[I libri del crepuscolo]: i consigli di maggio

Kara Lafayette
M E L A N G E
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8 min readMay 20, 2021

Eccoci qui, a maggio, mese dedicato a: tre racconti o un romanzo di Lovecraft, Poe o Hodgson. Sapete che la challenge è ideata da Ambra e Lucio e che noi dello staff di Melange partecipiamo consigliando ciò che ci garba. Non menerei tanto il can per l’aia e passerei subito all’azione. Pronti?

Il consiglio di Kara Lafayette:

Terrore dagli abissi. Tutti i racconti di mare (Vol. 1), di William Hope Hodgson. Da tempo volevo leggere qualcosa di Hodgson, quindi ho approfittato della sfida del mese e, dopo un confronto con l’amico esperto Davide Mana, ho scelto questa raccolta di racconti marini. Il mare mi manca moltissimo, al punto tale da sentire il bisogno di immaginare incontri con creature sconvolgenti nascoste negli anfratti degli abissi.

Incipit del racconto: Dal mare immobile

Dopo aver visto il documentario My Octopus Teacher (consigliato), che è bellissimo e commovente, mi sono buttata a capofitto tra i marinai di Hodgson (esperto del settore, visto che per anni ha navigato diventando sottufficiale. Alcune recensioni su Amazon delle sue storie di mare lamentano un linguaggio complicato per chi non fosse a conoscenza del mestiere del marinaio: stupidaggini) e ho letto rapidamente i primi tre racconti: Un orrore tropicale (dove dei poveri disgraziati hanno un interessante incontro ravvicinato con una creatura gigantesca, chiamata la Cosa), Dal mare immobile (due uomini ritrovano un barile contenente una lettera di parecchi anni prima, lettera che racconta una storia di terribile), Il mistero del relitto (un relitto misterioso viene notato da un gruppo di marinai e scoprire se e cosa contiene non sarà una passeggiata indolore).

Dal racconto: Il mistero del relitto

L’andamento dei racconti è rapido, intenso, con molta azione perfettamente bilanciata da dialoghi e descrizioni mai ammorbanti. Mi approccio a Hodgson per la prima volta e ne sono piacevolmente colpita. Temevo una certa pesantezza, mi sbagliavo.

“Santo Cielo! Deve pesare un centinaio di tonnellate! Sapendo che avrò il tempo, apro l’oblò, sporgo la testa e guardo in su. All’estremità del pennone di gabbia vedo uno dei marinai. Anche da quaggiù noto l’espressione di orrore sul suo volto. Mi vede e manda un debole rauco grido d’aiuto. Non posso fare niente per lui. Mentre guardo, la grande lingua si estende e lo ghermisce dal pennone, come farebbe un cane con una mosca nell’impannata di una finestra.” (Dal racconto: Un orrore tropicale)

Il consiglio di Davide Mana:

La Terra dell’Eterna Notte di William Hope Hodgson. Un romanzo sospeso fra orrore e fantasy, uno dei primi esempi del genere che sarebbe stato successivamente conosciuto come “terra morente” — in un futuro inimmaginabile, un uomo deve abbandonare l’ultima fortezza in cui sopravvive l’umanità, ed attraversare un paesaggio popolato di orrori per cercare la donna che ama.

La prosa di Hodgson è suggestiva e ipnotica, le immagini sospese fra sogno ed incubo.

L’unico elemento stonato è il prologo, retaggio di uno stile antiquato che appesantisce inutilmente il romanzo, ed ha nel corso degli anni allontanato molti lettori. La buona notizia: lo si può saltare a piè pari senza perdere nulla, e tuffarsi nella storia della Terra dell’Eterna Notte.

