Crampi Regions’ League — Un fan fiction di successo | Episodio 01

Crampi Sportivi
Crampi Sportivi
Published in
8 min readApr 23, 2016

Come sarebbe la Serie A divisa per regioni? Ne abbiamo parlato qui, creando una sorta di guida per il Nord, il Centro e il Sud. È tempo di provare a simulare questa follia tramite Pro Evolution Soccer 2016, con la speranza che possa divertirvi ancora.

Il tempo dei proclami è finito: dopo un travagliato parto, la neonata Lega Italiana diventa argomento di comune conversazione tra i tavoli dei bar italiani. C’è voluto un po’ per metabolizzare il cambiamento, ma alla fine la maggior parte dei tifosi accetta la rivoluzione. Tavecchio si dice soddisfatto nel pre-stagione:

«Abbiamo optato per una svolta radicale. Tuttavia, mi auguro che questa decisione dia una svolta a lungo termine».

Al sorteggio dei calendari, tutto il mondo ci guarda con un filo di curiosità: siamo l’unico paese ad aver sconvolto così il proprio pallone.

Per riparare parzialmente la loro mancanza, la nuova Lega prende subito accordi con le regioni escluse. Il sorteggio dei calendari avviene a Matera, nella città appena eletta capitale europea della cultura per il 2019 insieme a Plovdiv.

Stesse novità per la Supercoppa Italiana: per disputarla bisognerà attendere la chiusura della prima stagione nell’estate 2016, ma intanto si è già deciso dove si terrà. Se la Supercoppa Europea va a Tbilisi, quella nostrana andrà per due anni al Druso di Bolzano. L’impianto è solo di 3500 posti, ma gli accordi politici hanno la meglio.

Da fuori, De Laurentiis critica la mossa: «Nonostante la nuova lega sia disposta in forma regionale, sarebbe sempre meglio fare la prima giornata all’estero». Ne nasce un’altra lite con l’ex presidente del Napoli, prima che il campionato prenda il via. Il campionato sembra aperto, ma l’inizio della stagione sconvolgerà qualunque certezza.

La partita d’apertura

Per l’esordio della Lega Italiana, viene scelta una partita interessante e al tempo stesso iconica: Italica-Sicilia al St. Jakob’ Park di Basilea. Interessante perché la Sicilia non è fortissima, ma ha in squadra quel Mario Balotelli che infiamma l’atmosfera anche solo con la sua entrata in campo. Inoltre, l’Italica è un po’ il dark horse nella corsa al titolo.

Iconica perché è la sfida tra la squadra degli italiani naturalizzati o nati all’estero e una delle compagini che rappresenta maggiormente il Sud. Franco Vázquez, numero 10 dell’Italica, usa parole al miele per la Sicilia che l’ha fatto esplodere:

«Non dimenticherò mai l’esperienza di Palermo. Mi sembra tutto così strano: due mesi fa ero a Mondello in attesa del ritiro o di un possibile passaggio alla Juventus, oggi sono qui…».

Nella cerimonia iniziale, la Lega Italiana non bada a spese: a Basilea c’è il nuovo presidente FIFA Infantino, l’ex capo della UEFA Platini. Persino Sepp Blatter è allo stadio, seppur per un tempo solo. Tavecchio per la prima volta ha un sorriso convinto, mentre le due squadre si preparano a scendere in campo.

In teoria la partita dovrebbe essere combattuta. La realtà è ben diversa: la gara diventa prima una contesa a senso unico, poi un massacro calcistico. L’Italica è in vantaggio dopo appena 18 minuti con Soriano, mentre la punizione di Giuseppe Rossi mette già in ghiaccio la partita.

Quando l’Italica segna il 3–0, qualcosa scatta nella testa di Mario Balotelli: è tutta la gara che viene fischiato. Ci sono tifosi dell’Inter, del Milan, in generale da tutta la Lombardia (visto che la squadra di Prandelli gioca in trasferta la prima giornata). La Sicilia non riesce a imporsi, ma al 30’ SuperMario dice basta.

Scambio in velocità con Crimi, uno-due con l’ex centrocampista di Latina e destro fulminante.

Rafael vede la palla con ritardo e l’attaccante si lascia andare a un’esultanza polemica. Come al solito. Tuttavia, la classifica cannonieri dopo un mese di stagione gli darà ragione almeno sul riscatto personale.

Alla fine del primo tempo, il punteggio è di 4–1: dominio assoluto. Tra il pubblico, c’è anche Matteo Salvini. Da sempre contro gli stranieri, veste polemicamente una maglia della Sicilia. All’intervallo si lascia andare a un tweet polemico: «Meglio che vincano gli italiani che gli oriundi: sono sempre stato contro di loro».

Per tutta risposta, l’Italica dilaga nella ripresa: al rientro dagli spogliatoi, la squadra allenata da Marco Giampaolo sfrutta la difesa alta di Marino. Dopo la reti di Eder, Giuseppe Rossi e Jorginho, il risultato finale è impietoso: 7–1. Per Marino — che aveva già vissuto un dramma sportivo del genere — non ci sono parole, tanto da rifiutare qualsiasi domanda nella conferenza stampa post-gara.

Qualcosa non va sotto il Vesuvio

Le cose non vanno benissimo al Sud. Se la Sicilia non ride dopo l’esordio, peggio ancora va alla Campania. La squadra di Sarri avrebbe un calendario agevole nella fase iniziale (le prime tre sono tutte in casa), ma spreca le occasioni per fare bene. Alla prima, di fronte a un San Paolo gremito, i biancorossi perdono 4–0 contro il Piemonte del trio Giovinco-Gilardino-Lanzafame.

