La prima immagine in assoluto inviata dalla superficie di Marte. Fu acquisita il 20 luglio 1976 dal lander Viking 1. Credit: NASA

È vero che tutte le foto che arrivano da missioni spaziali sono false?

5/7. Sette risposte ai più comuni pregiudizi complottisti su astronomia ed esplorazione spaziale

Michele Diodati
GruppoLocale
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3 min readJun 7, 2017

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“Perché continui a pubblicare post con immagini di Marte (o di Saturno o di Giove o di Plutone ecc.), quando è chiaro che le foto sono false e che le missioni che avrebbero prodotto quelle foto non ci sono mai state?”

RISPOSTA

Ci sono davvero persone convinte che tutte le immagini prodotte da centinaia di satelliti e sonde in 60 anni di esplorazione spaziale siano false. È una convinzione a dir poco paranoica, ma non per questo meno reale: i post con immagini da Marte, da Saturno ecc. hanno ricevuto spesso commenti che tentavano di ridicolizzare le foto scattate da Mars Reconnaissance Orbiter, da Cassini e altre sonde, considerandole del tutto fasulle.

Perché ci si convince di una cosa del genere? È una diffidenza che nasce dall’esperienza di essere stati truffati in passato? O, piuttosto, chi ha questa paranoia ha in sé la mentalità del truffatore e pensa che tutti agiscano inevitabilmente allo stesso modo? Non lo so.

Quello che so è che mandare sonde su Marte o in orbita intorno a Saturno è un lavoro complicato, difficile, costoso, che richiede altissime competenze, ma assolutamente possibile. È dagli anni ’60 del secolo scorso che americani e sovietici, giusto per citare i primi, possiedono la tecnologia per spedire sonde verso la Luna e verso altri pianeti del sistema solare: ne sono esempi le dieci sonde del Programma Mariner degli Stati Uniti e le sedici del Programma Venera dell’URSS.

A tutt’oggi sono migliaia i lanci spaziali effettuati in tutto il mondo, da molte nazioni e agenzie spaziali differenti, con finanziamenti e interessi politici differenti. Convincersi che tutto ciò non sia mai avvenuto, che i Pioneer non abbiamo mai fotografato Giove, che i Voyager non abbiano mai fatto il gran tour del sistema solare a cavallo tra gli anni ’70 e gli anni ’80, che i due Viking non siano mai scesi su Marte, che Cassini non sia da oltre 12 anni in orbita intorno a Saturno, che le sonde europee Giotto e Rosetta non abbiano mai visitato la cometa di Halley e la cometa 67P è quanto meno bizzarro.

Esistono letteralmente milioni di documenti, liberamente consultabili, che descrivono le fasi di progettazione, costruzione, test, lancio e navigazione spaziale di quasi ogni sonda lanciata nello spazio nell’ultimo mezzo secolo. Esistono archivi immensi di immagini, contenenti le coordinate spaziali e temporali di ogni scatto, che permettono di eseguire controlli incrociati sulla coerenza dei contenuti fotografati. Esistono centinaia di migliaia di studi scientifici, prodotti sulla base dei dati raccolti durante le missioni spaziali di tutte queste sonde. Esistono le ricadute pratiche, economiche, dei progressi resi possibili dal continuo affinamento delle tecnologie, inevitabile quando si deve vincere la sfida di mantenere una sonda pienamente operativa mentre si trova nello spazio, sottoposta a raggi cosmici, radiazioni e sbalzi termici di centinaia di gradi. Esiste un’industria mondiale che fattura miliardi di dollari ogni anno, della quale fanno parte società che costruiscono razzi, componenti elettronici, sensori, strumenti di ricerca, motori, isolanti termici e un’infinità di altri materiali usati in un modo o nell’alto nella costruzione di sonde, satelliti, telescopi e moduli spaziali (in Italia opera la multinazionale Thales Alenia Space, per citarne una): un’industria che dà lavoro a migliaia di persone. Cosa fanno gli ingegneri, i tecnici, gli operai, i manager di queste società tutti i giorni, tutto l’anno? Si grattano la pancia, perché tanto è tutto finto?

Mi sembra inutile proseguire oltre: chi è convinto che le immagini che riceviamo dalle sonde in orbita intorno a pianeti, comete e asteroidi del sistema solare siano false o è un burlone o non ha mai ragionato seriamente su questi argomenti oppure, davvero, ha solo bisogno di uno psicologo. Ma uno bravo.

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Michele Diodati
GruppoLocale

Science writer with a lifelong passion for astronomy and comparisons between different scales of magnitude.