“Fu la Gioia del Tramonto che ci portò a parlare. Ero andato molto lontano da casa mia, camminando da solo e fermandomi spesso per vedere i Bastioni della Sera che si accatastavano verso l’alto, e per sperimentare il caro e strano raduno del Crepuscolo che si levava su tutto il mondo intorno a me. L’ultima volta che mi fermai, ero veramente perso in una gioia solenne della Gloria della Notte Ventura; e forse risi un po’ sottovoce, stando lì da solo in mezzo al Crepuscolo sul Mondo. E, ecco! la mia contentezza ricevette risposta dagli alberi che delimitavano la strada di campagna alla mia destra; e fu come qualcuno aveva detto: “E anche tu!” nella felice comprensione, che risi di nuovo sottovoce, come se credessi solo a metà che un vero umano avesse risposto alla mia risata; ma piuttosto qualche dolce Illusione o Spirito che si era sintonizzato sul mio umore.”

Il consiglio di Bruno Bacelli:

Tutti i racconti, di H.P. Lovecraft. Tre racconti di Lovecraft che mi vengono subito in mente a decenni di distanza dalla lettura… non necessariamente i migliori, o quelli scritti meglio, ma quelli che si sono presi una nicchia nella mia memoria. Prima un necessario avvertimento: per chi non conoscesse Lovecraft (idea sacrilega), le trame verranno anticipate.

Il primo dei racconti è Aria Fredda, che ho trovato impressionante sebbene molti mi dicano che non si sono poi spaventati così tanto a leggerlo. Di sicuro, il lettore un minimo smaliziato ha capito già qualche pagina prima della fine dove si vada a parare, lo ammetto. Eppure Aria Fredda mi pare un piccolo capolavoro. Ecco la trama… Il dottore amico del protagonista, in lotta contro la morte con strane ricerche mediche e recluso in una stanza gelata, va in preda al panico quando l’impianto refrigerante si guasta: arruola in protagonista in una frenetica ricerca per ottenerne la riparazione e portargli quanto ghiaccio sia possibile nel frattempo. Tutto inutile, il guasto si rivela fatale e il poveretto muore. Ma non è esattamente così, perché il dottore… era un morto vivente già da anni.

La Maschera di Innsmouth (titolo italiano che ricordo io, ma sarebbe “L’Ombra su Innsmouth” traducendo letteralmente dall’inglese, è un classico racconto dei Miti di Cthulhu. È, per così dire, una storia che finisce “bene,” perché i degenerati abitanti della cittadina verranno spazzati via dall’esercito assieme ai loro mostruosi sodali degli abissi. Il protagonista, che indaga l’incredibile natura degli abitanti di questa località in cui è capitato per togliersi qualche curiosità, è un giovanotto qualsiasi. Notando che ci sono molte stranezze in Innsmouth e nei suoi abitanti, il nostro eroe trova la via per saperne di più, e scopre un terribile segreto. Ovviamente si mette anche nei guai, grossi guai, ma per fortuna riesce a uscirne vivo e a far punire i suoi degenerati persecutori. Ma c’è un legame tra il protagonista e la cittadina di Innsmouth che non sarà possibile spezzare…

La Dichiarazione di Randolph Carter è una storia di genuino, classico orrore, in cui un protagonista come al solito ignaro e inesperto si affianca a un esploratore dell’oltretomba per esplorare dei misteri che avrebbero fatto meglio a lasciare in pace. Mentre il buon Randolph Carter rimane in superficie, l’amico Warren si spinge nel sottosuolo rimanendo in collegamento tramite il telefono portatile di cui sono dotati. Come sempre o quasi, le cose si mettono molto male, e Carter ascolterà cose incredibili da quel telefono.

“«Carter, è terribile… mostruoso… incredibile!».

Stavolta la voce non mi tradì e feci una serie di domande concitate. Ma soprattutto continuavo a ripetere:

«Warren, che cos’è? Che cos’è?».

La voce del mio amico era rauca dalla paura e ora, credetti, incrinata di disperazione:

«Non posso dirtelo, Carter! È troppo al di là di quello che possiamo concepire… Non oso dirtelo,

nessuno può saperlo e continuare a vivere! Gran Dio, non avrei mai immaginato QUESTO!».