Dopo aver strappato un pareggio a reti bianche contro la Lombardia, il dramma vero è alla terza giornata. L’Abruzzo di Di Francesco è in teoria la squadra più debole di tutta la nuova Lega Italiana, ma la difesa non va e finisce 4–2 per gli ospiti. Al quarto gol, realizzato da Daniel Ciofani, lo stadio si svuota. Ed è solo il 65’.

La vittoria in Friuli-Venezia Giulia non risolleva il morale, visto che alla quinta giornata la trasferta dell’Olimpico è un massacro: 4–0 per il Lazio, doppietta di Totti, Quagliarella espulso. E Sarri è già sulla graticola.

Uno dei quattro gol rifilati dal Lazio alla Campania: Totti fa doppietta.

Anime in difficoltà

Nelle retrovie, ci sono altri due allenatori che soffrono. Il primo è Roberto Mancini, che di professione non fa altro che lamentarsi (come faceva al City). La selezione mista di Marche e Umbria è ancora in fase embrionale e lo si vede in campionato: due punti, ma zero gol segnati. Il difensivismo ad oltranza non porta lontano.

Lo sa anche Serse Cosmi, suo assistente per appena quattro giornate prima di rassegnare le dimissioni. Il tecnico umbro non ci mette molto a spiegare il perché:

«Con questo approccio, la squadra non sfrutta le potenzialità che ha. Ho visto Bonaventura giocare quasi da terzino: è ridicolo. Non assisterò a questa deriva».

Al “Libero Liberati”, il clima si fa pesante. Falcinelli, perugino doc, trascende la logica regionale e si attacca in allenamento con alcuni tifosi della Ternana. Non basta neanche il pareggio a reti bianche contro la Toscana a rimettere a posto le cose.

Mancini chiude tutto con una battuta spiacevole: «Domenica? Gioca Tonucci. Certo, potessi cambiare consonante…». Solo in seguito, i giornalisti capiranno il riferimento a Leonardo Bonucci, che ha esordito in A proprio con Mancini all’Inter.

E c’è a chi va peggio. Prendiamo Antonio Conte: dall’Italia alla Puglia, da ct sempre sotto i riflettori a conterraneo contestato. Perché se almeno Mancini ha raccolto due punti, l’ex allenatore della Juventus è ultimo. ULTIMO. Non è la prima volta che gli capita, ma rivivere quella sensazione da allenatore affermato è difficile.

I picchi negativi arrivano contro Liguria e Sardegna, due squadre più deboli — almeno sulla carta. Due 1–0 — il primo al “San Nicola”, il secondo al “Sant’Elia” — che fanno male. Conte rispolvera un vecchio adagio per descrivere il momento:

«Una volta vi dissi che non ci si può sedere al ristorante con 10 euro. Qui siamo in una bettola nel nulla e non abbiamo neanche 50 centesimi».

Nessun gol segnato, nessun punto conquistato. E arriva pure la sconfitta in Sardegna con questo gioiello di Cossu.

Si pensa addirittura alle dimissioni, poi un confronto con la Regione — che sta ricavando molti soldi (e attenzioni) dal ritorno del figliol prodigo Conte — fa cadere tutto. Ma quanto durerà?

Favorite, ma con garbo

Se l’Italica trita qualunque avversario trova sulla sua strada, le presunte favorite tentano di tenere il passo. Tranne la Campania guidata da Sarri, almeno le altre sembrano essere sulla scia della capolista.

La Toscana può contare sulla solidità difensiva del blocco juventino Buffon-Barzagli-Chiellini-Rugani. Dopo cinque giornate, i rossi sono imbattuti e gli unici con la porta imbattuta.

La Lombardia convince di meno, ma ha ridato ossigeno a Cesare Prandelli, che sembrava finito dopo il disastro post-Mondiale al Galatasaray. Invece, la squadra capitanata da Pirlo vola dopo cinque partite.

Paloschi sblocca la gara contro il Friuli-Venezia Giulia.

L’Emilia-Romagna è partita in seconda fila, ma il lavoro di Ancelotti e i gol di Toni hanno permesso di scalare agevolmente la classifica. Se escludiamo la goleada presa a Basilea contro l’Italica (0–4), la regione può dirsi soddisfatta. Almeno finora.

Il Lazio ha avuto una partenza con molti big-match, però ha travolto la Campania e in casa sembra avere una discreta forma. Ranieri si lamenta della mancanza di prime punte classiche (Totti e Pepe, a modo loro, sono rimpiazzi tattici), ma i 39 anni del Pupone sembrano pesare poco sul suo scoring rate.

Ci sono due piccole sorprese: la prima è il Veneto. Nonostante Del Piero giochi appena 16 minuti in cinque giornate, la squadra va. Guidolin gli ha dato un’impostazione simile alla sua vecchia Udinese, seppur con meno talento. La tripletta di Longo alla prima di campionato è una sorpresa per tutti.

L’altra è il Piemonte. Molti non erano convinti: età-media alta, pochi fuoriclasse, Gilardino in là con gli anni, Nicola sottovalutato. Invece il Piemonte sbanca il San Paolo e poi mette in difficoltà anche il Lazio. Solo il tempo dirà se è stato un fuoco di paglia…

Gli undici eroi sabaudi del San Paolo, dove vinceranno 4–0.

Il logo della Crampi Regions’ League è stato realizzato da Alessia Lamantia

(continua…)

Articolo a cura di Gabriele Anello

--

--