Kyoto, tra giardini incantati e torii rossi

Nicoletta Donadio
Viaggiare leggeri
Published in
8 min readJan 30, 2017

Altre meraviglie di questa città

Altri articoli in questa serie: Tokyo, la porta del Giappone, Giappone istruzioni per l’uso, Nikko la tradizione ad un passo da Tokyo, Kyoto, il Giappone che cercavo, Nara, l’antica capitale del Giappone, Koyasan, la culla del buddismo giapponese, Hiroshima e Himeji, stupore e riflessione.

Che la musica, e la visita, inizi
La colonna sonora di questa seconda parte della nostra visita a Kyoto è una playlist di musica rilassante che trovo una perfetta accompagnatrice per visitare Kyoto.

Per quanto riguarda la lettura vi consiglio il più famoso libro della mia scrittrice giapponese preferita; Kitchen di Banana Yoshimoto. Banana o si ama o si odia, spero l’amerete come me. La sua scrittura è minimale, netta, pulita, ogni cosa è descritta in modo netto, schietto, senza giri di parole. Conoscerete grazie a questo libro moltissime pietanze giapponesi e potrete anche provarle e assoporare le sensazioni descritte nel libro. Proprio come noi italiani Banana è legatissima alla cultura culinaria del suo paese.

“Nel flusso indefinito del tempo e degli stati d’animo, gran parte della storia è incisa nei sensi. E cose di nessuna importanza, insostituibili, ritornano così all’improvviso, in un caffè d’inverno.”

Dopo la piacevole passeggiata del filosofo decidiamo di dirigerci ad ovest, partendo dal templio più famoso di Kyoto e sicuramente più fotografato.

Il tempio Kinkaku-ji o comunemente chiamato il tempio dal padiglione dorato è forse il più famoso di Kyoto. E’ stato costruito alla fine del quattordicesimo secolo, ma a quell’epoca era la villa di Ashikaga Yoshimitsu, il capo militare in quel momento. Quando egli morì venne trasformato in tempio come da testamento da lui lasciato. Si tratta di un tempio buddista Zen, trovate più informazioni sui templi e le religioni in Giappone in questo articolo dedicato a Nikko. Questo luogo ha subito vari incendi nel corso dei secoli e l’edificio che vedete oggi è stato ricostruito nel 1955 dopo che un monaco esaltato gli aveva dato fuoco.

Il giardino è un magnifico esempio di “giardino da passeggio”, da cui si possono godere diverse vedute sul tempio.
Visitare questo magnifico posto purtroppo non è un’esperienza Zen. Sin dalle prime ore del mattino è affollato e preso d’assalto dai turisti, specialmente da pullman carichi di gente o di studenti. Cercate di evitare le visite tra le 11 e le 15.
Non si riesce a godere dello spettacolo, si ha solo tempo di scattare alcune foto in mezzo ai selfie sticks e agli spintoni, inoltre gli addetti al museo spingono la folla ad avanzare mettendo ansia e aumentando lo stress.

Dopo questa esperienza tutt’altro che mistica ci spostiamo in un giardino a 10 minuti di distanza.

Ryōan-ji è il più famoso giardino di pietre del Giappone, si tratta del capostipite di tutti quei giardini che vedete nelle riviste di home decor e nei siti di giardinaggio, quelli con la ghiaia modellata in varie linee e alcune pietre sparse un po’ a caso.

Prima di arrivare al vero e proprio protagonista, passeggierete in mezzo agli alberi, salirete scale in penombra e finalmente vi rilasserete, per davvero. Quando vi troverete di fronte al giardino sedetevi per 10 minuti e godetevi la tranquillità e armoniosità dell’opera. Se la giornata è soleggiata, come è capitato a noi, la ghiaia che riflette la luce sarà accecante. Per questo motivo le foto non vengono bene. Immagino che questo luogo trasmetta diverse sensazioni in base al tempo e mi piacerebbe tornare a visitarlo magari in pieno inverno, quando c’è la neve.

