[I libri del crepuscolo]: i consigli di aprile

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
12 min readApr 7, 2021

Ridendo e scherzando siamo arrivati ad aprile, che oltre a essere il mese del dolce dormire (attività che, per quanto mi riguarda, si adatta a ogni mese) è anche dedicato ai racconti ho/we/go, sempre in merito alla sfida di Ambra e Lucio. Cosa che peraltro vi avevo già spoilerato a marzo, quindi il mio consiglio non sarà una sorpresa. I racconti sono molto utili se ci si vuole avvicinare a un genere o a un’autrice o autore sconosciuti e, spesso, il racconto è la forma migliore per creare una buona storia. E non è facile come può sembrare. Io sono fan dei racconti e da sempre sposo l’idea del maestro Raymond Carver:

“Un buon racconto vale quanto una dozzina di cattivi romanzi.”

E lui, di buoni racconti (molti dei quali sono dei capolavori), ne sapeva.

Partiamo, dunque, coi consigli di aprile. Buona lettura a tutti!

UNA RACCOLTA DI RACCONTI HO/WE/GO

Il consiglio di Kara Lafayette:

La luna di miele di Mrs. Smith, di Shirley Jackson. Non so se lo sapevate, ma Jackson, nel corso della sua breve vita, ha scritto moltissimi racconti, non tutti ascrivibili al genere horror e gotico. Questa raccolta pubblicata da Adelphi raggruppa ben 31 racconti brevi, che sono solo una parte di quelli rinvenuti dai figli della scrittrice ammassati negli scatoloni. Presto, credo, potremmo goderci anche gli altri.

Come vi dicevo sopra, i racconti saltellano tra un genere e l’altro, passando con estrema disinvoltura dal macabro al romantico, dal grottesco all’umoristico, conservando sempre, a mio modesto parere, la sua venatura creepy e quell’inconfondibile vena ironica, soprattutto nei dialoghi. È una raccolta che consiglio spassionatamente a tutti, in particolare a chi ancora di Jackson non ha letto nulla. Per chi di voi avesse già tra le mani quel delizioso libricino La ragazza scomparsa, che contiene tre racconti dell’autrice, vi avviso che uno di questi tre, Incubo, è presente anche nella raccolta La luna di miele di Mrs. Smith. Racconto divertentissimo e che mette addosso una discreta agitazione. Detto questo, il mio suggerimento è di non cincischiare troppo e di godervi queste 31 storie scoppiettanti, alcune davvero sublimi (Invito a cena e Festa di ragazzi mi hanno fatto sbellicare): vi assicuro che saranno una coccola delicatissima.

Shirley Jackson era molto divertente

Se ancora non sono riuscita a convincervi a leggere qualsiasi cosa di Shirley Jackson, vi invito ad ascoltare la puntata dedicata a lei nel podcast Di incipit si muore, in cui Germano e Lucia chiacchierano allegramente proprio dell’incipt di Hill House: probabilmente uno dei migliori incipit mai scritti.

Buon divertimento con La luna di miele di Mrs. Smith.

“Talley ama ripetere che non esiste una sola donna al mondo in grado di cucinare una bistecca come piace a un uomo. O gli spaghetti. O il pollo fritto. Le donne — e dovreste vedere l’espressione di afflitto disgusto sulla sua faccia — prendono dell’ottima carne e la ricoprono di salse appiccicose. Questo, senza tanti giri di parole, è Hugh Talley.

E io? Be’, io non gioco a golf e, anche se ho un sano appetito, la mia abbronzatura procede a chiazze d’estate e poi scompare ai primi freddi. Sono come mille altre ragazze qui in città: faccio un lavoro che mi piace; dividevo il mio appartamento con un’amica, ma lei si è sposata e adesso vivo sola; probabilmente un giorno sposerò un bravo ragazzo e avrò due figli (prima un maschio, credo, poi una femmina); sono forte, in buona salute, ho delle belle gambe e dei ricci naturali. E, come mille altre ragazze, detesto che un uomo — qualsiasi uomo — mi parli con quel tono di voce lievemente paternalistico che usano talvolta gli uomini. cominciando la frase con: «Il problema, con le donne, è che…».

Peccato che, di tutte le ragazze che abbiano mai provato a far rimangiare a Hugh Talley le sue affermazioni insieme ai manicaretti cucinati per lui, io debba essere la prima ad aver tentato l’impresa senza neanche saper cucinare.

