[I libri del crepuscolo]: i consigli di giugno

Kara Lafayette
M E L A N G E
Published in
8 min readJun 15, 2021

Finalmente è giunto il mio mese preferito, ovvero il mese in cui posso rallentare un pochino i ritmi e iniziare a immedesimarmi nella me stessa in vacanza, sperando che la situazione pandemica lo consenta a tutti noi. Per quanto riguarda l’amatissima #readingthedarkchallenge di Ambra e Lucio, giugno è il mese dedicata alla lettura di un romanzo horror, weird o gotico ambientato in una capitale. Impresa non tanto semplice quanto si possa immaginare, soprattutto se si tratta di romanzi tradotti in italiano (come al solito). Quindi qualcuno farà un po’ come vuole (ehm… chissà chi!).

C’è anche una piacevole new entry, nella nostra squadra: l’amico Fausto di CineFatti.

BENVENUTO TRA NOI!

Bene, premessa doverosa fatta, partiamo!

UN HO/WE/GO AMBIENTATO IN UNA CAPITALE

Il consiglio di Kara Lafayette:

Il genio e il golem, primo romanzo di Helene Wecker, pubblicato nel 2013 e vincitore del Mythopoeic Award. È ambientato a New York che ok, non è una capitale, ma proprio per il discorso di cui sopra, non ho trovato altro che mi interessasse in questo periodo e quindi ho scelto la città più famosa al mondo. Ce lo diciamo a gran voce un poderoso sticazzi? Oh, come si sta bene, dopo, nevvero?

L’incipit

Siamo a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 e i nostri protagonisti si ritrovano, loro malgrado, catapultati a New York: lei, la golem, di origini ebraiche e lui, il genio, di origini arabe, non si conoscono. Iniziano le loro vite separatamente in una New York fortemente cosmopolita, dove culture diverse convivono mantenendo saldi usi, costumi e tradizioni. Queste due creature viaggiano letteralmente e parallelamente, conoscono esseri umani caritatevoli, strani, bizzarri. Imparano a esistere sotto forma umana e se lei, che è appena nata, brama la quiete delle routine, lui, che esiste da tempi inimmaginabili, fatica a comprendere le limitazioni intrinseche degli esseri umani. Due creature così diverse cosa potranno fare, insieme, una volta avvenuto l’incontro? Perché è ovvio che si incontreranno.

Che cos’è il genio? Letteralmente, questo.

Questo l’autrice ce lo lascia sperare per un po’, attraverso uno stile asciutto, diretto, senza fronzoli, ci nutre di adrenalina nell’attesa che i due si conoscano. Nel mentre, incontriamo svariati personaggi, luoghi ed epoche misteriosi; impariamo ad amare la golem, così fragile e al contempo potentissima e il genio, affascinante e divertente, un essere immensamente superiore a noi, ma anch’egli con le sue debolezze. Il romanzo è un bel mattone di quasi seicento pagine, ma la fluidità della scrittura di Wecker rende la lettura appassionante, mettendoci nella classica situazione in cui non ci si vuole più staccare — ma ci tocca per fare cose superflue tipo lavorare etc. Lo consiglio soprattutto a chi crede che il fantasy sia un genere un po’ sciocchino fatto solo di buffi elfi nei boschi. Il genio e il golem è, prima di tutto, un urban — dark fantasy, con una forte vena weird e gotica, poi è anche un romanzo storico. È, inoltre, una storia di formazione, se vogliamo, un’allegoria sul significato del viaggio, inteso come migrazione e conoscenza dell’altro, del diverso. Insomma, farei prima a dirvi che cosa non è, Il genio e il golem. Leggetelo e poi decidetelo da soli.

“Il padre di Saleh, che l’aveva sostenuto con entusiasmo, si arrabbiò moltissimo quando scoprì che al Cairo il figlio sezionava cadaveri: non lo capiva, Mahmud, che nel Giorno del Giudizio quegli uomini profanati sarebbero risorti incompleti, con i corpi squartati e gli organi in vista? Il figlio gli rispose seccamente che, se Dio fosse stato tanto pedissequo nelle sue resurrezioni, il genere umano sarebbero tornato in vita in uno stato di decomposizione talmente avanzato che i segni della dissezione, al confronto, sarebbero stati irrisori.”

Il consiglio di Andrea Lupia:

La fine di tutte le cose, di China Miéville.

Sebbene la maggior parte delle recensioni tendano a definire La fine di tutte le cose (Kraken in lingua originale) più difficile degli altri libri di Mieville, per quanto mi riguarda quest’ultimo serve un romanzo tanto strano, quanto divertente, quanto a tratti orrorifico.

“Ogni momento che chiamiamo adesso è sempre pieno di possibilità.”

Il consiglio di Francesca Von Franzenstain:

Cadavere Squisito, di Poppy Z. Brite.

Andrew Compton e Jay Byrne sono due serial killer, il primo fuggito da una prigione inglese dove stava scontando l’ergastolo per l’omicidio di ventitré ragazzi, il secondo è rampollo di una ricca famiglia di New Orleans e nasconde i suoi istinti predatori dietro la professione di fotografo.

I due si incontrano nei bassifondi del Quartiere Francese di New Orleans, dove Compton si è rifugiato, e l’attrazione è immediata. L’incontro con un giovane e delicato omossessuale dall’inconsapevole atteggiamento masochistico non fa che fomentare ed esplodere tutta la violenza e la perversione che ribolle dentro questi due individui in cerca di vittime da sacrificare alla loro follia e da donarsi come pegni di un amore deviato.

