IJF19, una bella avventura

Luca Garosi
Perugia Giovane
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2 min readApr 9, 2019

Un racconto multimediale su fake news, fact-checking e disinformazione

La foto della redazione: 8 studenti universitari e 32 studenti delle superiori hanno lavorato insieme per raccontare alcuni panel del Festival del Giornalismo (nella foto anche i due docenti del Liceo Pieralli che mi hanno aiutato in questa esperienza: Gabriella Giudici e Sergio Pasquandrea)

Esperimento riuscito. Il Festival del Giornalismo è un appuntamento veramente importante per il mondo dell’informazione e della comunicazione. Quest’anno un gruppo di 40 ragazzi (8 studenti universitari e 32 delle scuole superiori) hanno lavorato insieme raccontando alcuni appuntamenti della kermesse.

Otto redazioni di 5 componenti ciascuna hanno fatto interviste a giornalisti ed esperti, seguito eventi, scattato foto, realizzato infografiche. Il loro lavoro è stato inserito sulla pagina Facebook “Perugia Giovane” e sull’account instagram @pierallialfestival.

Nell’enorme proposta fatta dagli organizzatori abbiamo selezionato alcuni panel: tutti legati ai temi delle fake news, del fact-checking e della disinformazione.

Abbiamo approfondito il nuovo concetto di deepfake, cioè quelle notizie create ad arte grazie all’intelligenza artificale. Una tecnica che permette — ad esempio — di realizzare video nei quali il protagonista dice cose che non ha mai detto nella realtà. Ormai è famoso il video realizzato da Jordan Peele, attore, regista e sceneggiatore americano, nel quale fa dire ad Obama una frase che lui non ha mai pronunciato.

Sicuramente l’aspetto più interessante per i ragazzi è stato l’incontro con i protagonisti del mondo del giornalismo, che si sono prestati ben volentieri a farsi intervistare dai giovani che volevano approfondire i temi legati alle fake news.

Come Amalia De Simone, giornalista d’inchiesta e video reporter di Corriere.it:

A Caterina Froio, dell’Istituto di Studi Politici di Parigi, abbiamo chiesto come il populismo usa le fake news:

Tornando ai panel che abbiamo seguito l’incontro in cui è stato presentato “Verificado”, un esempio pratico di giornalismo collaborativo, fondato nel 2018 in Messico. Grazie alla collaborazione è più facile smascherare le notizie false.

Nell’incontro con Mark Boas e Tom Trewinnard dal titolo “Verifica dei video: una cassetta per gli attrezzi” sono stati presentati alcuni tool di verifica dei video molto interessanti e soprattutto utili. Riflettere sul rapporto tra video e fake news è sempre più importante perché anche il giornalista si sta trasformando in un “tuttofare” e tra le sue principali mansioni ci sono proprio quella di video-maker.

Una delle conseguenze delle fake news è che il lettore tende a perdere fiducia nei confronti di chi dovrebbe informarlo, ovvero i mass media, nello specifico i giornalisti. Come si fa a recuperare questo rapporto di fiducia?

Cosa può fare la tecnologia per il aiutare a verificare i fatti? Oggi fare fact-checking è abbastanza semplice grazie a dei tool presenti in rete gratuitamente.

Infine, un’utile riflessione sulla disinformazione, che è dovuta alla tendenza ad accettare qualsiasi verità, purché sia allineata con il proprio pensiero, il costante disinteresse nella ricerca delle vere informazioni e la totale assenza di interesse verso contenuti più professionali.

La disinformazione passa solo sulla rete? In realtà no, un ruolo fondamentale lo ha ancora la televisione che viene sottovalutata nel suo ruolo nella disinformazione e nella propaganda.

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Luca Garosi
Perugia Giovane

Giornalista RAI, docente universitario e formatore professionale. Autore di “Comunicare (bene) in rete” e di “Green Branding”