Anecdota Critica — Leonardo da Vinci

Il genio fiorentino nelle avventure di Ezio Auditore tra stereotipi e mistero.

Ioannis Largo
Frequenza Critica
6 min readJul 9, 2021

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Santa Maria del Fiore in Assassin’s Creed 2

Terzo appuntamento di questa rubrica formata da riflessioni, aneddoti e curiosità.

Questo terzo appuntamento è strettamente collegato a quello precedente, e in particolare a come l’aspetto narrativo di un videogioco sia sempre in parte il frutto di immagini, principi e meme memorizzati involontariamente dagli sviluppatori attraverso il consumo precedente di altri prodotti, o addirittura l’istruzione scolastica. Come anticipato in precedenza, il protagonista di questo articolo è Assassin’s Creed. Allego un articolo della rubrica “Videogiochi da ascoltare” di Alteridan dedicato proprio all’ultimo capitolo di questa saga; ha ancora il broncio per la recente mia appropriazione abusiva della sua rubrica.

La saga di Assassin’s Creed dei canadesi della Ubisoft Montreal è composta da ben trenta titoli includendo anche i diversi spin-off destinati alle console portatili e agli smartphone. Questa saga è un ottimo esempio per l’argomento che stiamo affrontando, perché i titoli sono ambientati in diversi luoghi ed epoche storiche. Inoltre due particolari caratteristiche ludiche, come la struttura open-world e il taglio cinematografico, fanno risaltare la volontà da parte degli sviluppatori canadesi di ricostruire luoghi e tempi lontani.

Negli ultimi anni la Ubisoft Montreal ha iniziato a vantarsi di meno dell’accuratezza storica dei suoi titoli preferendo puntare i riflettori esclusivamente sull’aspetto ludico o sul carisma dei suoi personaggi. Accuratezza storica, altra buzzword usata a casaccio principalmente da un pubblico riottoso per giustificare le più svariate idee (principalmente misogine o complotti contro la razza bianca come la maionese), roba del tipo: “No, Ubisoft non può inserire donne guerriere alla Xena, questo non è storicamente accurato!” Dove ovviamente la risposta coerente sarebbe, “Mio caro amico, ma proprio in questo momento ti importa l’accuratezza storica? Tolleri gli alieni, templari contro assassini, le mele, prendere a pugni il Santo Padre manco questo gioco fosse il figlio sociopatico tra MGR e Power Instinct Matrimelee, ma le donne guerriere, no?”. In verità, questo è un discorso maggiormente complesso che accennai parlando di Crusader Kings 3.

Screenshot di Assassin’s Creed Odyssey
Il recente Assassin’s Creed Odyssey è ambientato nella Grecia classica tra mitologia e numerose licenze storiche.

Il secondo capitolo della saga è ambientato nell’Italia rinascimentale tra Firenze, Venezia e Roma. Forse il titolo maggiormente famoso e conosciuto della saga grazie a un’ottima scrittura, a ottime meccaniche di gioco (modificate leggermente e accuratamente nei capitoli successivi seguendo l’idea di squadra che si vince non si cambia) e anche l’ambientazione. La campagna pubblicitaria era molto orientata alla qualità della ricostruzione delle città, che permetteva così di combattere i cattivi e saltellare allegramente tra il Colosseo e Santa Maria del Fiore.

L’Italia e gli Italiani di Assassin’s Creed richiamano perfettamente un’immagine stereotipata tipica delle produzioni oltreoceano tra guasconi, donne risolute e ribelli, e una tendenza italiana allo sproloquio; ma maggiormente interessante è per noi la raffigurazione delle diverse figure storiche presenti, tra un Machiavelli capo della Lega degli Assassini, le invenzioni incredibili di Leonardo da Vinci e gli ambiziosi Borgia. Niente di nuovo, ma parte di un insieme di immagini e idee che hanno le loro origini ben mezzo millennio fa, in pieno tempo di guerre di religione tra l’Europa della Riforma e l’Europa della Controriforma. I numerosi libelli anonimi contro la corruzione delle istituzioni cattoliche, le polemiche letterarie e filosofiche che sfociavano nell’idea che alcuni autori, e in particolare Machiavelli, avessero scritto trattati infami destinati ai tiranni e ai nemici della religione (senza scomodare l’aggettivo machiavellico; nei paesi di lingua anglosassone il demonio è indicato spesso come Old Nick, il Vecchio Niccolò) privi di qualsiasi etica, hanno avuto le loro conseguenze nella formazione di un immaginario comune occidentale sul Rinascimento.

