Quante volte ho osservato, per caso,dalla finestra di casa al mattinola folla umana diretta, affastellatae indistinta, alla propria giornata.
Posso dire grazie
al cielo terso di fine d’Autunno,alle liquide serate, così chiareche mi lasciano ancora l’agio dibighellonare nel viale indossandola camiciola rossa e gonna nerasotto un candido soprabito aperto.
“Volava la bella età come i barchetti sul filodel mare a vele colme.”(Eugenio Montale)
I fili lunghi ed esili dell’erbae gli steli fragili e tenacidell’alte graminacee, io li affrontavoancora faccia a faccia
Cari, ho amato, fin dall’infanziala luce e il mare di Saba, il dolcelibraio che amava i fanciullie quei suoi uccelli gentili e un pocoinquietanti, e con lui, giovanilmenteho frequentato, col cuore, Lorca,Éluard, e Machado specialmente,e poi pagine e versidi quel Prévert, chansonniera suo modo…
Dormire, questo desidero soltanto,spegnere il lume, questo abat-jourche dice essere stato della mamma,abbassare le palpebre di porcellana
Il Grande Inverno avanza a passi grandiscende lungo la ferrovia, giù ai Navigli,s’incanala nottetempo in tangenzialeincurante delle vetture transitanti.
Il vecchio soldato, veteranodi mille campagne, è sedutoal colmo del prato, un alto pasturoaccanto alla malga, una vallettastretta tra le rocce orlatedalle ghiaie immacolate; più sottos’inerpicano le ripide ertecoperte da macchie intricatedi mughi e gli estremi abeti.