Questo giardino è stato costruito probabilmente a fine 1400, anche se alcuni studiosi pensano sia anche più antico. Il tempio bruciò completamente nel 1797 e venne poi ricostruito insieme al giardino. Da allora non è mai stato cambiato, neanche di un sassolino, a parte la manutenzione quotidiana. Viene chiamato “giardino” anche se le uniche piante esistenti sono i muschi che si creano attorno alle pietre grandi, ma dietro il muro di fango una linea di alberi crea un perfetto sfondo verde che fa’ risaltare ancora di più il colore accecante della ghiaia.
L’architettura dello stesso è molto più complessa di quello che appare a prima vista, per esempio è presentato in modo che, indipendentemente dal punto in cui lo si guarda, si possano distinguere sempre le 15 grandi pietre.

Decidiamo di fermarci qui a pranzare, ordinare però non è così semplice, bisogna utilizzare una macchinetta automatica e selezionare il piatto che si vuole, alcuni bottoni hanno anche la foto del piatto ma altri no. Ci armiamo di pazienza e ringraziamo nuovamente il genio che ha inventato le imitazioni dei piatti in plastica, e riusciamo a comprare un piatto di spaghetti di riso verdini e una zuppa con un gambero fritto.

Nel pomeriggio ci aspetta una bella passeggiata subito fuori Kyoto, nel quartiere di Arishiyama, per vedere la bellissima foresta di Bambù. Per arrivarci abbiamo preso un treno da Nijo castle, molto comodo e anche molto suggestivo. Infatti scorre attraverso le piccole case della periferia residenziale di Kyoto. Dalla stazione dei treni ci sono circa 10 minuti a piedi attraverso le piccole stradine di questo quartiere, sono fantastiche, esattamente come quelli dei cartoni animati che ho amato quando ero bambina, Doctor Slum e Arale, Rossana, E’ quasi magia Johnny, Mila e Shiro, etc… una sorpresa piacevole e inaspettata. Se questo argomento vi interessa particolarmente date un’occhio a questo articolo di Vanity Fair.

Arriviamo finalmente alla foresta di Bambù che è affollatissima ma comunque spettacolare, se c’è il sole il gioco di luci è assicurato, quindi se riuscite, visitatela durante una bella giornata. Le fotografie non riescono ad immortalare questo luogo e purtroppo non c’è modo di sedersi su di una panchina e leggere tranquilli o ascoltare musica, sarebbe la cosa ideale da fare.
Ma questo quartiere a ovest di Kyoto riserva un’altra sorpresa, un piccolo, anzi piccolissimo ristorante che si affaccia sul fiume e che è raggiungibile solo a piedi, si tratta di Shoraian. Noi l’abbiamo scoperto troppo tardi ed era tutto già riservato ma, come potrete notare le recensioni sono buonissime. Date un’occhiata al menu direttamente dal loro sito, il pranzo costa circa 4.000 Yen, circa 32€. La proprietaria è una maestra calligrafa e il ristorante è decorato con le sue opere, la vista inoltre è molto romantica e rilassante, soprattutto in autunno. Se volete darci solo un’occhiata, godetevi questo bellissimo video, una parte immortala anche la foresta di bambù.