Machiavelli gioco da tavolo
Machiavelli, gioco da tavolo della Avalon Hill, evoluzione del precedente Diplomacy. Gioco ambientato nell’Europa Rinascimentale che prende il nome dell’autore fiorentino.

Prima di passare alla seconda parte dell’articolo, rimaniamo ancora su Assassin’s Creed. Una cosa che mi ha sempre colpito nel doppiaggio originale non è solo il buon italiano, benché tendente al turpiloquio, ma che molti personaggi secondari pronunciassero la parola virtute. Una parola tipica dell’italiano aulico, rarissima oggi, ma stranamente amatissima dagli anglo-americani e dai canadesi. Diversamente i nipponici sono affezionati in particolare a Ciao.

Domanda…

Davvero Leonardo da Vinci era omosessuale?

Non lo sappiamo.

Ok, l’articolo è finito, ci vediamo al quarto appuntamento, dove parleremo di un gioco nipponico perduto su Cristoforo Colombo, roba che avrebbe inserito il genovese nel mondo di quelle simpatiche kawaii bimbe di Touhou. Cosa Dama? Devo continuare? Per forza? Ma ho esaudito la curiosità del lettore e poi lo sai, nella società in cui viviamo tutti vogliono la risposta certa e se ammetti di non averla o parli di probabilità ti guardano storto e sospettano che il 6 gennaio fossi a sfasciare mezzo Campidoglio.

Ah…

Tuttora studiosi e semplici appassionati provano a ricostruire la biografia di Leonardo da Vinci, autore di cui non è giunto un corpus di opere letterarie fatte e finite nelle quali potevano essere narrati vari aspetti della sua vita privata. La ricchissima biblioteca di Leonardo, testimoniata dai suoi contemporanei e dalla generazione successiva, formata da numerosi manoscritti e codici andò pian piano suddivisa e in buona parte perduta.

Da secoli si cerca qualche notizia biografica in questi codici e nelle loro annotazioni e ovviamente nelle opere artistiche facendo le più diverse speculazioni. Anche le testimonianze archivistiche sono poche rispetto a quelle di autori contemporanei e successivi.

Leonardo da Vinci e Ezio Auditore in Assassin’s Creed 2

La principale biografia di Leonardo è quella di Giorgio Vasari, il quale aveva otto anni alla morte dell’artista toscano. Vasari riuscì a raccogliere numerose notizie da allievi di Leonardo e dipinse quest’ultimo come un uomo tanto geniale quanto misterioso, dotato di tutte le qualità dell’uomo del suo tempo: brillante conversatore, erudito in tutti i campi possibili, dotato di un’intelligenza e di una memoria incredibili, buon cavallerizzo e di una bellezza incredibile. Descrizione simile lo troviamo in due piccole opere precedenti l’Elogio di Paolo Giovio e l’Anonimo Gaddiano, quest’ultimo un manoscritto pubblicato solo alla fine del diciannovesimo secolo. Da queste opere non c’è nessun accenno a una probabile omosessualità dell’artista.

Sono gli autori dei primissimi anni del Novecento e in particolare il Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci di Sigmund Freud a indagare sulla vita sessuale dell’artista fiorentino (potete leggere gratuitamente l’edizione inglese su archive.org). Diversi studiosi hanno studiato le diverse opere di arte e soprattutto i vari appunti sui diversi codici per poter trovare anche un minima prova: il diverso dettaglio nel rappresentare i corpi femminili e quelli maschili, una frase sul coito in un codice; tanti spunti per varie speculazioni (non solo omosessualità, ma anche asessualità)

Su tale questione entra in gioco anche una particolare testimonianza archivistica, ossia una sentenza del 7 giugno del 1476.

Oggi chiamiamo Bocca della Verità un mascherone marmoreo, probabilmente di età Tardo Antica, murata nel pronao della Santa Maria in Cosmedin a Roma. Nella Firenze rinascimentale, bocca della verità era un nomignolo dato a delle piccole cassette nel quali si potevano infilzare delle denunce anonime.

In quel 1476, uno di quei fogli inseriti denunciava un ventiquattrenne Leonardo da Vinci e altri tre giovani di aver sodomizzato il diciassettenne Jacopo Saltarelli, apprendista orafo e prostituto. La pena per tale accusa era addirittura la morte sul rogo, ma gli ufficiali fiorentini non trovarono nessuna prova, e in quel 7 giugno i giudici chiudono definitivamente la causa dichiarando il non procedimento. Diversi studiosi hanno provato a ricostruire le cause di questa denuncia, oscillando tra il complotto politico anti-mediceo o a uno scontro tra amanti, dove il giovane Leonardo era citato solo per far numero. Ma l’unica notizia certa è quella carta e quella dichiarazione di non procedimento.

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