di una moltitudine di scenari, governati da regole diverse, ma con delle variabili indipendenti costanti: coloro in cui riponiamo la nostra fiducia rappresentano per noi la carta migliore da giocare e non c’è ricchezza più grande che essere depositari della fiducia altrui. Secondo il detto da solo più veloce, insieme più lontano, ciò su cui si deve imparare a lavorare e ad aprirsi è fidarsi dei propri compagni di viaggio.

OnStage è stata senza dubbio un’avventura. In sei mesi ne abbiamo viste tante e ne abbiamo fatte di cotte e di crude. Abbiamo imparato a descriverci e a far incuriosire persone parlando appena 30 secondi grazie alla tecnica di personal branding dell’elevator pitch. Abbiamo scoperto che non c’è ricchezza più grande delle persone che camminano al nostro fianco e che in noi ripongono la loro fiducia. Abbiamo imparato, grazie alla giornata al Luiss Enlabs, che esistono diversi percorsi che all’età di 24 anni ci è ancora consentito intraprendere e che non dobbiamo aver paura di metterci in discussione over and over. OnStage è stato un percorso pieno di challenge e stimoli, una preziosa palestra per il futuro di giovani neolaureati. Con la sua fine OnStage segna l’inizio di una nuova fase della vita di tutti noi.

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