Capite, adesso, quello che intendo?” (Dal racconto: Invito a cena)

L’incipt della seconda versione (che preferisco alla prima) del racconto che dà il titolo alla raccolta e la copertina

Il consiglio di Davide Mana:

Visioni, di Harlan Ellison, di fresco stampato da Mondadori.

Perché Ellison si è guadagnato da vivere per sessant’anni scrivendo quasi esclusivamente narrativa breve, ed ha all’attivo 1500 racconti — dei quali una selezione viene presentata nel volume.

Ellison aveva promesso di prendere a pugni chiunque lo definisse “scrittore di fantascienza”, perché “scrittore è sufficiente, non servono altre qualifiche” — ed è stato uno degli autori più straordinari del ventesimo secolo (e anche un po’ del ventunesimo).

“Vi sono sempre quelli che domandano: Perché? A quelli che sentono il bisogno di chiederlo, a quelli che hanno bisogno di precisazioni, che vogliono sapere, ecco:

«In maggioranza gli uomini servono quindi lo stato, non principalmente come uomini, ma come macchine, con i loro corpi. Sono l’esercito in servizio permanente effettivo, e la milizia, le guardie carcerarie, i poliziotti, gli aiutanti volontari degli sceriffi, eccetera. In molti casi, non vi è un libero esercizio del giudizio o del senso morale: essi si pongono invece sullo stesso piano del legno, della terra e delle pietre; e forse si potrebbero fabbricare uomini di legno che servano agli stessi scopi. Costoro non meritano più rispetto degli uomini di paglia o di un grumo di fango. Hanno lo stesso valore dei cavalli e dei cani. Eppure costoro vengono comunemente considerati buoni cittadini. Altri — come molti legislatori, politici, avvocati, ministri del culto e funzionari — servono lo stato soprattutto con la testa; e poiché raramente operano distinzioni morali, senza volerlo servono il Diavolo quanto Dio. Pochissimi, come gli eroi, i patrioti, i martiri, i riformatori nel senso più nobile, e gli uomini, servono lo stato anche con la loro coscienza, e quindi necessariamente in maggioranza gli resistono; e vengono comunemente trattati da esso come nemici».

(Henry David Thoreau “Disobbedienza Civile”)

Questo è il nucleo. Adesso cominciate a metà, e più tardi apprenderete l’inizio; la fine verrà da sé.

Ma perché era il mondo che era, il mondo come lo avevano lasciato diventare, per mesi e mesi le sue attività non destarono l’attenzione allarmata di Quelli Che Facevano Funzionare La Macchina, quelli che spargevano il burro migliore sulle camme e sulle molle principali della cultura. Solo quando divenne evidente che, chissà come, era divenuto una celebrità, una personalità, forse addirittura un eroe per quella che inevitabilmente le Autorità etichettavano come “una parte emotivamente squilibrata della popolazione”, affidarono la faccenda all’Uomo del Tic-Tac e al suo macchinario legale. Ma ormai, poiché era il mondo che era, e loro non avevano potuto prevederlo — forse era un ceppo d’una malattia ormai estinta da molto tempo, rinato all’improvviso in un sistema in cui l’immunità era stata dimenticata — gli era stato permesso di diventare troppo reale. Adesso aveva forma e sostanza.” (Dal racconto: “Pentiti Arlecchino!,” disse l’Uomo del Tic-Tac)

Il consiglio di Bruno Bacelli:

I racconti, di Edgar Allan Poe. Il cuore rivelatore è un racconto di Edgar Allan Poe in cui il punto di vista è quello di un uomo profondamente disturbato, che compie un omicidio perché tormentato e messo nell’inquietudine dallo sguardo di un vecchio. Omicidio che viene rimandato molte volte e poi messo in atto in una scena di una tensione tremenda. L’assassino riesce a occultare il cadavere abbastanza bene, ma non ha fatto i conti con… le proprie allucinazioni e sensi di colpa.

“Sapevo quel che provava il povero vecchio, ed avevo pietà di lui, quantunque avessi la gioia nel cuore. Sapevo ch’era rimasto sveglio fin dal primo piccolo rumore, quando s’era rivoltato nel letto. I suoi timori erano andati sempre crescendo. S’era sforzato di persuadersi ch’eran senza ragione; ma non aveva potuto. S’era detto a sé stesso:

– Non è altro che il vento nel camino; non è che un sorcio che traversa il soffitto. Oppure: è semplicemente un grillo che ha mandato il suo grido.