Di nuovo silenzio, a parte il mio torrente di domande incoerenti e paurose. Poi la voce di Warren, nell’abisso della più nera costernazione:

«Carter, per l’amor di Dio, rimetti a posto la lastra di granito e scappa finché sei in tempo! Presto, lascia perdere tutto e corri via da qui… è la tua unica possibilità! Fai come ti dico e non chiedermi di spiegarti!».”

(Dal racconto: La Dichiarazione di Randolph Carter)

Il consiglio di Lucia Patrizi:

Carnacki, Il Cacciatore di Fantasmi — Vol.I, di William Hope Hodgson.

Tre racconti a caso sul personaggio di Carnacki, cacciatore di fantasmi partorito dalla mente di William Hope Hodgson, e apparso in una serie di 6 storie brevi pubblicate tra il 1910 e il 1912. La figura di Carnacki rappresenta un po’ le origini di una lunga fila di detective dell’occulto e investigatori del paranormale che, in seguito avrebbero affollato cinema, narrativa e fumetti.

Introvabili in italiano fino a qualche tempo fa, tutte e 6 le storie di Carnacki sono state pubblicate in ebook dalla Dunwinch a prezzi stracciati.

“Tornato davanti all’ala est, mi accolse il sinistro fischio della stanza che si diffondeva stranamente nella calma della notte. Produceva una nota particolare, lo ricordo, bassa e costante, quasi meditativa. Alzai lo sguardo sulla finestra che rifletteva la luce lunare e mi venne in mente di procurarmi una scala a pioli per dare un’occhiata alla camera attraverso il vetro.

Con quest’intento mi recai sul retro del castello, tra le rimesse sparse, e trovai una bella scala lunga e abbastanza leggera. Era comunque pesante per un solo uomo, Dio lo sa! All’inizio pensai che non sarei stato in grado di sollevarla. Infine ci riuscii e ne poggiai molto delicatamente un’estremità sul davanzale della finestra. Poi, in silenzio salii. Appoggiai il viso al bordo esterno e guardai dentro, eravamo solo io e la luna.

Naturalmente quell’oscuro fischio era ancora più rumoroso ma trasmetteva la sensazione di qualcosa che suonasse per se stesso, mi capite? Allo stesso tempo, nonostante la tonalità fosse bassa e meditativa, l’orribile e gigantesca caratteristica che aveva già notato era percepibile: una parodia dell’uomo, come se stessi ascoltando un canto dalle labbra di un mostro con l’anima di un uomo.” (Dal racconto: La Stanza che fischia)

Il consiglio di Andrea Lupia:

Filosofia dell’arredamento di Edgar Allan Poe non è un racconto ma un saggio, che però trovo da sempre divertente e soprattutto nell’incipit che riporto di seguito:

“Nella decorazione degli interni, se non nell’architettura esterna delle case, gli inglesi sono insuperabili. Gli italiani non capiscono granché appena si va al di là dei marmi e dei colori. In Francia meliora probant, deteriora sequuntur. Sono troppo una genia di bighelloni per attenersi a quelle convenienze domestiche per cui manifestano invece, un gusto raffinato, o almeno le basi di una comprensione corretta. I Cinesi e la maggior parte dei popoli orientali, hanno una fantasia accesa ma fuori luogo. Gli scozzesi sono arredatori da quattro soldi. Gli olandesi hanno forse un vago sentore del fatto che una tenda non è un cavolo. In Spagna non ci sono che tende: sono un popolo di impiccatori. I russi aboliscono i mobili. Gli ottentotti e i kickapoo sono perfettamente a posto a modo loro. Soltanto gli americani sono assurdi.”

I consigli di:

novembre e dicembre

gennaio

febbraio

marzo

aprile

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Nota: questo articolo contiene dei link commerciali verso delle pagine Amazon.

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