Arriva la sera e sale la fame, ma non abbiamo voglia di ramen, né di sushi o altri piatti giapponesi, vogliamo la pizza! Ebbene si, avete capito bene, abbiamo fatto ciò che “non bisognerebbe proprio fare” quando si è in vacanza lontani da casa.
Con l’odore di pizza già nelle narici entriamo nella Pizzeria napoletana da Yuchi che ci spedisce fuori perché il ristorante è stato affittato per una serata privata. Senza demordere camminiamo verso la seconda opzione, la Pizzeria Salvatore Cuomo, la pizza è buona, la pasta non è quella che ti aspetti ma gli ingredienti sono ottimi e si mangia volentieri. Si può scegliere tra la piccola e quella normale, tradotto in canoni italiani, tra una mini e una piccola. Forse l’avrete già notato in altri ristoranti, i Giapponesi mangiano porzioni molto piccole, però scelgono 3–4 piatti così da avere una certa varietà. Il bento box è sicuramente un ottimo esempio di questa abitudine.
Un’altra cosa molto simpatica e che mi fa’ ridere ancora oggi sono i camerieri di questa pizzeria che ad intermittenza, uno dopo l’altro, mentre camminano tra i tavoli dicono parole in italiano a casaccio, tipo “Arrivederci!”, “Buon Appetito!”, “Tutto bene?”.

Dopo i bagordi facciamo una bella passeggiata notturna a Gion, il famoso quartiere delle Geisha. Sayuri, la protagonista del libro “Memorie di una Geisha” viveva proprio qui.
Queste bellissime ragazze con la faccia pitturata di bianco ancora oggi intrattengono ospiti durante feste e serate speciali, si tratta però di un costo piuttosto proibitivo. Durante il “Sakura”, il periodo della fioritura dei fiori, è possibile vederle in uno dei tanti spettacoli pubblici, anche questi piuttosto costosi. Noi siamo riusciti a vederne una di sfuggita mentre saliva su di un taxi, era molto affascinante ed austera. La passeggiata di notte risulta una buona scelta, i vicoli sono silenziosi e illuminati dalle tipiche lanterne, ci sono pochi turisti e l’ambiente è molto rilassante.

Il nostro ultimo giorno a Kyoto si tinge di rosso, andiamo infatti al tempio Fushima-Inari nella periferia sud della città. Alla stazione principale seguite le indicazioni per la JR Nara line e dopo due fermate scendete ad INARI.
Inari è la dea(o dio dicono alcuni) del raccolto, del riso, del sake e più in generale della prosperità e del successo. Esistono tantissimi templi dedicati a lei e potrete riconoscerli grazie ad i famosi torii rossi o alle statue di volpe. Questo animale è il protettore del tempio ma anche il messaggero della dea, per questo motivo nelle statue è raffigurato con in bocca una spiga di grano oppure una chiave, quella del granaio, entrambi simboli del raccolto.

Questo è il più grande e più famoso tempio dedicato ad Inari, anche la montagna, circa 230 metri, su cui si espande ha lo stesso nome. Si tratta di un tempio shintoista, se volete sapere di più riguardo alle religioni in Giappone, date un’occhio al mio articolo precedente dedicato a Nikko. Vi consiglio di percorrere fino in cima la camminata sotto i migliaia di torii rossi. Ognuno di questi è stato donato alla dea da un’azienda appena nata o dal suo proprietario in cambio di successo e prosperità, alcune sono scritte in caratteri latini. Se avete visto il film tratto dal libro “Memorie di una Geisha” riconoscerete sicuramente il luogo dove è stata girata una scena. Se volete anche voi fare una foto in mezzo ai torii vi consiglio di aspettare di essere più vicini alla cima, dove ci sono molte meno persone. Mentre, per quanto riguarda il punto in cui i torii sono molto ravvicinati, dovrete semplicemente aspettare il momento esatto, armati di pazienza e di un dito veloce.
Alla fine di questa bellissima visita abbiamo comprato anche noi un torii ed una ragazza giapponese ci ha aiutato scrivendoci sopra le nostre preghiere per la dea, alla fine invece di lasciarlo lì, l’abbiamo portato a casa.

Così termina la nostra visita a Kyoto, ma il nostro viaggio è ancora lungo e tra poco ci sposteremo a Nara.

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Nicoletta Donadio
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(@nikla88) Italian, Product designer. Love Zumba, Books & 70’s rock. Funnier in person… 🏃🏻‍♀️