Sì, egli s’è sforzato di fortificarsi con quelle ipotesi; ma tutto è stato vano. Tutto vano, perché la Morte che s’avvicinava era passata dinanzi a lui colla sua grande ombra nera, e così aveva avviluppata la sua vittima.” (Dal racconto: Il cuore rivelatore)

Il consiglio di Andrea Lupia:

La sentinella, di Fredric Brown. Il piccolo capolavoro di Brown, prosa che si avvicina alla poesia è da molti ritenuto uno dei più bei racconti di fantascienza di tutti i tempi. Breve, fulmineo e terribilmente umano.

Lo potete trovare nell’antologia Cosmolinea B-2.

“Da solo, al momento, non è disponibile. Ma, magari con un po’ di pazienza…

Era bagnato fradicio e coperto di fango e aveva fame, freddo e il giorno era livido e

spazzato da un vento violento che gli faceva male agli occhi. Ma i nemici tentavano di

infiltrarsi e ogni avamposto era vitale. Stava all’erta, il fucile pronto.”

Il consiglio di Lucia Patrizi:

Tutti i racconti, di Flannery O’Connor. Flannery O’Connor non è mai stata una scrittrice horror, però se si pensa al southern gothic, è impossibile non fare il suo nome. Il suo approccio al genere è però distaccato e tende soprattutto a vedere il lato grottesco dei drammi che si consumano nel caldo umido del Sud degli Stati Uniti.

Da poco la Bompiani ha pubblicato una raccolta che comprende tutta la sua intera produzione di racconti brevi, ed è assolutamente indispensabile, ne andrebbe letto uno al giorno solo per capire come si scrive.

Il libro, in edizione kindle, si trova in offerta a due spicci per tutto il mese di aprile. Vi conviene approfittarne.

“Per un certo tempo, ho fatto il cantante,” disse il Balordo. “Ho fatto praticamente di tutto. Ho fatto il soldato per mare e per terra, in patria e all’estero; mi sono sposato due volte; ho fatto il becchino e il ferroviere; ho arato la Madre Terra; sono stato preso in un tornado e, una volta, ho visto bruciare vivo un uomo.” E alzò gli occhi sulla madre dei bambini e su June Star che sedevano molto vicine, con la faccia bianca e gli occhi vitrei. “Ho visto anche frustare a sangue una donna.”

“Preghi, preghi,” disse la nonna. “Preghi, preghi…”

“Non sono mai stato cattivo, da ragazzo, a quanto ricordo,” continuò il Balordo, con voce quasi sognante. “Ma a un certo punto, ho fatto qualcosa che non dovevo fare e sono finito al penitenziario. Mi hanno sepolto vivo.” Alzò gli occhi e agganciò l’attenzione della nonna con uno sguardo tenace.

“È allora, che avrebbe dovuto mettersi a pregare,” disse lei. “Cos’ha fatto, per finire al penitenziario quella prima volta?”

“Ti volti a destra e c’è un muro,” disse il Balordo, alzando gli occhi verso il cielo senza nubi. “Ti volti a sinistra e c’è un muro. Guardi giù, e c’è il pavimento; guardi su, e c’è il soffitto. Ho dimenticato quel che ho fatto, signora. Me ne stavo là, seduto, per ore e giorni, cercando di ricordare che cos’avevo fatto, e a tutt’oggi non me ne ricordo. Ogni tanto mi pareva che mi tornasse in mente, e invece no.”

“Forse l’hanno messa in prigione per sbaglio,” disse la nonna, con aria vaga.

“Nossignora, non è stato uno sbaglio. Avevano le carte.”

“Avrà rubato qualcosa.”

Il Balordo fece una risatina di scherno. “Nessuno aveva niente che volessi,” affermò. “Un dottore del cervello, al penitenziario, diceva che avevo ammazzato il mio papà, ma io so che è una bugia. Il mio papà è morto nel ’19 di spagnola, e io non ci sono entrato per nulla. L’hanno sepolto al cimitero battista di Mount Hopewell; potete andare a controllare con i vostri occhi.”

“Se pregasse, Gesù l’aiuterebbe,” assicurò la vecchia signora.

“È vero,” convenne il Balordo.

“Allora perché non prega?” domandò lei, con un improvviso tremito di gioia.

“Non ho bisogno di aiuto. Me la cavo benissimo da me.”

