8. Biennale d’Arte 2019 Venezia

Dal nostro inviato Claudio Barna

Mnamon
3 min readMay 8, 2020
logo con leone san marco

Il Padiglione Francese

schermo cinema in salla proiezione

Uno dei padiglioni più sorprendenti, e purtroppo lo dico in senso negativo, è stato quello della Francia. Si richiede ora, naturalmente, un dettagliata giustificazione di un assunto tanto tranchant. Credo però che basterà dar conto della visita per tirar poi le conclusioni, almeno per noi, che il lettore più agguerrito sa benissimo trarle da solo. Tant’è.

Siamo dunque all’entrata secondaria del padiglione, da cui si deve entrare per la visita, e, qui, un uomo in evidente stato di malessere viene condotto fuori. Mi avvicino e vedo il cartello che avverte che l’esposizione può generare malessere in soggetti epilettici. Io non sono epilettico, ma ne ho abbastanza e decido di uscire. Mentre fuori l’uomo che si era sentito male cercava di riprendere fiato, assistito da una donna, all’interno si scatena un secondo pandemonio: una donna si è sentita male, occorre sgombrare l’uscita per farla passare.

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Questi i fatti.

Ora le riflessioni promesse.

Ecco perché l’incipit così negativo di questo articolo viene da sé. Ma viene anche da fare una riflessione sull’arte contemporanea. Si pone il problema con cui si è iniziata questa serie di réportage: a parte ciò che viene definito una provocazione, ma è questa l’arte, far stare male la gente?

Mi rendo conto che la domanda sembra posta in modo popolaresco; tuttavia il problema è questo: tanti equivoci sull’arte moderna sono stati generati da un equivoco di fondo, su cui si cala il pietoso velo della parola “provocazione”. Viene in mente quanto si diceva all’inizio del nostro percorso.

I padiglioni proposti alla Direzione della Biennale erano molti di più, così come naturalmente gli artisti. Se sono stati scelti questi, è stato perché più congeniali al nostro percorso, alla nostra domanda posta all’inizio. Le prossime saranno due puntate conclusive sul padiglione vincitore e, speriamo, di trovare qualche risposta ai nostri interrogativi.

Anzitutto sulla negatività, che l’arte non è far stare male, infatti non siamo nemmeno riusciti ad entrare nel padiglione francese per apprezzare l’opera ‘artistica’.

L’altro interrogativo, se cioè l’arte possa ancora avere un valore positivo, avrà forse risposta nell’ultimo padiglione.

Claudio Barna

Nato nel 1958 a Domodossola (VB), si è laureato in lettere classiche.
Ha insegnato all’Università di Kaunas (Lituania).
Collabora con l’Università degli Studi di Milano.
Parla Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Lituano.
È single e non ha figli.
Ha una forte passione per la musica.
Ha pubblicato 11 volumi di poesie e un romanzo.

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