La citazione

Ispirato alle vicende di Jeffrey Dahmer, è uno dei romanzi più cupi, malati e rivoltanti che abbia mai letto; la Brite non risparmia dettagli stomachevoli, descrizioni di ambienti che sembrano usciti dal trip sotto acido di un tossico all’ultimo stadio (avete presente la scena della toilette di Trainspotting? Ecco.) e atti di violenza degni dei migliori slasher. C’è tutto ciò che di malsano si possa associare a una mente criminale che gode solo della sofferenza altrui, inclusi cannibalismo e necrofilia; e qui le menti sono addirittura due. Eppure, nonostante mi senta di sconsigliare la lettura alle persone sensibile e agli stomaci deboli, è innegabile che quest’opera abbia un fascino a cui non si sfugge. La storia è raccontata tutta dal punto di vista dei serial killer, e questo la dispensa da qualsiasi giudizio etico o morale: bisogna cercare di prendere il giusto distacco e lasciarsi coinvolgere dalla scrittura. I protagonisti non cercano e non avranno mai assoluzione.

Ho avuto modo di leggere solo la versione in lingua originale ma mi dicono che la traduzione italiana purtroppo non le rende giustizia; se potete, quindi, vi consiglio di acquistare il libro in inglese.

Il consiglio di Davide Mana:

Nessundove, di Neil Gaiman.

Nel primo romanzo di Neil Gaiman, Londra ha una specie di doppiofondo mistico, Nessundove, fatto dei detriti di secoli di leggende, in cui si muovono personaggi bislacchi e in cui nessun gesto di buon cuore resta impunito.

Richard Mayhew è una “persona normale”, ma dovrà imparare ad essere un po’ straordinario per sopravvivere alle avventure che lo aspettano.

La nuova edizione pubblicata a maggio da Mondadori è illustrata da Chris Riddell.

La citazione
La copertina della nuova edizione

Il consiglio di Lucia Patrizi:

Le Quattro Casalinghe di Tokyo, di Natsuo Kirino: Los titolistas colpiscono ancora, con un titolo che sembra una specie di soft porno anni ’70, ma non lasciatevi ingannare, perché questo è un romanzo da brividi. La premessa è anche abbastanza semplice: una donna uccide il marito, stanca di tradimenti, botte e soprattutto del fatto che lui spenda tutti i loro risparmi in gioco d’azzardo; le sue colleghe del turno di notte in una fabbrica di piatti pronti la aiutano a nascondere il corpo.

No, in effetti non sono neppure casalinghe, ma che volete farci, noi italiani siamo creativi.

Out (usiamo il titolo in inglese che è molto più azzeccato) ha il respiro di un neo-noir e l’atmosfera di un romanzo dell’orrore, è uno sguardo feroce e rabbioso alla società giapponese e alla sua struttura patriarcale, ed è semplicemente imperdibile.

“Com’è facile cadere per un essere umano, non trovi?” mormorò, e Masako le rivolse uno sguardo pieno di compassione.

“Sì. Poi è come scendere precipitosamente per una china con una bicicletta senza freni”.

“Vuoi dire che nessuno riesce più a fermarti?”

“Sì. A meno che non si vada a sbattere contro qualcosa”

Copertina nostrana e copertina inglese.

Il consiglio di Fausto Vernazzani:

Il demone, di Jun’ichiro Tanizaki. Jun’ichiro Tanizaki il corpo lo guarda con fascino e disgusto. A inizio Novecento aveva lo sguardo torvo diretto alle donne, ma sotto sotto, pur ritenendole colpevoli di spezzare gli uomini invitandoli a corrompersi con fantasie sessuali oltre il limite dell’accettabile, evidenziava una notevole debolezza degli uomini di fronte alle sue femme fatale.

Il demone, scritto nel 1912, come giustamente è notato in quarta di copertina nell’edizione Einaudi, è figlio della tradizione letteraria gotica britannica e statunitense, la dissipazione delle proprie energie consegnate in sacrificio al vizio ha distrutto l’animo e il corpo di Saeki Ken. Deciso a continuare quanto gli resta della vita sporcata da una malattia degenerativa — una probabile tubercolosi, ma priva del romanticismo che l’ha caratterizzata in letteratura, come Sontag insegna — si trasferisce dalla zia a Tokyo per proseguire gli studi.

Lì è dove incontra la sensuale figlia Teruko e il demone titolare, Suzuki, uno studente loro ospite e un tempo designato dal defunto capofamiglia a prendere in sposa la ragazza. Promessa lasciata cadere dalla madre, impossibile capire invece le intenzioni reali di Teruko, che soddisfa le sue voglie dopo aver frantumato lo spirito degli uomini sotto il suo tetto, in lotta fra loro in una crescente follia che dà al racconto un tocco weird notevole.

Come altro definire il gesto inconsulto e ripetuto nel tempo da Saeki, di leccare dal fazzoletto il muco ancor fresco di Teruko, con Tanizaki che ne descrive il sapore e le sensazioni fin a lasciarlo rinsecchire sul tessuto insieme alle intenzioni di frequentare l’università. Il demone per Tanizaki sarà certamente la figura orrenda di Teruko, il cui corpo muta non appena libera il desiderio sessuale di Saeki, ma è ben più profondo il suo nido, e ha radici dentro gli animi in vetro dei due protagonisti maschili, Suzuki e Saeki, uomini dal destino segnato a tal punto da non richiedere un finale migliore di quello che Tanizaki gli ha preparato.

“Secondo te chi ama leggere storie popolari non può essere una persona moderna?”

I consigli di:

novembre e dicembre

gennaio

febbraio

marzo

aprile

maggio

______________________________________________________________

Nota: questo articolo contiene dei link commerciali verso delle pagine Amazon e Ibs.

--

--