(Dal racconto che apre la raccolta: Un brav’uomo è difficile da trovare)

Il consiglio di Francesca Von Franzenstain:

Gotico rurale, di Eraldo Baldini. Gotico Rurale è una raccolta di racconti scritti da Eraldo Baldini nel 2000, seguita nel 2012 da una nuova edizione con sei racconti aggiuntivi.

Tutte ambientate nelle zone rurali dell’Appennino Tosco-Emiliano, le storie attingono sia agli elementi propri della letteratura gotica che a quelli del folklore locale di antica derivazione contadina. Scritti utilizzando vari registri narrativi, fra cui anche una buona dose di humor nero, portano in superficie gli orrori che possono scaturire in ambienti troppo chiusi, dove le tradizioni sono dure a morire, la Natura è quasi mai materna e qualsiasi intrusione dall’esterno viene vista come una minaccia.

Anche se non tutti allo stesso livello, si leggono agevolmente e, più di una volta, capiterà di sentire qualche brivido lungo la schiena.

Visto che le storie non sono collegate fra di loro, consiglio di iniziare con quelli che, a parere mio (ma non solo) sono indubbiamente i migliori: La Collina dei Bambini, Re di Carnevale (per me il più bello), Nella Nebbia, Foto Ricordo e In Fila per Due.

“La collinetta, sui cui prati si erano consumate generazioni di picnic, di passeggiate e di amori, era dunque un cimitero. Un erboso coperchio di bara aveva tenuto nascosto per chissà quanto tempo quell’incredibile e macabro segreto. Questo era il pensiero di tutti coloro che, attoniti ed eccitati, si aggiravano intorno allo scavo.”

(Dal racconto: La collina dei bambini)

Il consiglio di Germano Hell Greco:

L’Orrore a Red Hook, di Howard Phillips Lovecraft. Scritto nei primi due giorni dell’Agosto del 1925. Presente nella nuova raccolta Mondadori, Il Necronomicon.
E contenente la solida maestria di HPL come narratore, che in lettera sostiene al suo amico Klarkash ‘Ton (C.A. Smith) di essere un materialista convinto, ma che si diverte a proiettare tutta la sua superstizione e i preconcetti che gli aficionados definiscono con spensieratezza “fisime di un uomo del suo tempo”.

“In quel guazzabuglio assordante e caotico di avidità esteriore e di vizio interiore, lui aveva visto ardere la fiamma verde e diabolica dei più reconditi enigmi, e aveva risposto con un sorriso condiscendente all’irrisione di tutti i newyorkesi di sua conoscenza di fronte alla decisione di entrare in polizia.

Con cinismo e perfido divertimento, avevano deriso quella sua mania di misteri soprannaturali e insondabili, assicurandogli che a New York, di quei tempi, non si trovavano che mediocrità e bassezza.”

Un escapista dalla realtà, quindi, ma non solo. HPL era un uomo che amava sognare. Ed è anche vero, solo che, a mio avviso, più si conosce la vita e il pensiero di un autore, più si può apprezzare la sua poetica, anche nei suoi aspetti più spigolosi.

E l’Orrore a Red Hook è da questo punto di vista esemplare. Per non citare della visione della “fossa comune”, che da sola vale la lettura.

Il consiglio di Nicola Laurenza:

Fotogrammi di un film horror perduto, di Helen McClory. La prima raccolta di racconti dell’autrice scozzese Helen McClory: come il titolo semplifica bene sono dei fotogrammi, delle istantanee brevissime (la maggior parte dei racconti non supera le poche righe, raramente una pagina). Una perturbante serie di visioni sui mostri attorno a noi e dentro di noi, in cui diventa impossibile districare cosa è reale e cosa no. Una volta di fronte a questi brevi frammenti questi ci interrogano — e inquietano — come se parlassero di noi. Interessante anche perché sperimenta con la forma in maniera audace.

“Mia s’impegnava tantissimo per sembrare uguale a tutti gli altri, a scuola. Quando rimuginava troppo su certe questioni passate le spuntavano piante rampicanti dagli occhi e, dopo alcuni minuti, le foglie germogliavano. Qualche rametto sui condotti lacrimali era anche accettabile, si poteva nascondere dietro grandi occhiali scuri da mosca. Ma la gente cominciava a farci caso quando sbocciava qualcosa di lucente e iniziavano a fiorire piccole stelle bianche e blu.”

(Incipit del racconto: Non detto)

I consigli di:

novembre e dicembre

gennaio

febbraio

marzo

______________________________________________________________

Nota: questo articolo contiene dei link commerciali verso delle pagine Amazon.

--

--