9. Biennale d’Arte 2019 Venezia

Dal nostro inviato Claudio Barna

Mnamon
3 min readJun 14, 2020
logo biennale con leone alato venezia su campo rosso

Il padiglione vincitore

Ci si avvicina alla conclusione. Siamo nell’attimo prima. Usciti dai Giardini, ci dirigiamo verso la parte opposta della città di Venezia. Andiamo da mare a mare, cercando il padiglione dei vincitori, il padiglione della Lituania.

Prima una premessa.

ritratto di Hegel
Hegel

Hegel, colla sua Estetica e le sue teorie sulla dissoluzione dell’arte, è all’origine delle esclamazioni che: “L’arte è morta”, “Il romanzo è morto”, “La poesia è morta”, eccetera. Chi di noi non le ha sentite? Anche perché di quelle esclamazioni se ne impadronì la sinistra hegeliana, amplificando.

Ora, l’arte è morta?

Io direi di no. E per tentare di dare peso a questa affermazione, non resta che giungere al padiglione lituano; l’ultimo di questa breve rassegna. Ma ha senso scegliere un vincitore, come è stato fatto? In questo caso direi di sì, per la capacità di aver dimostrato che l’arte è viva, è piacevole, è terapeutica, quindi utile. È stata come una lotta tra due opposte tendenze, come si è visto; e se il titolo della kermesse veneziana viene rispettato, lo è per padiglioni come quello vincitore. Il titolo è: May you live in interesting times. Ma sono interessanti i nostri tempi? A voi la risposta, non prima però di aver visitato il padiglione vincitore, per favore.

titolo padiglione lituano

È meglio un’arte che aggredisce, fino a far star male, come abbiamo visto, diranno alcuni. Io tuttavia posso solo avvalermi del mio gusto e apprezzare così il premio, secondo me ben dato.

È giusto che il padiglione che andremo a vedere si stacchi dagli altri, per le ragioni suddette, e per altre che vedremo nella prossima, conclusiva, puntata.

Intanto godiamoci questo attraversare Venezia, una città che è un museo a cielo aperto e che, con le esposizioni disseminate ovunque, lo diventa al massimo grado.

Chiamata città d’acqua, divenne un labirinto per i pedoni, nata com’era per essere collegata, appunto, per acqua. Inutile descriverne oltre le bellezze, ben note. C’è chi la ritiene però un ricordo del passato, decadente, opposta a città idealizzate dai futuristi.

Ma qui si svolge la Biennale, come altre manifestazioni. Segno e simbolo di vita nel presente, questo sì, più aderente allo spirito della città, che non Porto Marghera ed il suo disastro ecologico.

Ma stiamo ormai arrivando al padiglione lituano, tappa finale.

Alla prossima, conclusiva, puntata.

Claudio Barna

ritratto di Barna

Nato nel 1958 a Domodossola (VB), si è laureato in lettere classiche.
Ha insegnato all’Università di Kaunas (Lituania).
Collabora con l’Università degli Studi di Milano.
Parla Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Lituano.
È single e non ha figli.
Ha una forte passione per la musica.
Ha pubblicato 11 volumi di poesie e un romanzo.

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